#Expo, #Sala e gli appalti sospetti #Antimafia

sala non trasparente

Dal 7 novembre 2011 Milano può vantare un Comitato Antimafia di esperti, presieduto da Nando dalla Chiesa. Diretta emanazione del Sindaco Giuliano Pisapia, risponde a lui solo e in questi anni di buona amministrazione ha prodotto politiche di indirizzo atte a promuovere la trasparenza nella macchina amministrativa oltre a monitorare il territorio milanese prima e della Città Metropolitana poi. Se Milano non ha fatto la fine di Roma è anche merito di questa inedita decisione di Pisapia. Fino ad oggi sono state prodotte sei relazioni. Tutte pubbliche (meno la terza, secretata perché oggetto di indagine da parte della magistratura).

All’interno ci sono parecchie cose interessanti, ma tra le tante sicuramente la più interessante è il giudizio che viene dato sulla trasparenza operata in Expo, in particolare nella quinta e nella sesta relazione.

Addirittura quest’ultima (pubblicata nell’aprile 2015) si apre proprio con un capitolo intitolato “Antimafia. Gli Appalti Sospetti“, contenuto a pagina 6 della relazione nella Parte I dedicata alle “Permanenti Ragioni di Allarme“. All’interno viene riassunta la vicenda della “Realizzazione di Piattaforma Gestionale finalizzata ad adempiere alle richieste delle Linee Guida Antimafia”, affidata in via diretta a due società:

  • Bentley Systems Italia S.r.l., per il valore di € 200.000,00. Inizio 12.03.2012; scadenza contratto 15.06.2012;
  • Opera 21 S.p.A., per il valore di € 541.500,00. Inizio 24.04.2012; scadenza contratto 31.12.2012.

Nulla di strano, era nel potere dell’Amministratore Delegato affidare in via diretta alcuni appalti. Se non fosse che il Comitato Antimafia denuncia scarsa trasparenza, in quanto, come si legge a pagina 8 del documento, “nulla è dato sapere circa gli esiti relativi al lavoro di cui al contratto precedente stipulato con Opera 21 S.p.A. il 24 aprile 2012 e scaduto il 31 dicembre 2012 cioè sei mesi prima della dichiarazione di insolvenza della predetta società.” E addirittura quando il Presidente del Comitato nominato dal Sindaco per contrastare le organizzazioni mafiose ha richiesto di poter almeno visionare i rapporti di consulenza consegnati dalle due società su quanto realizzato (in modo da poter valutare la qualità del lavoro svolto), Beppe Sala non rispondeva alla richiesta e quindi, de facto, rendeva inaccessibili documenti relativi all’antimafia al Comitato Antimafia della Città di Milano.

Ma quindi, alla fine della fiera, almeno queste due società hanno fatto un buon lavoro? A quanto si legge nella sesta relazione non sembrerebbe proprio: non solo la Prefettura ha avuto parecchi problemi nell’utilizzo della piattaforma informatica, ma addirittura Expo2015 SPA ha reiterato “la realizzazione di pratiche opache” nel ri-affidamento del lavoro di messa a punto e gestione della piattaforma alla società Top Network (che nel frattempo aveva rilevato Opera 21 S.P.A.).

Ma non è finita qui. Nella Quinta Relazione, a proposito della necessità di maggiore trasparenza nella rendicontazione da parte di Expo2015 SPA, il Comitato riporta un passaggio di un articolo di stampa che nell’attuale corsa a sindaco di Sala può rivelarsi quanto meno politicamente poco opportuno: a pagina 22 si legge infatti che presidente e azionista della società Opera 21 Spa (poi fallita) era l’imprenditore di area ciellina Daniele Carboni, già assessore della Provincia di Milano nella Giunta guidata da Ombretta Colli. E quindi? E quindi le “simpatie tra CL e Beppe Sala“, come le chiama Radio Popolare, hanno quanto meno un elemento in più per risultare veritiere.

Può una persona accusata di scarsa trasparenza dal Comitato Antimafia diventare Sindaco di una Città tornata alla ribalta delle cronache per l’attività istituzionale contro la corruzione e le organizzazioni mafiose? Per noi no. Ma si sa, noi siamo fatti male. Speriamo lo siano anche gli elettori delle Primarie il 6 e il 7 febbraio prossimi.

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