Pier Luigi Bersani sarà il candidato premier della coalizione PD-SEL-PSI e, forse, UDC. Ora che è finita questa imbarazzante sfilata di belle presenze, finalmente gli impresentabili rinchiusi in cantina negli ultimi 50 giorni (D’Alema, Letta, Franceschini, Fioroni, la Bindi, la Turco, la Finocchiaro, insomma, quelli che ci hanno portato dove siamo ora) possono ricominciare a pontificare a reti ed edicole unificate, gioendo dell’ennesima vittoria interna che il micidiale apparato ereditato dal PCI gli garantisce oramai dalla Svolta della Bolognina.
Massimo D’Alema ha subito ricordato agli elettori che hanno votato Matteo Renzi perché l’hanno fatto, prendendosela con la stampa rea di essere schierata tutta a favore del sindaco di Firenze. Chiaramente, il lider maximo (ma de che?), non poteva tornare alla ribalta nazionale dicendo Qualcosa di Sinistra, doveva per forza ripescare nel frasario berlusconiano che speravamo di non sentire mai più. Come ha efficacemente sintetizzato Alessandro Gilioli, D’Alema rappresenta le pratiche peggiori possibili.
Io a queste primarie non ho votato e per non aver voluto schierare questo blog a favore di Bersani o Vendola (politicamente ci sarebbe convenuto parecchio, ci avevano assicurato parecchi benefits) mi sono beccato dai fuoriusciti che ora festeggiano nel comitato del primo tutti gli insulti possibili e immaginabili (stalinista era il più frequente).
Non l’ho fatto anzitutto perché non avevo sinceramente voglia che qualcuno pensasse che si usava anche la figura di Enrico per guadagnare crediti politici nei confronti di questo o quel candidato (e rispettiva lista).
Poi perché il tema della lotta alla mafia non è stato minimamente toccato e da nessuno dei cinque candidati (soprattutto dai due andati al ballottaggio) ho letto messo per iscritto nulla al riguardo. Nando Dalla Chiesa, per aver criticato Bersani, si è visto negare la possibilità di votare al ballottaggio, benché iscritto e tesserato PD sin dalla nascita. E questo è il concetto di società che intende il centrosinistra ristretto a PD, SEL e PSI?
Infine, da berlingueriano quale sono, ci sono cose che non posso negoziare, a partire da come si intende la politica. Lo Stile di Berlinguer, di cui parlava Vittorio Foa, non l’ho visto in nessuno dei cinque candidati. NESSUNO. Nessuno che sia in violento contrasto con l’immagine consueta dell’uomo politico. E se anche Bersani può apparire una brava persona, dietro ha un esercito di impresentabili, anche giovani, che hanno poco o nulla a che spartire con l’idea di società e di politica di Enrico Berlinguer.
Quando sento sostenitori di Bersani affermare che io non ho titolo per ricordare di non concedere deroghe a Rosy Bindi, perché non ho votato a queste primarie, mi indigno perché questi ex-militanti del PCI sono l’antitesi per cui si è battuto per tutta la sua vita Enrico Berlinguer, che un ictus cerebrale si portava via alla stessa età di Bersani, 28 anni fa. E il fatto che strumentalizzino la sua figura quando gli conviene mi indigna ancora di più.
Silvia Truzzi ha riportato alcuni appelli al voto di Enrico, tra cui c’è questo bellissimo incipit: Mi rivolgo ai lavoratori e alle lavoratrici: nessuna conquista vi è stata regalata.
Ecco, a noi non ha mai regalato nulla nessuno. Perché siamo convinti che «Non si può rinunciare alla lotta per cambiare ciò che non va. Il difficile, certo, è stare in mezzo alla mischia mantenendo fermo un ideale e non lasciandosi invischiare negli aspetti più o meno deteriori che vi sono in ogni battaglia. Ma alternative non ne esistono.»
Oggi più che mai bisognerebbe tornare alla lezione di Enrico. Eppure non ha cittadinanza nemmeno nei Pantheon ufficiali (figuriamoci quelli reali). Saremo testardi, stupidi e, ditelo pure, sognatori che rincorrono un’utopia impossibile. Eppure, diceva Eduardo Galeano, l’utopia serve a questo: a farci camminare.
Io sogno un leader politico decente da votare come Enrico Berlinguer. Voi ridatecelo (assieme al suo stile, alla sua onestà, alla sua passione ideale). E tenetevi l’apparato, che non ci interessa. Al resto pensiamo noi, visto che è chiaro che voi non siete capaci.
guardate che qui il vero problema siamo noi eh.. la base.. siamo noi che abbiamo smesso di interessarci al partito dopo la “bolognina” è per questo che poi personaggi di basso livello hanno preso campo.. sopratutto negli ENTI LOCALI, e io che sono di Reggio Emilia ne so qualcosa!
La strada da percorrere per tornare a parlare di Politica con la P maiuscola, sarà molto lunga. Dopo il ventennio B. le persone che appiano di politica ne sono rimaste poche (quelle seri intendo) e tanto meno giovani che si interessino dell’argomento. Purtroppo quando un argomento cosi serio viene trattato da persone così poco serie (eufemismo) ci ci allontana e si perde la voglia di trattarlo. Hanno creato questa situazione ad arte, voluta per fare i loro interessi. Ora, spero vivamente, che le persone tutte, non solo i giovani (che avranno pure le idee fresche, ma devono servirsi della memoria di chi ha conosciuto anche il passato) si dovranno riavvicinare alla Politica (è cosa di TUTTI, non solo della Casta). Ho 54 anni, ho sempre sostenuto le idee di sinistra, ho visto passare tante figure politiche, sempre con minore spessore (morale, etico e politico) fino ad oggi. Ho votato Renzi, non per quello che rappresenta politicamente (forse non ancora all’altezza) ma per una voglia di cambiare. Cambiare e smuovere la voglia di mettresi in gioco. Non del sig. Renzi, ma di tutti quelli che vorrebbero fare qualcosa e che fino ad oggi non ne hanno avuto voglia (visto chi deteneva il pallino del gioco). Se tante persone ricominceranno a parlare e a fare politica si potrà vedere qualcosa di positivo. Forse, in mezzo a qualche giovane di oggi, c’è già un Politico vero. Dobbiamo avere voglia di farlo venire fuori.