La Mafia si sta mangiando Expo2015, con CL e le Coop Rosse

Quando a luglio ho discusso la mia tesi (La Tassa Mafiosa – a proposito di Mafia e di Corruzione), individuavo per lo stupore della Commissione che ascoltava tra la meraviglia e il terrore di come negli anni il network criminale composto da politici corrotti, imprenditori collusi e criminali mafiosi si sia divorato interi miliardi di euro, sottraendoli alla collettività. Come caso empirico ho analizzato tutta la vicenda del Terremoto dell’Irpinia (la cui ricostruzione costata fino ad ora 66 miliardi di euro finirà nel 2020, ossia 40 anni dopo il sisma), ma tra i vari che avevo analizzato c’erano TAV, Salerno-Reggio Calabria e, chiaramente Expo2015.

Lo schema è sempre lo stesso: il politico concede l’appalto, in cambio della mazzetta dell’imprenditore e dei voti dei clan; l’imprenditore ottiene il mega-appalto, a condizione che affidi parecchi sub-appalti a una o più famiglie; il clan fa mega-profitti da investire nell’economia legale (ristoranti, bar etc.) e illegale (traffico di stupefacenti).

Ebbene, ora sappiamo che si è ripetuto tale e quale, senza variazione di sorta, con gli appalti di Expo2015, grazie all’inchiesta di Fabrizio Gatti sull’Espresso. E questo nonostante la vigilanza attenta della nuova amministrazione del Comune di Milano, che ha addirittura insediato due commissioni antimafia (una di esperti guidata da Nando Dalla Chiesa, una consiliare guidata da David Gentili).

Il problema sta nell’altra metà della sorveglianza, che spettava a Regione Lombardia e alla società creata ad hoc per gestire Expo, che chiaramente cade dalle nuvole.

Già la CMC, colosso rosso della costruzioni che si era aggiudicata il primo appalto, è finita sotto inchiesta per turbativa d’asta. Ora nell’occhio del ciclone è finita la Ventura SPA, della Compagnia delle Opere (leggi: CL), i cui titolari erano in contatto con il presunto boss dei lavori pubblici, Sam Di Salvo, 47 anni, nel tentativo di pilotare le gare d’appalto in provincia di Messina.

Con la Ventura, nella stessa cordata: la Mantovani spa di Mestre, il cui presidente Piergiorgio Baita, 64 anni, è socio e amministratore in altre aziende del gruppo con l’ex segretaria di Galan; la Socostramo srl, del costruttore romano Erasmo Cinque, 72 anni, sponsor, consigliere e tra i fondatori del movimento politico dell’ex ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli; un consorzio di cooperative rosse e un’impresa specializzata in impiantistica.

L’appalto per l’Esposizione universale da loro vinto è quello da 272 milioni assegnato la scorsa estate con un ribasso record di 106 milioni. La cordata dovrà costruire la “piastra”, la base di cemento, strade, servizi su cui verranno innalzati i padiglioni.

Anche per questo motivo, per evitare che si consumi l’ennesimo delitto ai danni della collettività per rimpinguare le casse vuote di palazzinari falliti, politici corrotti e clan, bisogna puntare al cambiamento in Lombardia, con una figura veramente alternativa al sistema di potere formigoniano e che sia lontana dalla cosiddetta borghesia illuminata che tanti danni ha fatto a Milano e alla Lombardia.

Per fortuna il 15 dicembre, un sabato, il centrosinistra farà le primarie per scegliere il candidato. Chiunque vinca, che liberi una volta per tutte la Lombardia da questo intreccio di affari che la sta lentamente uccidendo e soffocando nel cemento e nell’inquinamento (ambientale e morale).