In morte di #MafiaMaps

da la meta mai
Non torcer gli occhi: conservar la mano
Pura e la mente: de le umane cose
Tanto sperimentar, quanto ti basti
Per non curarle: non ti far mai servo:
Non far tregua coi vili: il santo Vero
Mai non tradir: nè proferir mai verbo,
Che plauda al vizio, o la virtù derida.
(Alessandro Manzoni,
In morte di Carlo Imbonati,
vv. 208-215)

Eri una bella idea, ma forse saresti stata meglio al sicuro nella mia testa. Volevi cambiare il mondo, o quanto meno un certo mondo con quella sua mentalità e quei suoi stanchi riti, ma ti hanno ucciso che eri ancora nella culla. Eppure, qualcosa avevi già smosso se già durante la “gravidanza” potevi vantare patetici tentativi di imitazione.

Qualcuno che ne capisce ha scritto di te che eri “rivoluzionaria“: probabilmente lo eri troppo.

Troppo per chi è abituato a servirsi della Causa anziché servirla; troppo per chi non vuole sentire il peso dell’impegno quotidiano e si accontenta d’esser presente a quelle due/tre manifestazioni all’anno che ti mettono a posto con la coscienza – “a me due indulgenze, prego! Pago in contanti, è qui che si fa la tessera?” -, decisamente troppo per chi con Lor Signori ci fa affari e vuole continuare a farli.

Probabilmente il tuo era un destino già segnato, la colpa è mia che ti ho trascinato in questo inferno dei viventi: ti chiedo scusa se ti ho esposto al mondo troppo presto per essere capita, apprezzata, usata.

Non sei nata per profitto, eri nata proprio contro l’idea di profitto: dovevi essere l’esempio virtuoso di come si potesse fare antimafia senza soldi pubblici. Antimafia di lotta e di ricerca: finanziare quel lavoro che era nato con WikiMafia e continuava con te per permettere a chiunque di avere a portata di smartphone e tablet la prima enciclopedia geografica su mafie e antimafia. Cazzo, se eri rivoluzionaria: volevi far sapere a tutti chi sono, dove sono e cosa fanno gli stronzi che ci rubano il futuro e la libertà.

Un anno fa ti presentavamo al mondo, anche se quella roba lì non era minimamente quello che in realtà dovevi essere: funzionavi talmente male che ti abbiamo dovuto spacciare per beta, piena di bug e addirittura problemi al login. La colpa non era mica nostra: io ti ho pensata, ti ho immaginata, ma il tuo codice doveva scriverlo per forza un informatico.

I soldi del crowdfunding, di quella meravigliosa campagna che è stata #mappiamolitutti tra il 21 marzo al 23 maggio di due anni fa, non sono evidentemente bastati alla Moko Srl di Simone Barbieri per reputarti meritevole di un buon lavoro. Tant’è che non l’hanno finito, ma i soldi se li sono tenuti.

C’è una causa in corso, perché c’è un contratto firmato che non è stato rispettato e dei danni materiali e di immagine evidenti. In un paese normale avrei già avuto tutti i soldi per restituirti la vita che meritavi, in Italia stiamo ancora aspettando la prima udienza. Ma lo sai che non mi sono dato per vinto, non potevo: per fedeltà alla Causa e per rispetto verso chi ci ha dato fiducia.

Ho fatto il giro quindi di prestigiose sedi di fondazioni, banche, imprese, alcune delle quali anche multinazionali, di quel tipo che solitamente finanziano la qualunque a piene mani: “complimenti, meno male che ci sono giovani come voi“, “andate avanti“, “continuate così“, ma soldi per te non ce n’erano. Solo belle parole. Poi, qualcuno, ce lo ha detto: non chiedeteci di finanziare cose contro la mafia (e lì capivi che danneggiavi qualche affare), altri addirittura ti volevano finanziare in nero (!!!). Morale: nessuno di quelli che potevano si è assunto la responsabilità di rifinanziare il tuo sviluppo.

Soldi non ne abbiamo e io stesso ho già perso 20mila euro: altri per te, purtroppo, non ne ho. Giusto perché c’è anche qualcuno che è andato in giro sostenendo che eri nata perché penserei solo ai soldi. C’è anche chi ha brindato quando sei entrata in “coma”: il brutto è che si trattava di “antimafiosi”. Gli stessi che commemorano Pippo Fava e poi si sono comportati come chi lo ha ammazzato appena giunta la “lieta” novella al quartier generale.

Corrado Alvaro una volta scrisse che “la disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile“.

Io non so se uscirai dal coma, perché in questo momento sei tecnicamente morta. So solo che il tuo spirito resiste in tutti quei ragazzi e quelle ragazze che ancora oggi dedicano il loro tempo alla Causa, continua a vivere nella loro insaziabile fame di conoscenza e, soprattutto, di libertà. In tutti quelli mai sfiorati dal dubbio che “vivere onestamente sia inutile”.

Possono aver ucciso te, ma non uccideranno mai quello che hai rappresentato. Perché non si ferma il vento con le mani. E noi non abbiamo intenzione di fermarci.

Lor Signori sono avvisati.

3 commenti su “In morte di #MafiaMaps”

    • A questo giro la politica c’entra poco: il problema sta tutto in una società indifferente e in un sistema economico malato dove fregarsene dei contratti firmati vincolati dalla legge è la prassi. Questo anche perché i politici non danno l’esempio e non garantiscono la certezza della pena e del diritto, per carità. Ma nella “morte” di MafiaMaps c’entrano in via indiretta.
      PF

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