#Trump, il Ritorno del Muro

9 Novembre. Il giorno dei muri. Quelli che cadono e quelli che vengono ricostruiti. Sembra uno scherzo del destino. Ventisette anni sono passati dal giorno in cui migliaia di giovani, famiglie, anziani, abbattevano le pietre divisorie del muro di Berlino. Oggi, gli Stati Uniti d’America si sono svegliati con un nuovo Presidente, che proprio della costruzione di muri ha basato la campagna elettorale.

Sarebbe forse riduttivo focalizzare la vittoria di Donald Trump su questa bizzarra idea di creare e alimentare la paura dell’altro. Ma sappiamo anche ciò che hanno vissuto i neri d’America, gli indios, gli immigrati. È un po’ come se con questa elezione si fosse inventata una nuova camminata: quella del “gambero”, all’indietro. Per otto anni abbiamo vissuto con la speranza di poter finalmente abbattere razzismo e disuguaglianza; oggi diamo il benvenuto al 45° presidente degli Stati Uniti che vorrebbe “distruggere la riforma sanitaria di Obama” e isolarsi costruendo muri, per esempio quello con il vicino Messico, che tanto avrebbe bisogno di un megafono per gridare al mondo la tragedia dei Narcos. Dunque, un passo avanti e due indietro.

Se prendessimo, oggi, la cartina geografica del mondo, saremmo forse meno preoccupati. Perché la cartina geografica non può parlare. È muta. Non ha la forza di esprimere i sentimenti e le paure delle persone. Oggi questa cartina aggiunge un’ulteriore bandiera dell’odio e la posiziona al centro dello Stato più potente del mondo. Vladimir Putin da una parte, Donald Trump dall’altra. La Cina silenziosa ma potenzialmente esplosiva. Un ragazzo coreano che gioca a fare il dittatore. Un autogolpista turco che tiene in scacco il vecchio Continente. L’Europa alle prese con una deriva populista e xenofoba, anche in Paesi storici e importanti come Francia, Gran Bretagna e Italia. Stati arabi demonizzati a causa di un commando di terroristi, creati e finanziati dagli stessi che fingono di fargli la guerra. E, infine (perché loro vengono sempre alla fine), un Continente saccheggiato, deturpato, stuprato e abbandonato: quella meravigliosa Africa che esplode di gente, che vorrebbe soltanto vivere, e non solo respirare.

Trump è un pazzo, ma sono repubblicano e devo votare lui“, così un elettore repubblicano mesi fa. Ecco, questo retropensiero non porta da nessuna parte. Se dovessimo un giorno rinunciare tutti alla contestazione costruttiva, al dissentire (ogni riferimento non è casuale), al prenderci le nostre responsabilità, non dovremo mai più lamentarci di quello che ci accade intorno. Perché sarà soltanto colpa nostra. Sarà colpa del nostro abdicare al pensiero critico. Unico vero strumento democratico nella mani di tutti noi. Ma pensare e informarsi camminano sulla stessa strada, uno di fianco all’altra. Dunque, «Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza», come ci insegna Gramsci. Facciamolo per noi. Facciamolo per gli altri. Affinché l’amore non si perda. Mai.

11 commenti su “#Trump, il Ritorno del Muro”

  1. Vorrei far notare che la libera circolazione di merci e persone non è proprio una idea di sinistra. Come fa uno stato nazionale a tutelare welfare e lavoro se beni e abitanti si muovono liberamente?

    • Qualcosa di Sinistra l’internazionalismo mi fa pensare a Lev Trockij, ma anche al liberismo ed alla globalizzazione dei mercati finanziari, che veniva appunto combattuta dai No Global. Come si fa a garantire lo stato sociale se persone, beni e servizi possono spostarsi liberamente?

  2. Paragonare, o anche solo accostare retoricamente il muro di Berlino e i muri xeno-populisti mi sembra una baggianata. A bocce ferme, considerare i mandati obama come quelli della speranza e dell’inclusività, è roba da ragazzini. Inoltre il pensiero critico è tutto fuorché democratico, purtroppo, giacché distribuito in maniera estremamente diseguale (non a caso). Qualcosa di sinistra, dì qualcosa di sinistra!

    • Ciao, perché il pensiero critico non nasce dagli alberi ed è viziato dalla propria istruzione, patrimonio genetico, relazioni sociali e botte di fortuna, il tutto distorto dalle proprie possibilità economiche. Non è ancora democratico, lo sarebbe se fosse garantito a tutti di poterlo sviluppare, ma non è così, farci affidamento senza politiche che ne permettano il libero sviluppo è inutile.

    • Francesco De Stefano immagino che siano gli ostacoli citati nell’articolo 3 della Costituzione, mai applicato: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.»

  3. io sono tremendamente preoccupato di questa ascesa dell’estremismo, chiamasi populismo, fascismo, poco importa… sono incredulo che il mondo occidentale si sta dimenticando nel giro di un decennio del valore degli ideali per cui loro stessi hanno combattuto nel secolo stesso.. ed ora questi pseudo urlatori stanno riuscendo a far leva sulla rabbia della gente più debole, poco istruita che vede nello ‘straniero’ il capo espiatorio di tutti i mali…. trovo troppe analogie con quello che successe negli anni 30… e io un occidente di nuovo ridotto in quello stato non voglio vederlo proprio…

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