Giorgio Poidomani, esodato, in sciopero della fame

In tempi in cui sembra sempre e solo far notizia lo sciopero della fame di Marco Pannella, ci tengo a segnalarvi che dal 1° gennaio 2013 è in sciopero della fame Giorgio Poidomani, esodato, senza pensione e senza stipendio. Nessuno ne parla, chiaramente, disturberebbe troppo il clima da “tutto va bene, madama la marchesa”, inaugurato dai media per la discesa in campo (o la salita in politica) di Mario Monti.

Questa la sua lettera al presidente della Repubblica. Chissà se arriverà tempestiva la risposta di Giorgio Napolitano, come nel caso di Pannella. Chissà. Solo per la vicenda esodati Mario Monti dovrebbe ritirarsi a vita privata e non insegnare nemmeno più agli studenti: non lo farà. Per citare una famosa prima pagina di Cuore, riferita allora ai socialisti di Craxi, “C’hanno la faccia come il culo“.

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Egr. Sig. Giorgio Napolitano Presidente della Repubblica Italiana

Sono il cittadino italiano esodato dal suo posto di lavoro il 31 dicembre del 2008 e forse salvaguardato Giorgio Poidomani,  nato a Modica (RG) l’11 luglio del 1956 e residente a Milano in Via Fiuggi 2 cap. 20159, sono un cittadino che dal primo gennaio 2013, anziché essere in pensione come da suo diritto ampiamente maturato, si trova grazie a conseguenze contingenti a leggi da lei promulgate, a dover vivere a zero reddito per un periodo imprecisato.

Le scrivo questa lettera aperta per metterla a conoscenza del continuo attentato alla mia salute da oltre sei mesi, da parte dello Stato che lei rappresenta.

Stato che oggi dal mio personalissimo punto di vista, è ben lontano da quello voluto  dai padri fondatori della Repubblica, dicendo ciò non intendo assolutamente addebitare totalmente a lei le responsabilità della  trasfigurazione dello stesso, ne mi permetterei mai di ritenerla traditore della nostra Carta Costituzionale, anche se certamente in questo settennato le sue rare e blande difese della stessa da una parte, ed alcune e fin troppo frequenti sue interpretazioni del suo dettato dall’altra, spesso mi hanno lasciato un grande amaro in bocca.

Quest’amaro in bocca Sig. Napolitano che oggi sento ancora più forte perché dalle 2 del mattino del primo gennaio ho assunto in piena liberta, visto che per me il binomio libertà dignità è indissolubile, la determinazione di rinunciare a nutrirmi, obbligato a questa pesante scelta da atti posti in essere da uno Stato dal mio punto di vista falso, ingrato e truffatore.

La mia esistenza fino ad oggi è sempre stata dignitosa, assolutamente modesta e normale, da ragazzo precoce ho lavorato per 36 anni, e da quando vivo ho sempre fatto del mio meglio per rispettare le leggi dello Stato Italiano, ed adempiere ai miei doveri di cittadino.

Non sono certamente mancate le difficoltà, comunque bene o male sempre fino ad ora decorosamente superate, da giovane per oltre 4 anni sono stato un pubblico ufficiale e da allora il giuramento di fedeltà fatto alla Repubblica, ha sempre rappresentato un punto fermo della mia coscienza civica.

Dico Stato falso, perché legittimamente il mio pensiero mi induce a ritenere che esso ormai operi sostanzialmente nell’esclusiva ottica di tutelare un ben strutturato e consolidato sistema di potere, e lo fa con norme sempre più coercitive e con comportamenti sempre più cruenti, nei confronti di quei cittadini che con crescente frequenza non si riconoscono più in tali scelte.

Scelte che sempre più si allontanano dal fondamentale spirito che vuole vedere il nostro paese, promuovere tra i suoi cittadini la conoscenza, il lavoro ed il suo conseguente benessere, la libertà ed il vero sviluppo della persona umana, come sancito nella nostra Carta Costituzionale.

Dico Stato ingrato, perché sacrifica senza batter ciglio il meglio delle fasce sociali popolari più vitali, produttive e creative del paese, piega ubbidientemente tutte le sue azioni e determinazioni alle richieste del moloc dei mercati internazionali, ed operando tramite un mero calcolo matematico ed economico, determina nel nostro popolo un’odiosa macelleria sociale.

Ingrato perché nello specifico caso degli esodati, non si è fatto remore di fottersene allegramente del disastro esistenziale che (mi perdoni il termine) delle vere e proprie leggi a cazzo ! Avrebbero determinato andando ad incidere sulla carne viva di quei cittadini, che per decenni con il loro lavoro hanno contribuito al benessere della nazione.

Dico Stato truffatore, perché è venuto deliberatamente meno ad impegni normativi formalmente presi e resi operativi sulla Gazzetta Ufficiale, impegni quindi che da quel momento per tutti i cittadini si sono trasformati sia in obblighi, ma anche in quelle prerogative ed in quei precisi diritti, che gli stessi hanno però visti stracciati sotto il loro naso, per trovarsi rinviati, ad onta della regola costituzionale della non retroattività delle leggi, a presunte ed aleatorie graduatorie e salvaguardie non meglio precisate.

Graduatorie e salvaguardie delle quali tanto si parla, ma che nessuno poi ufficializza per nulla in modo chiaro e preciso al singolo cittadino coinvolto, che può venire a trovarsi dopo una vita di lavoro, costretto senza avere nemmeno un lurido straccio di un documento ufficiale, ad indebitarsi per poter acquistare il suo pane quotidiano.

Ecco il pane !  Sig. Napolitano, ad eccezione di quel 10% ultra privilegiato e tutelato di cittadini che detengono quasi il 50% della ricchezza nazionale, di quelli che già ne fanno parte o che a questi si aggiungono  dediti alla  criminalità organizzata, dei grandi evasori fiscali e dei politici immersi nella loro bambagia di prebende, i quali forse nemmeno sanno quanto costi un Kg di pane.

Per tanti tra i meno abbienti, esso rappresenta invece la posta prioritaria della loro vita, nel pane c’è il frutto del loro lavoro, esso è in senso lato il mezzo primo  per il raggiungimento di quell’emancipazione e di quello sviluppo dell’individuo, che lo rende a pieno titolo un libero cittadino, l’indicazione costituzionale di assicurare ai lavoratori una remunerazione adeguata a garantire agli stessi un’esistenza civile e decorosa, non fu certo posta in modo estemporaneo o banale !

E allora sig. Napolitano privare un cittadino, che magari per libera scelta in base alle sue esigenze famigliari ha già contratto debiti di diversa natura, del suo primario sostentamento e porlo quindi nelle condizioni di essere costretto, fosse anche per un solo giorno ad indebitarsi ulteriormente e soprattutto contro la sua volontà, è un atto vergognoso ed indegno di uno stato civile e di diritto !

Da sempre ho improntato l’esistenza alla salvaguardia ed all’intangibilità della mia dignità personale, nella sua difesa riconosco il principio saliente del sentirmi cittadino ed al contempo uomo libero di questo paese.

La mia attuale condizione economica mi pone per un tempo indefinito ad un bivio, o venir meno agli obblighi ed agli impegni presi, ma a differenza dello Stato che lo ha fatto impunemente, la mia famiglia ne pagherebbe pesanti conseguenze; o subire questa inaccettabile ed indegna umiliazione che violando la mia libertà mi obbliga ad accrescere l’esposizione debitoria, o a cercare un momentaneo ed improbabile lavoro facilmente in nero, o a dover piatire la solidarietà di qualcuno.

Ebbene io a questa scelta secca non ci sto !  Sento forte il dovere di onorare i miei debiti e di arrecare il minor scompenso possibile alla mia famiglia, ed agirò di conseguenza per assicurare questi due obbiettivi.

Ma al contempo il semplice atto di deglutire un boccone di pane per acquistare il quale sono stato costretto ad indebitarmi contro il mio volere, da un lurido ed inestricabile groviglio di norme e circolari messe in atto da questo Stato oltre tutto anche arruffone ed incapace,  ferisce ed umilia a tal punto la mia dignità dal sentirmi costretto a rinunciare al cibo.

Caro Sig. Napolitano, sono perfettamente a conoscenza che nel paese, con questo capolavoro sono state create situazioni ben più gravi e tragiche del mio caso specifico, ma in questo momento per me nutrirmi equivarrebbe  letteralmente a mangiarmi la mia libertà di uomo, ed io ho vissuto, voglio continuare a vivere o a morire da uomo libero.

Riprenderò ad alimentarmi non appena potrò disporre di una qualche certezza ufficiale sui miei diritti umiliati e vilipesi, non cerco scorciatoie o garanzie individuali che creerebbero un’ingiustizia evidente verso le altre migliaia e migliaia di cittadini nelle mie stesse condizioni.

Lei però ha il modo di farmi desistere da questo mio proposito, può farlo firmando poche righe a me indirizzate (mi perdoni l’aggettivo) con la stessa leggerezza con la quale ha firmato la promulgazione delle diverse norme della così detta riforma Fornero, con le quali mi conferma ed ufficializza che dal 1/1/2013 a causa delle mille ragioni e giustificazioni che riterrà più opportune, lo Stato fino a data indefinita, non è in grado di garantire nulla in merito ai suoi diritti previdenziali al cittadini italiano Giorgio Poidomani, solo in questo modo potrò sentirmi nuovamente libero e tornare ad una vita normale.

In assenza di un tale scritto da parte sua o di un’altra figura autorizzata a rappresentare lo Stato Italiano che lei presiede,  sperando che non mi procuri conseguenze drammatiche, la condizione di inedia determinata nel mio organismo dallo sciopero della fame in corso continuerà ad essere da me vista come un arma con la quale lo Stato intende recidere un mio fondamentale diritto umano.

Se Sig. Napolitano con questa lettera aperta le ho involontariamente arrecato offesa personale, o lei dovesse sentire vilipeso il suo prestigio, ne sono rammaricato e me ne scuso, ma mentre lei da questo scritto può sentire messa in gioco la sua immagine di primo cittadino, io in questa questione di principio sto mettendo in gioco gli affetti famigliari e la mia stessa vita, distinti saluti.

                                                                                                                                      Giorgio Poidomani
Milano  4 gennaio 2013