Monti è al capolinea?

In questo finale di legislatura una cosa rimarrà negli annali della Repubblica: anche questo governo è caduto per gli interessi propri ed esclusivi di Silvio Berlusconi.

La critica di Passera, infatti, all’ipotetico ritorno in campo del Cavaliere è solo una scusa (di insulti, da parte di Monti, all’indirizzo dell’ex-inquilino di Palazzo Chigi ve ne sono stati di più pesanti): quello che interessa al Cavaliere è che non venga licenziato dal consiglio dei ministri il dl sull’incandidabilità dei condannati in via definitiva a pena superiori ai 2 anni. Obiezione: Berlusconi non è condannato in via definitiva in alcun procedimento. Verissimo: il punto è che il dl prevede che in caso di condanna durante il mandato, si decade automaticamente dalla carica elettiva.

La probabile condanna, quindi, senza leggi ad personam, sul caso Ruby e i diritti Mediaset in cui è imputato Berlusconi rischia di normalizzare la vita del Paese, ma escluderebbe Berlusconi dal futuro Parlamento. E con lui, la legge spazzerebbe via orde di condannati in via definitiva che oggi legiferano come se nulla fosse.

Ora, Monti ha ottenuto la fiducia al Senato, perché il PDL ha abbandonato l’Aula, ma al Senato l’astensione dichiarata dal PDL vale voto contrario. Quindi, tecnicamente, a meno di retromarce su election day e ddl sull’incandidabilità, non ha più la maggioranza.

E’ al capolinea? Chissà. Certo è che per tutti i motivi per cui Monti doveva andare a casa (esodati, disoccupazione giovanile, recessione, aumento del debito pubblico, privilegi al Vaticano, aumento tasse indirette che colpiscono i ceti medio-bassi, tutela delle grandi ricchezze etc.), alla fine ci andrà per il leit motiv che accompagnato tutta la Seconda Repubblica: gli affaracci di Silvio Berlusconi.