Ieri ho cercato in rete le video-presentazioni dei candidati al Parlamento per il Movimento 5 Stelle in Calabria. Dopo aver criticato la quasi totale assenza del tema criminalità organizzata nei programmi delle primarie del centrosinistra, volevo capire la posizione del Movimento che ha come “Capo politico” Beppe Grillo.
Subito si capisce che l’argomento è quasi un tabu. Nessuno dei 15 candidati che sono riuscito a rintracciare ha mai nominato la parola ‘Ndrangheta. Un candidato solo: Luigi Palermo, ha ammesso che è “un contesto difficile dove criminalità organizzata la fa da padrone“, per il resto il vuoto assoluto, tranne una “lotta alle mafie” buttata lì, di sfuggita, in un elenco di argomenti come se fosse una lista della spesa. Un candidato addirittura arriva a citare Falcone e Borsellino come eroi “morti per denunciare le malefatte dei politici” senza nominare Cosa Nostra o la mafia.
Capisco, cari Cinque Stelle, che se si aggiunge la ‘Ndrangheta nei programmi del Movimento in Calabria poi le stelle diventano sei e la cosa non si può fare, ma, forse, si può metterne da parte una per qualche anno, questione di priorità, e rendersi conto che quel territorio ha bisogno di una classe dirigente che si oppone e che dichiara di essere contro la criminalità organizzata. Che fare il rappresentante di altri cittadini non è un gioco, è un impegno serio, e in quanto tale con gli onori arrivano anche gli oneri: primo fra tutti il coraggio di provare a cambiare le cose.