Se il PD a Milano si spacca su Craxi-Berlinguer

Ieri Stefania Craxi si lamentava che suo padre non avrà una piazza a Milano, mentre Enrico Berlinguer sì. E chiedeva a Pisapia il perché. Evidentemente però la nostra risposta (e quella di 3997 cittadini milanesi perbene che a l’anno scorso hanno firmato la nostra petizione) non basta. (P.S. Stasera ricorderemo Enrico al Liceo Parini, a Milano)

Soprattutto, quello che è lapalissiano a chiunque, ovvero che non si può intitolare nemmeno un cappuccino alla memoria di un ladro, di un corrotto e di un latitante, per altri così lapalissiano non è. Parliamo del PDL? Ma quando mai. Ad un anno dall’arcobaleno di Piazza Duomo che è diventato il simbolo della Milano di Pisapia non poteva che essere il PD a spaccarsi su Berlinguer. Se c’è una maggioranza che continua a ritenere Craxi un esempio negativo, c’è chi addirittura arriva ad elogiarlo.

Incredibili infatti appaiono al buon gusto e alla decenza le parole di Carmela Rozza, capogruppo in consiglio comunale, che sostiene:

È sbagliato contrapporre Berlinguer a Craxi. È giusta la piazza a Berlinguer come ho ritenuto giusto che si intitolasse una via a Craxi. Tanto che firmai una mozione dell’allora maggioranza di centrodestra rivolta alla Moratti per l’intitolazione. Non possiamo continuare a utilizzare Craxi come il capro espiatorio degli errori dei partiti della Prima Repubblica. E stendo un velo pietoso sui partiti della Seconda Repubblica.

Quindi stende un velo pietoso anche sul PD (poi dicono che siamo noi i tafazzisti). Del resto, la quantità di socialisti craxiani riciclati nel PD milanese è altissima (tutti orgogliosamente socialisti, ma tutti che si candidano e vengono candidati nelle liste democratiche… chissà come mai).

Roberto Biscardini, altro craxiano doc in consiglio, sostiene che:

Il duello a sinistra tra socialisti e comunisti è finito il giorno in cui il comunismo è morto in tutto il mondo. Perciò ritengo che intitolare una piazza a Berlinguer sia una forzatura, perché l’unico vero merito di Berlinguer è stato quello di essere il segretario del Pci. Diverso il caso di Craxi che deve essere ricordato non perché era il segretario del Psi ma perché è stato un milanese, assessore, presidente del Consiglio dei ministri e una personalità politica che amava talmente Milano da organizzare l’unico Consiglio d’Europa fatto in città

Ci deve spiegare, se il duello era finito a favore dei socialisti, com’è che questi si son dovuti riciclare sotto le bandiere di Forza Italia e di Berlusconi. Ah, già, c’era il complotto dei magistrati. Ma la domanda allora è perché chi pensa ci siano stati complotti delle toghe rosse sia candidato con il PD.

Il meglio però lo dà un altro socialista craxiano doc, eletto in Provincia col PD, Roberto Caputo, che ai limiti dell’ignoranza storica (non sa, poverino che Berlinguer a Milano ci visse 10 anni dopo nell’immediato dopoguerra, vi fu eletto segretario e il PCI era il primo partito della città) afferma: È una scelta politica su un leader nazionale che non ha avuto contatti con Milano. Pur riconoscendogli grandi meriti resta qualche ombra sul legame con l’Unione Sovietica.

L’apoteosi però la si raggiunge con l’assessore Franco D’Alfonso, anch’egli craxiano doc, per giunta ex-dirigente Fininvest (ci si chiede che ci faccia a fare l’assessore di Pisapia):

Non sono appassionato di toponomastica. Altrimenti avrei chiesto la rimozione di via Di Rudinì che ha portato Bava Beccaris a Milano. Comunque Craxi è stato un grande leader politico che ha avuto grandi e geniali intuizioni, ma purtroppo tra le sue opere c’è stata la distruzione del Psi.

Insomma, che volete: in fondo, tra le sue opere c’è stata solo la distruzione del Psi (il più antico partito italiano). E della solidità economica dell’Italia. Non se la merita una piazza anche lui?

NO.