Quando la Maugeri nascondeva i boss della ‘ndrangheta

Tutti sorpresi che alla Fondazione Maugeri di Pavia, titolare di una ventina di cliniche in tutta Italia, si sia consumato l’ennesimo scandalo che ruota attorno a quel triangolo Mafia, Politica, Sanità dentro cui spariscono ogni anno, in tutte le regioni, milioni di euro.

Conti esteri e paradisi fiscali, fatture false, consulenze stratosferiche (come quella che indaga sulla possibilità di vita su Marte, affidata a Pierangelo Daccò, ciellino doc, in carcere dal 15 novembre per la bancarotta del San Raffaele). Tutto nella norma, tutto come nei soliti scandali sulla sanità lombarda, che hanno un solo minimo comun denominatore: gli arrestati ruotano sempre intorno alla figura del Celeste, del divin governatore, colui che dal 1995 occupa la poltrona di Presidente della Regione: Roberto Formigoni.

Lui non sa, non può sapere: ogni scandalo gli scivola addosso come se nulla fosse. O meglio, dice di non sapere, il che, di per sè, è inaccettabile: come ci si può fidare di uno che non sa nemmeno scegliersi i membri del proprio entourage?

Eppure non avrebbe dovuto stupire questo epilogo per la Fondazione Maugeri, visto che è ben nota alle cronache giudiziarie dal settembre 2008, quando viene arrestato nella clinica il latitante Francesco Pelle, dell’omonimo clan calabrese, accusato della strage tedesca di Duisburg del 2007. Per i magistrati, era stato più volte ricoverato nella clinica sotto falso nome. Dalla sua stanza gestiva il traffico di cocaina dalla Colombia.

Poco dopo alla clinica arriva il boss dei casalesi Giuseppe Setola, già in regime di 41bis a Cuneo. L’ultimo certificato medico prodotto a Pavia ne sostiene la cura per “una grave maculopatia tipo cellophane con distacco post-vitreo.” Praticamente cieco e, sempre stando alle carte pavesi, con “l’impossibilità di operare alcun tentativo di terapia medica e chirurgica che possa, anche parzialmente, far acquisire un recupero funzionale.” Risultato? Arresti domiciliari.

La vista di Setola, però, appare perfetta, tanto che mentre è agli arresti va ad uccidere 18 persone, tra cui imprenditori e commercianti che avevano avuto il coraggio di denunciare le estorsioni ai loro danni. Il medico che lo ha visitato, il dottor Aldo Fronterré da Ragusa, chirurgo oculista, si difende dicendo che per lui Setola era quasi cieco.

Gli risponde, su Repubblica, il collega Fernand Mimouni, dell’università di Marsiglia: “Sono barzellette. Una persona affetta da maculopatia a cellophane potrebbe essere operata e recuperare anche la vista. Si fa in Italia, si fa anche a Napoli. Si tratta di una banale patologia.

Grazie alla banale patologia 18 persone sono morte. Con dei trascorsi così, c’era da stupirsi che prima o poi l’ennesima clinica privata, fiore all’occhiello della Sanità made in Formigoni, finisse al centro di inchieste giudiziarie? Solo un ingenuo poteva non aspettarselo. O Formigoni, appunto.