La Iotti faceva benissimo politica, ma nella stanza sopra delle Botteghe Oscure. Siccome ora si parla solo di Bunga Bunga possiamo dire che tutto il mondo è paese. Una compagna comunista da amante a presidente della Camera dimostra che le scorciatoie aiutano. Se non fosse stata l’amante di Togliatti non credo sarebbe mai diventata presidente della Camera. Anche la Minetti non doveva diventare consigliere regionale ma le scorciatoie c’erano ieri e ci sono anche oggi, forse un tempo era peggio.
La deficienza di Daniela Santanché è nota, soprattutto quella storica, quindi c’è poco da commentare. Giusto un paio di precisazioni: Nilde Iotti, ben prima di diventare la compagna (che è cosa ben diversa di un’amante) di Togliatti, seguì un percorso politico e personale di altissimo livello: si laureò in Lettere alla Cattolica di Milano, partecipò alla Resistenza, svolgendo inizialmente la funzione di porta-ordini, poi aderendo ai Gruppi di Difesa della Donna, formazione antifascista del PCI, diventandone la organizzatrice e la responsabile. Fu presidente dell’Unione Donne Italiane di Reggio Emilia.
Proprio per il suo profondo impegno antifascista nelle fila del PCI, nel 1946 viene candidata all’Assemblea Costituente e viene eletta. Fu a Roma che nacque la relazione con Palmiro Togliatti. Dopo, quindi, essersi conquistata sul campo i suoi meriti, senza fare festini in ville a base di coca.
Quando fu resa pubblica la relazione tra i due, la Iotti fu duramente contestata all’interno del gruppo comunista. Non era per nulla amata, perché, appunto, era solo la compagna del capo e non l’aveva sposato. Rimarrà tale fino alla morte del Migliore. Da donna, si dovette conquistare ogni centimetro del grandissimo rispetto che maturerà fino al giorno della sua morte, nel 1999. Come tutte le grandi donne, del resto.
Ma ora torniamo a noi, alla nostra indignazione, al nostro sgomento per le parole vigliacche della Santanché: ebbene, è solo colpa nostra. Sì, mia, tua, sua, di noi tutti che ci indigniamo. Si dice che si è perso lo stampo dei politici come Berlinguer: non si è perso, lo abbiamo buttato via noi, negli ultimi 30 anni.
Diceva Antonio Gramsci:
“Quello che accade, accade non tanto perché una minoranza vuole che accada quanto piuttosto perché la gran parte dei cittadini ha rinunciato alle sue responsabilità e ha lasciato che le cose accadessero.”
Il decadimento morale di questa classe dirigente è anche colpa nostra: siamo noi che abbiamo lasciato che accadesse. Quelli come la Santanché in un Paese normale non avrebbero la possibilità di inondare i media con le proprie balle per giustificare comportamenti indecenti come il clientelismo, il nepotismo, il familismo amorale, ovvero tutti gli epifenomeni della Questione Morale.
Ma questo non è un Paese normale. Berlinguer, Pertini, la Iotti, loro sono morti. E nemmeno noi, a ragion veduta, ci sentiamo poi così bene…
perchè la gran parte dei cittadini “ignora” chi ha mandato a rappresentarli…e se ne vergogna sempre “dopo”…troppo “dopo”
Come scusa comincia a non reggere più, Diably… PF