Caro Belpietro, mi godrò il “comunismo” di Pisapia (che è sempre meglio dell’affarismo di CL)

Sarà che sono fatto strano, ma degli sprezzanti giudizi dei fascisti vecchi e nuovi che minacciano, augurano sventure alla propria città e insultano oramai da ieri pomeriggio chiunque incontrino per strada, sinceramente non me ne frega nulla. “E ora godetevi il comunismo“, ha titolato Libero. L’ennesima semplificazione per radicalizzare i lettori e vendere qualche copia in più. Qualcuno, per il loro bene più che per il nostro, dovrebbe avvisarli della Caduta del Muro e, soprattutto, della fine della campagna elettorale. Anche perché preferisco di gran lunga il “comunismo” (chiamiamolo così) di Giuliano Pisapia all’affarismo politico di Comunione e Liberazione che ha dominato la città, sin dalla fase di transizione dal craxismo al berlusconismo (versione plebiscitaria del primo).

Assieme al Berlusconismo, viene travolta anche la cricca del cemento che in 20 anni ha aperto la strada alla colonizzazione della ‘ndrangheta del territorio lombardo, ha catapultato Milano in un regime di anarchia urbanistica, ma, soprattutto, ha riversato sulla città milioni di ettari cubici di cemento che l’hanno abbruttita e devastata. Al resto ha poi pensato la Lega, fomentando paure, fobie e razzismi vari.

Il nuovo Palazzo della Regione, eterno simbolo dell’affarismo politico ciellino e del potere del suo esponente di spicco, Roberto Formigoni (che si è detto pronto a guidare il Pdl, se Berlusconi si candida al Quirinale), fa il paio con gli scheletri di quegli altri grattacieli che compaiono a caso per la città. Che vengono costruiti dai palazzinari amici del centrodestra senza un disegno, se non quello dello sfruttamento della “leva finanziaria” (alias indebitamento con le banche), a scapito delle aree verdi, del gusto del bello, della mobilità sostenibile, della salute dei cittadini. In questi 20 anni su Milano ci hanno speculato tutti: dalle mafie fino al più sfigato dei palazzinari. Del resto, le prime ci mettono i capitali e i materiali (il ciclo del cemento rimane uno degli ambiti più redditizi delle mafie, stando alla Direzione Nazionale Antimafia).

Se la Moratti fosse stata rieletta, i ciellini si preparavano, attraverso il loro assessore Carlo Masseroli, a riversare sulla città altri 35 milioni di metri cubi di cemento. Dicesi “ridensificazione”, a soldoni si tratta dell’ennesima bufala: grattacieli, loft (oltre 70mila sono illegali, tra cui quello del figlio dell’ex-sindaco), distruggono aree verdi, palazzine, e non aumentano di una sola unità la densità per chilometro quadrato. Del resto, quale cittadino può permettersi 8000 euro di casa al metro quadrato? Nessuno, solo i miliardari, difatti il progetto è stato sempre quello: distruggere i quartieri popolari, alienare i beni pubblici, rivenderli agli amici palazzinari per pochi spiccioli e permettere speculazioni edilizie nell’ordine di milioni di euro.

A saltare però non è solo la Cricca, ma anche i suoi sodali, le sue clientele: tra grattacieli, appalti, fondazioni bancarie, 22 società partecipate, 70 altri enti e fondazioni con 3 miliardi di patrimonio e 13mila dipendenti, che si aggiungono ai 16mila comunali, la spartizione scientifica tra Pdl, Cl e Lega di tutte le poltrone è tale che nemmeno il Manuale Cencelli della Prima Repubblica.

Per non parlare dell’Expo2015: sono passati 1160 giorni da quando Milano lo strappò a Smirne. E da quel giorno è stato un continuo di sprechi, lotte intestine, lottizzazioni, scandali, che hanno prodotto una sola cosa: il nulla. Mentre 1 negozio su 5 paga il pizzo all’ndrangheta, che intratteneva rapporti con 7 su 28 consiglieri dell’ex-partito di maggioranza, il PDL, la Moratti ha usato tutti i suoi mezzi per dimostrare che a Milano la mafia non esiste e si è battuta come una leonessa contro chi la mafia la combatte tutti i giorni.

Giuliano ha un gran lavoro da fare. E potrà farlo solo se noi tutti facciamo il nostro dovere e ci interessiamo tutti i giorni dei problemi della nostra città (lottando come leoni contro gli impresentabili che ora vorrebbero intestarsi la nostra vittoria). Detto ciò, non vedo proprio l’ora di godermi questo “comunismo” di Giuliano, il primo sindaco di Sinistra che io, ventenne, sperimenterò finalmente a Milano.

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