Il Ritorno di Prodi

La notizia che giovedì prossimo 25 novembre Romano Prodi parlerà della “Globalizzazione dopo la Crisi” ad un convegno dei deputati PD in quel di Sarteano, provincia di Siena, non sarebbe di per sè una grande notizia, vista l’intensa attività seminaristica in giro per il mondo dell’ex-presidente del Consiglio, se non fosse per un dettaglio in particolare: era dai tempi dell’ira funesta contro Veltroni, il quale de facto accelerò la caduta del governo in una battuta (In ogni caso, il PD andrà da solo alle elezioni), che il Professore non partecipava a qualche iniziativa pubblica targata PD.

E se contate che l’artefice di questo “ritorno di Prodi”, caricato di un eccessivo significato messianico e mistico, è Dario Franceschini, il vice di Veltroni ora in rotta di collisione con il primo segretario del PD, vi rendete conto della portata dell’evento. Perchè “il ritorno di Prodi“, vissuto dalle parti di Roma come una sorta di miracolo politico, non è solo il ritorno sulla scena politica e istituzionale italiana del fondatore dell’Ulivo e quindi del PD, ma è anche la definitiva certezza dell’abbandono di ogni velleità legata all’autosufficienza e alla vocazione maggioritaria, nonchè di ogni tentazione neo-centrista.

Gli ingenerosi giudizi sull’operato di Prodi, che è l’unico ad essersi presentato due volte alle politiche ed è l’unico che per due volte le ha vinte, mandando a casa Berlusconi (e per questo è stato ricompensato con il foglio di via dopo appena un paio d’anni dai suoi alleati o presunti tali) non tengono conto di una cosa: che nelle condizioni in cui ha operato, ha operato nella maniera migliore.

E la dimostrazione sta nelle continue offerte da parte dell’establishment democratico di tornare in campo, prima come Sindaco di Bologna (ipotesi sempre smentita con vigore dal diretto interessato) poi come Presidente Onorario del PD (idem con patate). Anche perchè non sono pochi a rimpiangere i tempi di Prodi che, nonostante la dialettica soporifera, aveva un modo tutto suo di far politica che, nonostante tutto, è anche il migliore: con i fatti, più che con le parole.

E ora che l’ex-presidente del Consiglio e della Commissione UE, pur avendoci preso gusto a farsi corteggiare dai suoi ex-ministri e parlamentari, gioca da battitore libero (dimostrando ancora una volta che la classe non è acqua), si fa più concreta per lui una candidatura al Quirinale, qualora nel 2013 i rapporti di forza nel Paese dovessero cambiare a favore del centrosinistra.

Insomma, i destini del Professore e del Cavaliere, eterni duellanti, potrebbero tornare ad incrociarsi sulla via del Quirinale. E, come si suol dire, non c’è due senza tre. Chissà che sarà proprio grazie al Professore se l’incubo di avere Silvio Berlusconi al Quirinale non venga definitivamente scongiurato.

Fino a quel momento non possiamo far altro che sperare in una riscossa civile del popolo italiano e della Sinistra. Perchè tre anni sono tanti e può accadere di tutto. E come disse una volta Tremonti a proposito del suo capo, “non sapete come reagirà la Bestia“. Linguaggio evangelico, che rende però bene l’idea.

2 commenti su “Il Ritorno di Prodi”

  1. Prodi è stato il parafulmine che ha pagato per tutti… è stato il più coerente politico che abbia avuto il centrosinistra dal 1996 in poi e sono davvero contento che qualcuno tra coloro che che ne hanno di fatto decretato il defenestramento ora lo rimpianga.

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