#Antimafia da salotto e libri da caminetto

Hai sentito? Escono tre libri contro l’antimafia“. Lo sguardo è sornione, quasi ammiccante, della serie “hai visto con chi hai a che fare?“, come se il sottoscritto non fosse consapevole che ci sono cose che non vanno nel movimento antimafia, tanto da aver coniato il termine “carrierista dell’antimafia” già 3 anni fa e proprio l’anno scorso, in occasione dell’anniversario della Strage di Via d’Amelio, ha approfondito e meglio esplicitato il concetto.

I carrieristi sono dappertutto, quelli dell’antimafia sono i più odiosi, perché cavalcano il sangue, a volte anche dei propri familiari, per costruirsi carriere che non avrebbero ragione di esistere, gettando ombre e fango su chi invece si fa un quotidiano mazzo al servizio della collettività e che, a differenza loro, è esposto agli esagitati da tastiera che su Facebook vedono il marcio ovunque. Come ho scritto poco prima di Natale, quello che mi faceva infuriare un tempo non era tanto il carrierista, quanto l’essere accomunato a lui, al suo arrivismo, alla sua totale ignoranza e deficienza. Questa era la cosa che mi faceva infuriare più di tutte, oltre a farmi male, perché noi non facciamo quello che facciamo per farci dire “bravi” da qualcuno ma perché noi alla mortalità del fenomeno mafioso in tutte le sue espressioni ci crediamo per davvero.

Eppure sono arrivato alla conclusione che, proprio con il moltiplicarsi degli scandali e anche a seguito di dolorose delusioni umane sul piano personale, non ha più senso stare a perdere tempo a rodersi il fegato per questa gente. Anzi, il modo migliore per espellerli dal movimento antimafia è quello di ignorarli, non dargli più spazio e continuare a fare il nostro lavoro, perché mentre noi stiamo a scannarci su questa o quella questione interna, Loro, i mafiosi, se la spassano allegramente e fanno tutto quello che vogliono a spese nostre, della nostra libertà e della nostra vita.

Non avrei mai potuto prevedere però che gli scandali e le mele marce che hanno caratterizzato gli ultimi 2 anni portassero alla nascita di un nuovo genere letterario, proprio a 25 anni dalla pubblicazione di “Cose di Cosa Nostra” di Giovanni Falcone, ancora oggi il più grande libro di mafia mai scritto: i libri contro il movimento antimafia.

Non ho intenzione di leggerne nemmeno uno, dato che se di libri di mafia fatti bene ce ne sono davvero pochi, figuriamoci i tre d’esordio del nuovo genere letterario in uscita, eppure mi domando: Lor Signori che sicuramente punteranno il dito contro i carrieristi (generalizzando la categoria a tutto il movimento) non stanno guadagnandoci, cioè non stanno perseguendo un fine che è poi quello stigmatizzato nei loro libri e imputato a tutto il movimento antimafia, senza distinzione alcuna?

Ma soprattutto: oltre a guadagnarci loro, chi ci guadagna da questa generalizzazione della presunta degenerazione morale di tutto il movimento antimafia? Le mafie, of course. Quindi, ben lungi da essere un buon antidoto ai carrieristi (che continueranno ad esserci, anzi, useranno gli argomenti intellettuali sfoderati per colpire la parte sana del movimento), questi novelli Sciascia (privi però del suo spessore culturale e letterario) diventeranno i principali alleati delle organizzazioni mafiose, alla stregua di chi oggi infanga il movimento con comportamenti indecenti.

Ma per tornare alla domanda che mi è stata posta in principio: “Hai sentito? Escono tre libri contro l’antimafia“, alla fine, dopo averci pensato un attimo, ho risposto: “togliti le pantofole, lascia il tuo salotto e quei libri, se proprio hai soldi da buttare, usali per il caminetto.” Tradotto: il modo migliore per correggere ciò che non va è far vedere come si fa. Se però non si fa e si sta solo a criticare, della mafia, dei carrieristi e dei cretini in generale non ci libereremo mai.

Ricordandoci quello che proprio 25 anni fa ci invitava a fare Giovanni Falcone, troppo citato e mai letto da certa gente: “Si può sempre fare qualcosa“. E non è certo una scusa smettere di lottare contro il male perché c’è qualcuno che usa la lotta per servire se stesso e non la Causa.

5 commenti su “#Antimafia da salotto e libri da caminetto”

  1. Sbagli a non leggerli, e sbagli ancora di più a dichiarare che non li leggerai. Facendo così alimenti solo contrapposizioni e (ulteriori) faziosità. Alimenti un atteggiamento che è quello dello rifiutare a prescindere. Dei tre libri ho letto quello di Giacomo Di Girolamo e ti dico che fotografa bene una situazione molto grave, con passione e con molta amarezza. Non è un’operazione cinica, nè furba, nè arrivista, la sua. Non vuole cavalcare una moda ma solo analizzare una questione con il massimo dell’onestà intellettuale. NON fa di tutta l’erba un fascio e le sue critiche sono tutte significative e mai scorrette e strumentali e raccontano di fatti oggettivamente gravissimi. Poi, se questo libro (degli altri due non so parlare) verrà usato strumentalmente, con malafede, quello è un altro discorso. Ma l’ultima cosa che c’è da fare, secondo me, è dichiarare che non si leggono quei libri e schierarsi a prescindere. Con affetto e stima :)

    • Combatto i carrieristi da prima che certa gente scoprisse che c’era del marcio nell’antimafia e ho fatto riflessioni critiche ben prima che andassero di moda. Mai però mi sarei sognato di fare un libro sul tema e intitolarlo “contro l’antimafia”, perché è facile dire che non ce la si ha con tutto il movimento, ma intanto di tutta un’erba un fascio cominci a farla dal titolo, che difatti viene strumentalizzato su giornali e social network come libro che denuncia le degenerazioni dell’antimafia (tutta, dato che nell’efficace propaganda della casa editrice si parla di “oligarchia antimafiosa” che controllerebbe tutto il movimento). E proprio su quest’ultimo punto si capisce quanto i novelli Sciascia frequentino l’antimafia: non esiste nessuna oligarchia, esistono i “mainstream” ma vivaddio la biodiversità del movimento è tale che permette a me di perseguire un certo tipo di antimafia senza che nessuno mi venga a dire come farla (quando ci hanno provato, sono stati mandati dove la decenza mi imponeva di mandarli).

      C’è la tendenza di qualcuno a controllare, a egemonizzare? Sissignore, ma dopo anni a stare a litigare con tizio e con caio sui massimi sistemi ho scoperto che è molto più utile perseguire sulla propria strada in buona compagnia che stare fermi a litigare con altri su che strada prendere al bivio. Che si vada a destra o che si vada a sinistra, si viaggia in parallelo: qualcuno si è forse dimenticato che l’obiettivo di fondo è sradicare il fenomeno, non partecipare a un beauty contest su chi è più bravo o efficace a fare la “lotta alla mafia” (che non è un gioco, ma una cosa seria e imporrebbe avere professionisti all’altezza della sfida… termine che non si può più usare grazie a chi fornì gli strumenti intellettuali 30 anni fa ai mafiosi dietro le sbarre dell’Aula Bunker di gettare fango sui magistrati e il movimento antimafia dell’epoca).

      Mi dispiace, ma in questo momento rivedo le stesse dinamiche di demolizione del movimento antimafia in voga alla fine degli anni ’80. E se uno si presta a fare il Sciascia bonsai della situazione e pensa di non essere strumentalizzato, ancora peggio: si inserisce perfettamente nella lunga epopea dei cretini (cfr il concetto sociologico come spiegato ne “La Convergenza”) di cui questo paese avrebbe fatto sicuramente a meno.

      PF

    • Ok, del libro stai criticando titolo e “piazzamento” editoriale, è legittimo, ma ti consiglio di leggerlo, altrimenti il tuo argomentare resta monco. Più che antimafia “mainstream” e “non-mainstream” io parlerei di “antimafia a cui vanno i soldi” e “antimafia a cui non vanno i soldi”, tanto per essere più pratici. E anche di “antimafia che esercita un potere” e “che non esercita un potere”. Ci sono o non ci sono situazioni paradossali e gravissime (guarda l’Italia nel suo complesso, scendi al sud, scendi anche al sud)? Tu non prendi una lira, e lo sappiamo tutti. Tu rischi di finire vittima di un eventuale processo di generalizzazione e strumentalizzazione, su questo non ci sono dubbi. Ma staremo a vedere. C’è però bisogno di non alzare le barricate e analizzare questa questione nel suo complesso. Ripeto: staremo a vedere. Un caro saluto!

    • Nino Fricano io sono già stato vittima di questo processo di generalizzazione e strumentalizzazione (e al riguardo sta decidendo un tribunale della Repubblica, dato che sulla mia rispettabilità sociale e il mio impegno non permetto a nessuno di andare in giro per il web a scrivere che sono un mafioso, un truffatore, un plagiatore e un criminale. il tutto in riferimento a MafiaMaps). Io ho ben analizzato la questione nel suo complesso, ben prima dei novelli Sciascia, con la differenza, appunto, che le mie analisi le concedo “a gratis”, non a pagamento. Bastano titoli e sinossi per giudicare un libro e il suo reale intento: all’interno puoi fare tutte le precisazioni che ti pare (non mi sto riferendo a tutto il movimento etc.), ma quel che conta è il messaggio di fondo. E quel messaggio è chiarissimo, senza aver letto i libri (e aver dato soldi a Lor Signori): eliminiamo il movimento antimafia “per abbracciare gli strumenti della cultura, della complessità, dell’onestà intellettuale, dell’impegno e della fatica” (come se oggi tutto questo non fosse già presente nel movimento).
      C’è chi prende soldi e chi non li prende: io, a ben vedere, in 3 anni ho costruito la più grande enciclopedia sul fenomeno mafioso senza un euro di soldi pubblici. E sto facendo MafiaMaps allo stesso modo. Chi rimane a bocca asciutta, anziché lamentarsi che nessuno gli dà soldi, cominciasse a sacrificarsi personalmente per la Causa, esattamente come ha fatto chi ci ha preceduto. Il resto viene da sé.

      (PF)

I commenti sono chiusi.