I carrieristi dell’antimafia

di Pierpaolo Farina

Quando Leonardo Sciascia parlò de “I professionisti dell’antimafia“, al di là dell’infelice polemica su Paolo Borsellino, con cui poi si sarebbe chiarito, c’è un concetto di fondo che viene espresso e che è attuale ancora oggi: l’antimafia come strumento di potere.

Prima di scagliarsi contro Borsellino, nel paragrafo finale dell’articolo, il grande intellettuale siciliano aveva fatto vari esempi di come non fosse sufficiente dichiararsi “antimafioso” per essere  competenti sul fenomeno mafioso. E tirava in ballo non solo la mafia sotto il fascismo, ma anche la mafia sotto la Democrazia Cristiana.

Prendiamo, per esempio, – scriveva Sciascia – un sindaco che per sentimento o per calcolo cominci ad esibirsi – in interviste televisive e scolastiche, in convegni, conferenze e cortei – come antimafioso: anche se dedicherà tutto il suo tempo a queste esibizioni e non ne troverà mai per occuparsi dei problemi del paese o della città che amministra (che sono tanti, in ogni paese, in ogni città: dall’acqua che manca all’immondizia che abbonda), si può considerare come in una botte di ferro. Magari qualcuno molto timidamente, oserà rimproverargli lo scarso impegno amministrativo; e dal di fuori. Ma dal di dentro, nel consiglio comunale e nel suo partito, chi mai oserà promuovere un voto di sfiducia, un’azione che lo metta in minoranza e ne provochi la sostituzione? Può darsi che, alla fine, qualcuno ci sia: ma correndo il rischio di essere marchiato come mafioso, e con lui tutti quelli che lo seguiranno.”

Ecco, la polemica successiva a questo paragrafo contro Borsellino su “i professionisti dell’antimafia“, che fanno antimafia solo per mettersi in mostra, aveva decisamente sbagliato obiettivo: quando si affrontano i mafiosi non si ha a che fare con dei dilettanti, ma con dei professionisti. Far trattare la lotta alla mafia a chi sa poco e niente del fenomeno sarebbe come affidarsi ad un elettricista per rifare l’impianto idraulico al posto dell’impianto elettrico: può anche darsi che ci riesca, ma il lavoro finale non sarà di eguale livello.

Quindi, oltre ai dilettanti allo sbaraglio, di cui ho già parlato una volta, che vogliono occuparsi di mafia o per moda o perché è molto chic, c’è poi invece un filone, quello dei carrieristi, che utilizzano la lotta alla mafia per costruirsi carriera e denari: accade così che:

in libreria siamo invasi di libri patacca sul fenomeno mafioso (quelli della serie: quello che i mafiosi non vorrebbero farti leggere, però non si sa mai perché sono in tutte le librerie);

che le amministrazioni comunali pagano improbabili “consulenti” per il solo fatto di militare in questa o quell’associazione antimafia;

che ci siano politicanti da quattro soldi che scalano i vertici locali o nazionali dei propri partiti, semplicemente perché magari hanno organizzato qualche evento con qualche magistrato o accademico.

Ecco, forse Sciascia più che contro i professionisti, di cui abbiamo bisogno come il pane, si sarebbe dovuto scagliare contro i dilettanti e i carrieristi dell’antimafia. Non mi sono mai reso conto di quest’ultima categoria, finché non mi sono trovato a dover chiedere a personalità più o meno importanti di prendere parte a WikiMafia, un’enciclopedia wiki sul fenomeno mafioso, completamente gratuita e accessibile da tutti, fatta da chi il fenomeno mafioso lo studia anzitutto dal punto di vista sociologico (esattamente come si studiano il lavoro, l’economia, la politica, il diritto etc.).

Ebbene, evito per carità di patria di riportare i nomi e i cognomi di chi, appena ha saputo che non c’era da guadagnarci nemmeno un euro, ha accampato scuse di terza categoria per evitare di contribuire con la propria esperienza al progetto. Mi limito a dire che forse è necessaria una riflessione profonda verso chi fa “antimafia” solo per fare carriera o, peggio, per garantirsi uno stipendio.

Essere antimafioso è come essere antifascista: non lo sei solo se ti pagano. O lo sei sempre o non lo sei. Chi è antimafioso solo a pagamento rischia poi di distruggere il lavoro dei veri antimafiosi che si fanno un discreto mazzo nell’anonimato, lavorando per la collettività. E quindi, in ultima analisi, fa un grosso favore alla Mafia che dice di voler combattere.