27 aprile 1937. Moriva all’età di 46 anni Antonio Gramsci, comunista, fondatore de “L’Ordine Nuovo”, primo segretario del Partito Comunista d’Italia (poi nel dopoguerra Partito Comunista Italiano). Passata l’euforia di Sanremo e gli “istant book” di Chiarelettere (avviso ai lettori e all’editore: il pezzo sugli indifferenti ha più di 80 anni, quindi di tutto può trattarsi, tranne che di un istant book), voglio riportare un pezzo da “Passato e Presente”, che a mio avviso ben si adatta alle vicende interne odierne della Sinistra (a proposito di rottamatori e quarantenni o di sessantenni che riscoprono tardivamente Craxi e mettono in soffitta Berlinguer). Parla dei “costruttori di soffitte”. E mentre lo leggi, non puoi fare a meno che pensare ai tanti Matteo Renzi sparsi per l’Italia, convinti che distruggere il passato sia la migliore maniera per costruire il futuro. Ecco cosa ne pensava Gramsci di costoro.
Una generazione può essere giudicata dallo stesso giudizio che essa dà della generazione precedente, un periodo storico dal suo stesso modo di considerare il periodo da cui è stato preceduto.
Una generazione che deprime la generazione precedente, che non riesce a vederne le grandezze e il significato necessario, non può che essere meschina e senza fiducia in se stessa, anche se assume pose gladiatorie e smania per la grandezza. È il solito rapporto tra il grande uomo e il cameriere.
Fare il deserto per emergere e distinguersi.
Una generazione vitale e forte, che si propone di lavorare e di affermarsi, tende invece a sopravalutare la generazione precedente perché la propria energia le dà la sicurezza che andrà anche più oltre; semplicemente vegetare è già superamento di ciò che è dipinto come morto.
Si rimprovera al passato di non aver compiuto il compito del presente: come sarebbe più comodo se i genitori avessero già fatto il lavoro dei figli. Nella svalutazione del passato è implicita una giustificazione della nullità del presente: chissà cosa avremmo fatto noi se i nostri genitori avessero fatto questo e quest’altro… ma essi non l’hanno fatto e, quindi, noi non abbiamo fatto nulla di più.
Una soffitta su un pianterreno è meno soffitta di quella sul decimo o trentesimo piano? Una generazione che sa far solo soffitte si lamenta che i predecessori non abbiano già costruito palazzi di dieci o trenta piani. Dite di esser capaci di costruire cattedrali, ma non siete capaci che di costruire soffitte.”
P.S. Noi Gramsci e il suo pezzo sugli indifferenti lo abbiamo pubblicato ben prima di Sanremo, in occasione del 120° anniversario della sua nascita.
……Bisognerebbe leggere ” L’albero del riccio” per sentire quanto era dolce con suo figlio quando gli scriveva le fiabe….!!!! Momenti davvero ..magici!
sicuri che se oggi ci fosse gramsci la penserebbe più come d’alema che come renzi? bah
Lo ricordiamo con sincero affetto e gratitudine
caro Yuri, se in più persone avessimo pensato come lui e interpretato in maniera coerente le sue parole forse, ora non ti porresti questa domanda…
abbiamo bisogno di uomini come lui