Era il 12 novembre 2010, una vita fa, quando questo blog aprì i battenti. Qualcosa di Sinistra, decidemmo di chiamarlo, perché proprio allora “qualcosa di sinistra” non riuscivamo a trovarla. Il blog era allora ospitato su un sottodominio del primo sito web dedicato a Enrico Berlinguer. Avevamo vent’anni, ci sentivamo orfani di una “casa”, ma soprattutto di una cultura e di un pensiero. In undici anni la situazione è decisamente peggiorata.
Il primo articolo con cui salutai il nostro pubblico fu “La Sinistra in esilio“. Il titolo lo avevo scelto dopo aver ritrovato un vecchio articolo di Alessandro Baricco su Micromega 1/1997, decisamente molto prima che venisse folgorato sulla strada del renzismo.
Ecco, in un periodo in cui quelli che dicono qualcosa di sinistra si ostinano a rifugiarsi in un settarismo sterile che per altro non ruba consensi al primo partito italiano, l’astensione, e un Partito Democratico che ancora non ha deciso cosa essere, portando il suo segretario Letta a non trovare niente di meglio che definirlo “draghiano”, trovo utile la rilettura di quel primo articolo. Perché purtroppo in undici anni non è cambiato assolutamente niente, anzi: nel 2010 almeno avevamo la speranza di costruire un centrosinistra diverso.
Cosa che per altro effettivamente facemmo con la grande avanzata alle comunali del 2011, prima della gelata Monti e del decennio di governi-melassa il cui unico indirizzo politico è stato tutelare le classi dominanti, facendo pagare la crisi come al solito a quelle subalterne.
A cosa serve quindi la Sinistra?
Il premio Nobel per la letteratura Josè Saramago, in uno delle sue ultime interviste, disse: “ogni volta che la Sinistra vince e va al governo, prepara la sua sconfitta, perché si appiattisce sui programmi della destra”.
Questo è quello che purtroppo in Italia è successo, dal 1996 in poi. Aver dissipato inoltre la più grande eredità politica e culturale della Sinistra italiana, quella del PCI di Berlinguer, ha fatto il resto. Riprendo cosa scrissi undici anni fa:
Erano così preoccupati a dimostrare all’Italia intera che non erano più (e non erano mai stati in alcuni casi) comunisti, che non si sono minimamente preoccupati non solo di definire una volta per tutte cosa sono (e cosa vogliono diventare), ma soprattutto cosa pensano e vogliono fare per dare una voce alle speranze di chi ha sempre votato a Sinistra: in poche parole, a chi vuole un Paese Diverso.
Quindi a cosa serve la sinistra? Ha senso che esista oggi una sinistra? Davvero destra e sinistra sono due etichette superate? La risposta la vado a prendere dalla famosa intervista di Enrico Berlinguer a Ferdinando Adornato:
“Quali furono infatti gli obiettivi per cui è sorto il movimento per il socialismo? L’obiettivo del superamento di ogni forma di sfruttamento e di oppressione dell’uomo sull’uomo, di una classe sulle altre, di una razza sull’altra, del sesso maschile su quello femminile, di una nazione su altre nazioni. E poi: la pace fra i popoli, il progressivo avvicinamento fra governanti e governati, la fine di ogni discriminazione nell’accesso al sapere e alla cultura. Ebbene, se guardiamo alla realtà del mondo d’oggi chi potrebbe dire che questi obiettivi non sono più validi? Tante incrostazioni ideologiche (anche proprie del marxismo) noi le abbiamo superate. Ma i motivi, le ragioni profonde della nostra esistenza quelle no, quelle ci sono sempre e ci inducono ad una sempre più incisiva azione in Italia e nel mondo.”
Lo dico quindi anche con un filo di autocritica, benché non abbia mai avuto responsabilità politiche di sorta: diamoci una mossa, perché non c’è più tempo.