Nel 1921 Giuseppe Prezzolini pubblicò il “Codice della vita italiana“, una raccolta di aforismi divenuti celebri per lo spirito mordace con cui veniva rappresentata l’indole degli italiani. Il primo capitolo è intitolato “Dei fessi e dei furbi” e rileggendolo cent’anni dopo si rimane stupefatti da quanto sia attuale.
Il capitolo esordiva così: “I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi” e continuava:
Non c’è una definizione di fesso. Però: se uno paga il biglietto intero in ferrovia, non entra gratis a teatro; non ha un commendatore zio, amico della moglie e potente nella magistratura, nella Pubblica Istruzione ecc.; non è massone o gesuita; dichiara all’agente delle imposte il suo vero reddito; mantiene la parola data anche a costo di perderci, ecc. questi è un fesso.
I furbi non usano mai parole chiare. I fessi qualche volta.
Non bisogna confondere il furbo con l’intelligente. L’intelligente è spesso un fesso anche lui.
Il furbo è sempre in un posto che si è meritato non per le sue capacità, ma per la sua abilità a fingere di averle.
Colui che sa è un fesso. Colui che riesce senza sapere è un furbo.
Segni distintivi del furbo: pelliccia, automobile, teatro, restaurant, donne.
I fessi hanno dei principi. I furbi soltanto dei fini.
Dovere: è quella parola che si trova nelle orazioni solenni dei furbi quando vogliono che i fessi marcino per loro.
L’Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l’Italia sono i furbi che non fanno nulla, spendono e se la godono.
Il maxicondono a danno dei fessi
Come fanno a non venire in mente le parole di Prezzolini, quando si legge sul Corriere della Sera un articolo, a firma di Enrico Marro, che annuncia la “cancellazione delle cartelle esattoriali comprese nel quindicennio 2000-2015“?
Nella bozza del decreto legge Sostegni, infatti, sono sei le diverse ipotesi di studio. In quella “minima”, che costerebbe nel 2021 “appena” 1,6 miliardi di euro, verrebbero rottamate tutte le cartelle fino a 3mila euro. Quella massima, che prevede l’eliminazione totale di 70,5 milioni di cartelle esattoriali, avrebbe un costo di 3,3 miliardi di euro.
Inoltre, si prevede il cosiddetto «discarico automatico per inesigibilità»: a partire dal 2021, tutte le cartelle esattoriali non riscosse entro cinque anni saranno restituite dall’agente della riscossione al titolare (per esempio dall’Agenzia delle entrate al Comune, se si tratta di una multa). In pratica, se non si paga una multa e in cinque anni lo Stato non riesce a fartela pagare, di fatto è come se cadesse in prescrizione.
Come verrà finanziato il nuovo maxicondono, in qualunque versione verrà approvato? Ovviamente con quei 32 miliardi di euro di maggior deficit autorizzati dal Parlamento, che in teoria dovevano andare a sostenere imprenditori e lavoratori colpiti duramente dalla crisi dovuta alla pandemia. Per quanto riguarda i lavoratori, la bozza, ci fa sapere Marro, è ancora in bianco.
Il nodo politico grave è che stiamo togliendo risorse a quegli imprenditori e lavoratori onesti, cioè “fessi”, per darli ai “furbi”, che probabilmente così come non hanno pagato per quindici anni le tasse non hanno nemmeno problemi economici. Quale messaggio stiamo dando? Che puoi non pagare le tasse, tanto prima o poi sarà la collettività a pagarle per te.
Negli Stati Uniti l’evasione fiscale è un reato talmente grave punito con diversi anni di galera, in Italia l’impunità è praticamente assicurata per legge, come ricordava qualche tempo fa l’ex-magistrato Bruno Tinti sul Fatto Quotidiano. Tanto è vero che in Lombardia, la “locomotiva d’Italia”, le organizzazioni mafiose, ‘ndrangheta in testa, oramai hanno come principale business nell’economia “legale” la creazione di società cartiere per false fatturazioni o cessione di falsi crediti IVA alle piccole e medie aziende, proprio in virtù dell’esiguità della pena.
Ma la sinistra non ha niente da dire?
La lotta all’evasione fiscale e ai furbi, che sottraevano risorse alla collettività era una delle battaglie identitarie della Sinistra. Il PD, che di sinistra certamente non è mai stato, almeno quella battaglia l’aveva mantenuta. Ora niente da dire? E il Movimento 5 Stelle? Soprattutto: gli Italiani fessi non si sono stancati di questo andazzo? Probabilmente aveva sempre ragione Prezzolini, quando scriveva:
L’Italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all’ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l’italiano in generale ha della furbizia stessa, alla quale principalmente fa appello per la riscossa e per la vendetta. Nella famiglia, nella scuola, nelle carriere, l’esempio e la dottrina corrente – che non si trova nei libri – insegnano i sistemi della furbizia. La vittima si lamenta della furbizia che l’ha colpita, ma in cuor suo si ripromette di imparare la lezione per un’altra occasione. La diffidenza degli umili che si riscontra in quasi tutta l’Italia, è appunto l’effetto di un secolare dominio dei furbi, contro i quali la corbelleria dei più si è andata corazzando di una corteccia di silenzio e di ottuso sospetto, non sufficiente, però, a porli al riparo delle sempre nuove scaltrezze di quelli.
Con buona pace di tutte le melense stupidaggini ideologiche, quelle sì, degli attuali liberisti alla McKinsey su meritocrazia e “capitale umano” (concetto microeconomico ideato da Gary Becker, usato oramai come misura di tutte le cose; sul tema, si consiglia Boarelli e il suo “Contro l’ideologia del merito“).