McKinsey, quella disastrosa consulenza sui cellulari

L’articolo di ieri ha suscitato, come prevedibile, una canea di commenti, il cui più rappresentativo è un tale che ha esordito dicendo di smetterla con le “stupidaggini ideologiche“. Seguiva un commento totalmente ideologico, plasmato dall’ideologia dominante dalla fine della Guerra Fredda ad oggi, cioè il capitalismo liquido (fatevi un favore e leggetevi Modernità Liquida di Zygmunt Bauman per ulteriori dettagli), in cui si magnificavano anche le virgole di McKinsey.

Il Ministero dell’Economia e Finanze ha precisato in un comunicato che “la governance del Pnrr italiano è in capo alle Amministrazioni competenti e alle strutture del Mef che si avvalgono di personale interno degli uffici“. E ci mancherebbe altro

Il problema è che la toppa è peggio del buco, come ricorda anche Alessandro Gilioli, che con Radio Popolare ha rilanciato per primo la notizia. Anzi, proprio perché si rende noto che McKinsey offrirà la sua consulenza a una cifra più che simbolica, rispetto ai suoi onorari, le ombre si moltiplicano e la domanda che sorge spontanea è: cosa ci guadagnano quindi davvero? Non è complottismo, è mera applicazione della dottrina della scelta razionale, tanto cara ai Chicago Boys e adepti sparsi in giro per il mondo.

Quella “profezia” di McKinsey sui cellulari nel 1980

Ma suvvia, basta con queste “stupidaggini ideologiche“, e magari anche un po’ complottiste. Dove sono i fatti? E qui casca l’asino, o meglio, il liberista. Basta farsi un giro su Google per scoprire, ad esempio, che McKinsey è stata recentemente condannata a risarcire 49 Stati americani con la cifra record di 573 milioni di dollari perché ha contribuito ad alimentare l’epidemia di dipendenze da farmaci a base di oppioidi fornendo consulenza di marketing a produttori di farmaci, tra cui Purdue Pharma e Johnson & Johnson.

Ma quella che ho trovato francamente fenomenale è la consulenza che fecero alla società americana di telefonia AT&T. Come riporta un vecchio articolo del Washington Post del 2008, nel 1980 il colosso delle telecomunicazioni, i cui Bell Labs avevano inventato i telefoni cellulari, chiese a McKinsey una valutazione sul loro futuro. La risposta fu che sarebbero stati un mercato di nicchia, elaborando una stima che era sfasata di 120 volte, nemmeno l’1% del valore reale. All’epoca, però, AT&T si fidò e decise che non era il caso di investirci ulteriori risorse. Venticinque anni dopo la società venne acquisita dalla SBC Communications, una “Baby Bell” negli anni ’80, come si legge nell’articolo di Joel Garreau, la quale però ebbe la lungimiranza di investire in quel settore, sconsigliato da McKinsey.

Ma nemmeno gratis, grazie

E noi dovremmo affidare la valutazioni dei nostri programmi per il Recovery Plan a una società che ha un curriculum dove spiccano cantonate colossali come questa sul futuro della tecnologia o vicende allucinanti come quella sudafricana

Ma è praticamente regalata“, ci dicono quindi i sostenitori dell’opportunità di affidarsi a McKinsey. Ma nemmeno gratis, rispondo io, signora mia. Anche perché è lecito domandarsi cosa ci guadagnino: dati sensibili sul nostro Paese, da spendere su altri tavoli e altri contratti? Così pare, stando a quanto scrive anche Stefano Feltri, che in quel paradigma economico dominante è cresciuto e continua a starci, dirigendo la nuova creatura editoriale di Carlo De Benedetti.

La ciliegina sulla torta, a complemento della serie di buone notizie di questo weekend, è che Mario Draghi ha nominato sua consulente Serena Sileoni, membro dell’Istituto Bruno Leoni, think tank ultra-liberista italiano.

La domanda è: ma nel Partito Democratico nessuno ha niente da dire? Da oltre un mese ci deliziano con dirette inguardabili sui social per dirci quanto era bello il PCI, non aprono mai bocca per spiegare la loro visione del mondo. Probabilmente, è perché non esiste. E nell’assenza di Sinistra e di una prospettiva ideale, i turbo-liberisti festeggiano.