In un paese normale, Vittorio Feltri non sarebbe direttore di un giornale, men che meno un giornalista, visti i titoli che produce al fine di vendere più copie col suo giornale. Salvini, che da otre tre settimane, finita la campagna elettorale in Emilia, prova a raccattare voti invocando la chiusura dei porti ai rifugiati (il virus è arrivato di sicuro via aereo tramite persona in possesso di regolare passaporto) e alimentando paure, probabilmente sarebbe trattato alla stregua dei complottisti delle scie chimiche e sarebbe un disoccupato in fila per il reddito di cittadinanza (dato che, sentenza alla mano, si può dire che non ha mai lavorato in vita sua dato che dal 1993 campa a spese degli Italiani).
In un paese serio, a chiudere la questione coronavirus sarebbero bastate le parole degli esperti, due donne in particolare: una è Maria Rita Gismondo, direttrice responsabile di Macrobiologia clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano, l’altra è Ilaria Capua, già parlamentare e direttrice dello One Health Center of Excellence dell’Università della Florida, centro all’avanguardia nelle ricerche sulla salute globale e tra le virologhe più importanti al mondo.
La prima, in un momento di pausa dallo strenuo lavoro a cui è sottoposto il suo laboratorio, ha scritto su Facebook:
Nell’ultimo post sulla sua pagina ha invece scritto: “Non è pandemia! Durante la scorsa settimana la mortalità per influenza è stata di 217 decessi al giorno! Per Coronavirus 1!!!“
Ilaria Capua, su fanpage, è stata ancora più netta:
Questa che stiamo vivendo oggi, con sedici casi finora accertati in un giorno solo, è una emergenza sanitaria che possiamo chiamare sindrome influenzale da Coronavirus. Influenzale, già. Perché questa infezione provoca nella stragrande maggioranza dei casi sintomi molto lievi e solo in pochi casi – con patologie intercorrenti e con situazioni particolari – provoca effetti gravi. Esattamente come ogni normale influenza.
E sottolinea come fosse illusorio pensare di contenere il contagio, nonostante il Governo Conte bis abbia adottato misure immediate non appena il 30 gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’emergenza, sospendendo i voli da e per la Cina il giorno successivo: questo perché
la trasmissione era già iniziata da settimane e la sindrome influenzale da Coronavirus era già uscita nel resto della Cina. Queste persone, già contagiate, ne hanno contagiate altre, che a loro volta si sono mosse ancora. Ecco perché oggi abbiamo un focolaio con alta trasmissibilità in Giappone, così come in Corea, così come in Iran.
La soluzione? Attenersi alle indicazioni delle Istituzioni. Non, tanto per capirsi, come ha fatto il 27enne fuggito da Codogno e tornato in Irpinia, in Campania, che ha costretto tutta la sua famiglia ora alla quarantena.
In questo momento non c’è tempo per l’improvvisazione. Non c’è tempo di dire “Io non credo a quel che mi dicono le istituzioni”. Non c’è tempo per fake news, teorie del complotto, negazionismo. È un’emergenza sanitaria, questa, che non riguarda noi come singoli, ma che ci riguarda come comunità e come sistema Paese. Noi dobbiamo essere parte della soluzione e non parte del problema.
Continuare a fomentare paure e giocare ad accusare il Governo per calcoli elettorali, quando tutto quello che poteva essere fatto è stato fatto, fa semplicemente orrore.
Per chiuderla con una celebre battuta di Ennio Flaiano sulla situazione politica, “in Italia la questione è grave ma non è seria“. Ecco, ora, soprattutto dalle forze politiche, servirebbe un po’ di serietà in più rispetto a quella a cui ci hanno abituato negli ultimi anni. Purtroppo, non sarà così.
P.S. Qui tutte le informazioni sul Coronavirus, dal sito del Ministero della Salute