Gli immortali trasformisti

All’indomani del voto Luigi Di Maio una settimana fa ha annunciato: “Benvenuti nella Terza Repubblica!”. Tuttavia, alcuni sopravvissuti della prima e della seconda continueranno ad occupare le poltrone del Parlamento anche nella prossima legislatura. Eccone alcuni.

Pier Ferdinando Casini: uno degli ultimi figli della “Balena bianca” è stato rieletto al collegio di Bologna, antico feudo, ormai perduto, della sinistra italiana. Ma il viaggio che ha condotto Casini fino ad oggi è stato lungo: per otto anni al Centro cristiano democratico, poi quattordici anni all’Unione di Centro e, infine, con i Centristi per l’Europa. Fino al 2008 con Berlusconi, poi con Monti, ora in appoggio a Renzi. In passato il suo trasformismo l’ha portato ad essere l’ago della bilancia in molti comuni d’Italia, talora favorevole al centrosinistra, talaltra al centrodestra. L’unica cosa che non è mai cambiata pare essere la sciarpa rossoblu, che ha mostrato fiero durante l’ultima campagna elettorale.

Bruno Tabacci: un altro ex democristiano che, come Casini, non si è fatto mancare nulla: Ccd, Udc, il movimento cristiano della Rosa per l’Italia, Alleanza per l’Italia di Rutelli, l’assessorato nella giunta dell’ex comunista Pisapia, le primarie del centrosinistra in gara, tra gli altri, con il leader omosessuale ed eco-socialista Vendola, il ritorno da Pisapia nel mai nato Campo Progressista e, infine, il generosissimo regalo a Emma Bonino, leader radicale, abortista, anticomunista e antidemocristiana. Tabacci si riconferma il parlamentare della “zona grigia”, dove le contraddizioni, a differenza della coerenza, sono ben accette.

Emma Bonino: donna lottatrice e irriducibile paladina dei diritti civili. Entra nel Parlamento nel ’76 e ci rimarrà per un totale di sette legislature (più quattro in quello europeo). Di Bonino si possono apprezzare molte qualità, ma non la logicità delle sue alleanze: Berlusconi dal ’94 al 2006, Prodi e il carrozzone dell’Unione dal 2006 al 2008, che vedeva tra l’altro la partecipazione del Partito dei Comunisti Italiani e del Partito della Rifondazione Comunista. È stata deputata, senatrice, europarlamentare, commissario europeo, vicepresidente del Senato e ministro. Oggi, invece, evitando la raccolta firme, si fa aiutare da Tabacci, nella coalizione che vede candidato Minniti, contestato dalla stessa Bonino fino a due mesi fa.

Beatrice Lorenzin: la ministra vaccinista sostiene di essere sempre stata stabile nelle proprie idee e che sia stato il panorama intorno a mutare. Non si comprende, però, come abbia potuto sostenere che Ruby fosse la nipote di Mubarak, seguire Berlusconi nel PdL, per poi abbandonarlo, entrare nell’alfaniano Ncd e, dulcis in fundo, formare la lista civica “petalosa”, insieme a Ignazio Messina (IdV, fondato da Di Pietro, storico nemico di B.). Ironia della sorte: l’ultima lotta è stata per il simbolo della lista, che l’ha vista perdere contro gli ex Margherita di Rutelli, contro il quale si era battuta alle elezioni del Campidoglio, in favore di Alemanno (ex An, FdI, ora MSN).

Alessandrina Lonardo: meglio conosciuta come la Signora Mastella, ex UDEUR (che appoggiò il governo Prodi nel 2006), ora FI. Di mezzo una pausa di riflessione, che ha trascorso gestendo un laboratorio artigianale di pasticceria. In questa tornata elettorale è stata eletta collegio plurinominale al Senato di Benevento, Avellino e Salerno. Sembrerebbe tutto in ordine, no? No, perché ha creato problemi al marito (ex DC, CCD, CDR, UDR, UDEUR e Popolari per il Sud), amico di Lotito (Presidente della Lazio e “re delle pulizie”), che si è visto sfilare un seggio sicuro. Clemente non ci pensa nemmeno a prendere le parti della moglie: “Ho detto al mio amico Lotito di fare ricorso. Ci sono almeno sette schede che sono state annullate, perché la croce non era stata centrata sul simbolo o sul nome. Abbiamo avuto presidenti di seggio fin troppo fiscali”.

Barbara Saltamarini: nonostante i continui cambi di casacca, il colore è rimasto sempre lo stesso: molto scuro, tendente al nero. Prima dirigente di Azione Giovani, poi militante in: MSI, An, PdL, Ncd, ora eletta con la Lega nazionale di Salvini.

Paola Binetti: ultracattolica, psichiatra, omofoba e conservatrice. Ma non solo: senatrice della coalizione l’Unione, ex Margherita e Pd, montiana, per due anni nel gruppo parlamentare di AP, poi gruppo misto. Sarà di nuovo eletta senatrice, questa volta tramite “Noi con l’Italia”, la “quarta gamba” del centrodestra. Dopo aver letto la sua carriera politica, viene quasi da buttarsi sul lettino di uno psichiatra per capirci qualcosa, possibilmente non il suo.

Come detto, si parla anche giustamente di “Terza Repubblica” dopo il voto del 4 marzo, ma siamo sicuri che la seconda sia già finita?