Bentornati al #Renzi show

Renzi ha trionfato alle primarie e ha inaugurato, a suo dire, una nuova era: “lavoro, casa, mamme” è stato lo slogan, del suo programma politico, o meglio, del suo one man show.

“Lavoro” significa creazione di nuova occupazione. Eppure il Jobs Act ha portato a una maggiore precarietà dei posti di lavoro, abbassando la tutela per il lavoratore dipendente. Dalle indagini dell’OCSE, evidentemente poco conosciute in quel di Firenze, emerge, infatti, che la precarizzazione del lavoro aumenta la disoccupazione e questa, indebolendo il potere contrattuale dei lavoratori, rende possibili ulteriori misure di precarizzazione del lavoro. Qualcosa che i numeri mettono nero su bianco anche per l’Italia.

“Casa” riguarda la sicurezza e legittima difesa. Eppure il Partito Democratico ha votato una norma (scritta, tra l’altro,  in modo confuso e travisabile) che è del tutto contraria alla sicurezza domestica: permette l’uso di armi “di notte” per reagire ad un’aggressione con “violenza sulle persone o sulle cose”. Una follia. Come ha detto Renzi “verrà corretta al Senato“, che per fortuna c’è ancora.

Infine, “mamme”: «Abbiamo portato le mamme a occuparsi di politica, è ora che la politica si occupi delle mamme». Difficile commentare una frase totalmente fine a sé stessa e priva di qualsiasi spunto per una riflessione seria: forse sarebbe stato meglio intervenire sul welfare, evitando che l’unica forma di sostegno alle “mamme” sia quella dei nonni.

Non è tutto: Renzi ha capito di aver perso l’elettorato giovane, che dovrebbe essere facilmente conquistabile per un ex-Presidente del Consiglio tra i più giovani della storia repubblicana. L’ex premier e i suoi sono corsi ai ripari: è stato inserito nella Direzione nazionale del PD un gruppo di Under 35 (il più giovane ha diciannove anni, il più “anziano” trentaquattro), al fine di “aiutare il partito a ricucire il rapporto tra il PD e i giovani”. Un’iniziativa interessante e sicuramente apprezzabile, senonché pare che anche in questo caso sia stato rispettato il manuale Cencelli.

Per concludere, è stata lanciata una nuova app: Matteo Renzi. Evidentemente l’errore di personalizzare non è stato compreso fino in fondo. Tramite l’app è possibile restare in contatto e condividere eventi. La partecipazione frutterà dei punti, come in una qualsiasi compagnia di distributori di benzina.

Non vi è alcuna innovazione, alcun pentimento per gli errori del passato (più prossimo che remoto) in queste semplici parole, vuote di significato, che hanno il solo scopo di racimolare consenso in modo confusionario, un pochino a sinistra e molto a destra. Il carisma tanto celebrato, pare essersi dissolto velocemente, lasciando spazio a scandali (Consip) e facili battute sui social media.

Per Weber, “la dedizione al carisma del profeta o del capo in guerra o del grande demagogo nella ecclesia o nel parlamento significa che egli personalmente è per gli altri uomini un capo per vocazione intima, e che costoro lo seguono non in forza del costume o della legge, ma perché credono in lui”. Difficile continuare a credere in Renzi. In molti si sono illusi che egli potesse rappresentare la figura carismatica capace di portare la Sinistra italiana in una dimensione europeista, solidale, innovativa e giovanile. Nulla di ciò si è realizzato.

L’elite fiorentina, in cui Renzi si è politicamente formato, è diventata la sua prigione, non solo il suo punto di riferimento. È caduto nell’errore previsto proprio da Weber: il leader carismatico, una volta giunto al potere, non deve trovare legittimazione nelle élite, ma deve ricercarla attraverso un tendenziale avvicinamento verso il potere legale-razionale, ossia la Costituzione e i suoi valori, il documento che Renzi ha cercato, per fortuna invano, di cambiare.

Con Renzi, ma anche con Grillo, siamo di fronte alla ricerca di un rapporto diretto con l’elettorato, saltando ogni tipo di mediazione e rincorrendo la proposta più demagogica di turno, con il sostegno di elite di partito ed economiche che mantengono in vita quel gruppo di potere, almeno finché tutelerà i propri interessi e non si staglierà all’orizzonte un nuovo capo carismatico giudicato vincente.

10 commenti su “Bentornati al #Renzi show”

  1. NoO , deve andare a fin legislatura non c’è fretta , così dice Renzi . Lo diceva anche x il governo
    LETTA che precedeva il suo . Se fanno l’accordo x la legge eletorale ,butera fuori anche Gentiloni , come da Rotamate . Solo chi non riflete voterà PD , il partito x le poltrone .

  2. Una cosa è certa che sotto il profilo umano, la schiettezza cui io vorrei esistesse: pane al pane e vino al vino. Non esiste più…e molti i quali ancora parlano di Comunismo e di Sinistra denigrandole come ancora esistessero non han capito e nulla continuano a capire . Perché queste da tempo purtroppo non ci sono più !

  3. uno che si inventa il bonus mamma indipendente dal reddito è sicuramente un’autorità in materia di populismo, per questo motivo è applaudito; gli altri hanno solo da imparare.

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