Il mio ricordo di Andrea Parodi

Credo fosse l’estate del ’94.
I Tazenda erano già molto conosciuti in Sardegna. L’Italia li aveva scoperti grazie a Spunta la luna dal monte (riedizione di Disamparados con testo in italiano di Pierangelo Bertoli), canzone presentata al Festival di Sanremo del 1991 e vincitrice della Targa Tenco.
Era una bella giornata di agosto a Porto Torres, la città di mia madre.
Noi ragazzini giocavamo davanti a casa di nonna. Si affaccia zia e a un certo punto urla “mi’ chi v’è Andrea! (guarda che c’è Andrea!)” e tutti “Andrea chi?” e lei “Andrea Parodi!”

Con la sfrontatezza dei bambini, io e mio cugino andiamo verso il bar, in mano la cassetta di Murales. Andrea è lì a bere un caffè con alcuni amici, è un uomo sulla trentina, mi sembra un signore simpatico, di quelli che sorridono spesso ma mai per circostanza. Faccio fatica a collegarlo al cantante folk-rock che ascoltiamo a casa. Gli chiediamo di autografare la copertina della cassetta, lui lo fa e noi torniamo da zia entusiasti ed emozionati col nostro cimelio.

I Tazenda e Andrea Parodi hanno fatto parte della mia infanzia e sono tutt’ora una delle mie più grandi passioni musicali. La mia canzone preferita quando incontrai Andrea era Nanneddu, pezzo popolare sardo che i Tazenda riarrangiarono con un deciso stile rock: fu anche il mio primo, strano incontro col punk. Prima della chitarra di Mick Jones e la batteria di Tobi Vail, per me ci sono tre ragazzi che cantano in logudorese.

Andrea Parodi lasciò i Tazenda (che continuarono sia come duo che con i cantanti Beppe Dettori e Nicola Nite) dopo l’album Fortza Paris!Intraprese la carriera solista con l’album Abacada e dal vivo, come interprete folk, collaborando con gli Indaco, Al Di Meola, Noa, Mauro Pagani, Anna Oxa. Nel 2005 partecipò al concerto-tributo all’amico Faber con una bellissima e molto significativa interpretazione di Hotel Supramonte.

Tornò con i Tazenda (Gigi Camedda e Gino Marielli) per una serie di concerti e l’album Reunion nell’estate del 2006, poco prima di morire.

Andrea non è stato solo uno dei cantanti più dotati e apprezzati in Italia. La sua voce inconfondibile, l’amore per la sua terra, la sua personalità dolce e allo stesso tempo fortissima, ne hanno fatto il simbolo musicale e artistico della Sardegna. Come Maria Carta, la Joan Baez sarda, con cui cantò la bellissima No potho reposare.

A vent’anni di distanza da quel breve incontro in un bar di Porto Torres, riascoltare la voce di Andrea è per me un’emozione assolutamente unica: la sua morte è stata come quella di un amico o un parente. Con lui se n’è andato un pezzo di storia della musica e, per me, anche un pezzo della mia isola, tanto che faccio ancora molta fatica a guardare per intero il video del suo ultimo concerto all’anfiteatro romano di Cagliari, che oggi porta il suo nome. Vederlo carico di passione e, allo stesso tempo, fisicamente consumato dalla malattia è un pugno allo stomaco.

Così, a sessant’anni dalla sua nascita, preferisco ricordarlo giovane, sardo e rocker, come in questo videoclip del 1989. Buon ascolto…

45 commenti su “Il mio ricordo di Andrea Parodi”

    • “Disamparados” è di Gigi Marielli. I Tazenda diedero l’inedito a Pierangelo Bertoli che scrisse il testo in italiano. “Spunta la luna dal monte”, dunque, è di “P. Bertoli / L. Marielli”.
      LB

  1. Grande Andrea Parodi, grande Pierangiolo Berti ha scritto delle meravigliose canzoni anche a difesa della natura e piene di speranza di poesia e di lotta Bertoli era davvero un grande morto anche lui giovane e sofferente, li ricordiamo con grande stima affetto e li rimpiangiamo.

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