#25aprile, Ora e sempre #Resistenza

Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione.

 

Quando Piero Calamandrei pronunciava a Milano queste parole, chiudendo una conferenza ai giovani sulla Costituzione, correva l’anno 1955. Allora era il 10° anniversario della Liberazione. Quest’anno sono 69 anni e non stiamo in effetti molto bene. I partigiani oramai nella vulgata corrente sono equiparati ai repubblichini, che stavano dalla parte dei nazisti e che tolsero la libertà agli italiani per vent’anni.

Sì, perché va anche ricordato che in Italia la libertà è sempre stata soffocata dalla destra e se si è mantenuta salda in questi anni è solo grazie alle forze di sinistra, che hanno pagato con un prezzo di sangue e vite umane non indifferente la lotta per difendere gli interessi di tutti, anche di chi non era socialista o comunista o azionista.

Oltre vent’anni di revisionismo insistente e massacrante hanno portato al sorprendente risultato per il quale partigiani e repubblichini sono solo “giovani mossi da ideali contrapposti, ma ugualmente rispettabili” , che in realtà il fascismo non è mai esistito, semmai è esistito il mussolinismo, una dittatura dal volto umano che è stata presentata per pagine intere sul primo quotidiano nazionale.

Come si è arrivati a questa crisi dell’antifascismo? Come tutte le storie, c’è una data precisa: martedì 24 novembre 1993, quando Silvio Berlusconi, non ancora sceso in campo, dichiarava che come sindaco di Roma avrebbe preferito Fini a Rutelli. Lo stesso Fini che l’anno prima aveva festeggiato i settant’anni della marcia su Roma, tra svastiche, croci celtiche, saluti romani e camicie nere.

La Sinistra della gioiosa macchina da guerra non mosse un muscolo, non protestò un attimo: di fronte alla provocazione almirantiana di tenere un congresso a Genova, città medaglia d’oro della Resistenza, la generazione precedente era scesa in piazza, pagando anche un prezzo di sangue altissimo di fronte alla repressione reazionaria democristiana (qualche gioioso riformista del Pd si ricorda per caso i morti di Reggio Emilia?), mentre questa non aveva mosso una piega.

Quel 24 novembre 1993 ha segnato la fine dell’orizzonte antifascista dell’arco costituzionale, grazie soprattutto al silenzio della sinistra ufficiale. Da quel momento in poi l’anti-antifascismo è stato prima legittimato e in seguito canonizzato in tutte le sue forme, ideologiche, storiografiche e morali.

La Resistenza Antifascista su cui è nata la Repubblica democratica viene ogni giorno delegittimata, insultata, infangata, proprio perché quel 24 novembre nessuno parlò, tutti stettero in silenzio: quello fu il primo di una lunga serie di silenzi, che hanno portato la sinistra semplicemente a esistere solo sulla carta. Quello fu il Peccato Originale di questa Sinistra.

 Sarebbe ora che la Sinistra attuale (se ancora così si può chiamare) si schieri senza alcuna timidezza contro questa Italia del profitto sfrenatodell’occupazione clientelaredella caccia al diverso dell’impunità dell’establishment.

Perché questa Italia si può combattere e sconfiggere, ma a patto che le si contrapponga un’Italia della legalità, della solidarietà e dell’efficienza. E un’Italia del genere non si costruisce sui silenzi e, magari, aspettando le sentenze dei magistrati. La si costruisce dando l’esempio. Ma soprattutto, Resistendo e Ricordando.