Se la #Boschi invoca il bavaglio per la #satira

Prima la difesa degli indagati al governo, dimostrando di essere abbastanza carente sul tema della Questione Morale, poi l’attacco a Ballarò e a Virginia Raffaele, colpevoli di lesa maestà. Eggià, a quanto pare a Maria Elena Boschi, icona del nuovo che avanza, non piace essere presa in giro dalla satira, il cui compito, da più di 2500 anni, è proprio quello di irridere il Potere.

E dunque, dopo aver telefonato a Matteo Renzi in diretta sfogandosi della presunta barbarie, ha fatto prendere carta e penna al suo fedelissimo Michele Anzaldi (segretario della commissione di Vigilanza Rai), il quale ha chiesto in soldoni al Presidente Tarantola se la satira sia servizio pubblico. Come un berluscones qualsiasi.

Non contenta, pare che sulla nota questione della parità di genere (incostituzionale, come abbiamo spiegato qui), la neoministra abbia inviato il seguente biglietto a Dorina Bianchi, NCD (ex-PD), in cui faceva notare che: “Se passa l’emendamento che hai difeso, salta tutto e si va a votare. Voglio vedere dove prendi i voti per essere eletta”. Insomma, una sincera democratica.

Se questo è il nuovo, aridatece il vecchio. Nulla di personale, of course.

P.S. Dopo la pubblicazione dell’articolo, il ministro ha deciso di porre fine alle polemiche con questo tweet (non twittava dal 22 febbraio). Un po’ freddina. Ma meglio di niente.