#Roma, il terzo mondo per i disabili

Mercoledì 24 luglio avevo in programma una presentazione di “Casa per Casa, Strada per Strada” a Roma, al Circolo ARCI Concetto Marchesi. Così, con mia madre e mia sorella, che è sulla sedia a rotelle, abbiamo passato cinque giorni nella capitale. Che le metro di Roma non fossero nemmeno paragonabili a quelle di Milano l’avevo già sperimentato (quando un milanese si lamenta del servizio ATM, consiglio sempre un’esperienza nella capitale), ma che si arrivasse addirittura alla paradossale esperienza di ben 45 minuti per trovare un ascensore alla stazione di Roma Termini che ci portasse alla metropolitana, francamente questo non l’avrei mai previsto.

L’ascensore indicatoci dalla polizia locale presente alla stazione era guasto e a chiunque altro chiedessi del personale della stazione, nessuno sapeva dirmi dove trovarne un altro. Notare che non era indicato sul cartello né da quanto era guasto né quando avessero intenzione di ripararlo.

Quando finalmente troviamo l’ascensore di servizio che ci porta a -1, non troviamo quello per raggiungere la banchina della metro. Due solerti funzionari ATAC ci consigliano, per far prima, di usare le scale mobili: facile con una sedia a rotelle. Dopo 20 minuti, finalmente si trova il benedetto ascensore. Aspettiamo la metro, arriva e, tralasciando l’aria condizionata assente, raggiungiamo la fermata di Santa Maria del Soccorso.

Piccolo problema: là gli ascensori non funzionavano. Nessuno ci aveva detto nulla: a Milano, prima di far prendere una metro ad un disabile, il responsabile della stazione di partenza chiama quella di arrivo, per accertarsi del funzionamento degli ascensori. A Roma, invece, per nulla. Non solo, quando salgo per chiedere “aiuto”, visto che mia sorella era rimasta bloccata al piano di sotto, non trovo nessuno al gabbiotto di controllo, tra l’altro lasciato aperto. Aspetto 15 minuti, ma non arriva nessuno. Per informazioni, erano le 18:13, non sera inoltrata.

Chiamo quindi il Circolo ARCI e se non fosse stato per i volontari della Protezione Civile, mia sorella sarebbe rimasta bloccata lì per chissà quanto tempo ancora. Ah, per inciso, siccome mia sorella è residente a Milano, non paga i mezzi pubblici solo lì, mentre a Roma sì. Un disabile quindi è disabile a Milano, ma non a Roma: l’ennesima follia, visto che è cittadina italiana, non milanese, e non mi risulta che Lazio e Lombardia siano due stati differenti. E giusto per aggiungere altri dettagli gustosi, abbiamo fatto il biglietto ATAC per 3 giorni per 3 persone, pagando 50 euro, e abbiamo potuto usare i mezzi pubblici con mia sorella solo 4 volte.

La prossima volta, state sicuri, farò a meno di farmi scrupoli sull’inquinamento e userò la macchina.