Capita. Capita che per qualche strano scherzo del destino gli estremisti che in gioventù lanciavano i sampietrini a Lama e andavano nelle piazze ad urlare “bee, bee, Berlinguer“, finiscano in età avanzata a doverlo commemorare semplicemente per fra quadrare i bilanci della propria attività in perdita.
Capita anche che, abbonati al rosso soprattutto nei bilanci, dopo invettive fanatiche contro la commercializzazione della cultura, finiscano per ridurla ad un caffè e ad una briochina, travestendo da attività culturale un bar come un altro, puntando a massimizzare i profitti e a minimizzare le perdite come un capitalista qualsiasi.
In mezzo alla trasformazione, voluta o non voluta, sta ancora la radicalizzazione di un odio antico per il più grande leader della Sinistra europea, i cui funerali sono stati i più grandi della storia d’Italia: ci soffrono parecchio, anche perché i loro miti, che inneggiavano alla lotta armata, ora sono a libro paga del potere contro cui dicevano di combattere.
E però c’è la necessità di far quadrare i bilanci. Così insistono per avere la prima nazionale di un evento storico, la figlia che per la prima volta in 29 anni parla del padre e solo perché un giovane di 24 anni ha creato, da solo, la più grande web-community mai esistita dedicata ad un leader politico, per altro scomparso da 3 decenni.
Il successo è assicurato. Ma dato che l’antico odio resiste, allora ad un evento a cui son previste 300 persone (tutte là, nonostante il caldo e lo sciopero), prendono solo 27 copie del libro, trattano male chi si lamenta che sia già finito, prendono a male parole l’editore che si era offerto di portare a gratis le copie necessarie, ritirando senza alcun costo quelle in esubero (termine tecnico: conto-vendita). E, meglio ancora, tengono aperta la caffetteria (sempre chiusa per eventi del genere), così la gente che mangia e fa casino può allegramente disturbare la presentazione. L’obiettivo è raggiunto: boicottare la presentazione di Berlinguer e assicurarsi il massimo profitto con le focaccine, le bibite e l’aperitivo.
Poco importa se il malcapitato autore del libro è un amico da tempo e anche il creatore del tuo sito web dal valore commerciale di 3mila euro almeno, realizzato senza chiedere un euro, per il lungo rapporto d’amicizia: l’antico odio ha e deve avere il sopravvento.
Per sentirsi ancora più a posto con la coscienza, il piccolo patetico estremista spara a zero sulle “star televisive che chiamano a raccolta greggi numerose di pecore perbeniste, pretenziose e col volto grigio“, che però andavano benissimo per far profitto come il più becero capitalista.
Peccato per lui che la folla tenuta insieme dall’amore e l’affetto per un grande uomo politico non era grigia, bensì sprizzava arcobaleno da ogni poro. A dimostrazione che tre decenni dopo, Enrico Berlinguer è più vivo che mai. Molto più vivo di chi ancora oggi lo odia per non ammettere di non averne imbroccata una in vita propria.
Voi, cari piccoli estremisti, fatevi pure una risata: noi ci riprendiamo le perle, perché a quanto pare tra i porci non sono ben accette.