#Referendum: senza Quorum e senza Cervellum

Il Movimento 5 Stelle a Milano, in varie altre città e anche a livello nazionale sta proponendo l’istituzione del referendum deliberativo senza quorum. Una combinazione pericolosa, che rischia di mandare all’aria la gestione di un Comune e che presenta diverse criticità, spero che l’articolo possa essere spunto di riflessione anche per i promotori di queste modifiche statutarie senza essere visto necessariamente come un attacco.

Prendendo per modello la proposta fatta a Milano, il M5S chiede, previo raccolta di 15.000 firme, che sia possibile istituire Referendum deliberativi o abrogativi, che incidono quindi in modo obbligatorio nell’impianto normativo dell’ente locale. Insomma con l’adesione dell’ 1,5% del corpo elettorale si vuole attivare una procedura senza più limiti di quorum e che inciderà sul 100% dei cittadini milanesi. In linea teorica, se i milanesi si disinteressassero completamente del referendum, basterebbe quell’ 1.5% per decidere le politiche cittadine.

Chi non va a votare peggio per lui, i più dicono, c’è anche la scuola di pensiero che sostiene che il quorum è uno sporco trucco per avvantaggiare chi è contrario al referendum, che subdolamente invita gli elettori a non andare a votare, puntando tutto sul non raggiungimento della soglia anziché sul battere in campo la controparte. Può essere, ma il meccanismo del quorum bilancia il vantaggio con cui parte il promotore del referendum, che è quello di avere l’interesse alla modifica della normativa, e questo interesse lo ha portato all’organizzazione di un comitato che la controparte si deve creare, e gli porterà, in caso di vittoria, a dei vantaggi particolari.

Mi spiego meglio, se sono un’associazione del commercio, e voglio togliere ogni limite all’orario di chiusura ai pub e ai locali della movida milanese, sono disposto a spendere soldi, anche un paio di milioni, per la campagna referendaria: se vinco i soldi spesi intanto li recupero. La domanda è se c’è un’altra associazione disposta a spendere altrettanti soldi per sostenere il no. Se c’è, questa associazione è costretta a usare tempo e soldi che non recupererà mai, se non c’è opposizione il referendum deliberativo senza quorum rischia di diventare uno strumento per i ricchi per modificare a piacere ordinanze e delibere che danno fastidio ai loro affari.

Il Quorum serve proprio a questo, anche in mancanza di un’opposizione organizzata al comitato promotore, quest’ultimo deve dimostrare di rappresentare almeno una percentuale significativa dell’elettorato.

Chissà se il M5S si è mai posto questo dubbio, 15.000 firme nel Comune di Milano se hai risorse le raccogli, mi sembra una barriera troppo bassa per dare la licenza di uccidere qualsiasi norma comunale. Pensateci su.