A proposito della soppressione dei partiti politici

Va parecchio di moda, di questi tempi, un passo del “Manifesto per la soppressione dei partiti politici“, di Simone Weil, filosofa e attivista francese morta il 24 agosto 1943.

Il passo, in particolare, è il seguente:

Per apprezzare i partiti politici secondo il criterio della verità, della giustizia, del bene pubblico, conviene cominciare distinguendone i caratteri essenziali: – un partito politico è una macchina per fabbricare passione collettiva – un partito politico è un’organizzazione costruita in modo da esercitare una pressione collettiva sul pensiero di ognuno degli esseri umani che ne fanno parte – il fine primo e, in ultima analisi, l’unico fine di qualunque partito politico è la sua propria crescita, e questo senza alcun limite Per via di queste caratteristiche ogni partito è totalitario in nuce e nelle aspirazioni.

Ovviamente, prima che Beppe Grillo lo utilizzasse come slogan per il dopo-elezioni, nessuno di quelli che si riempie la bocca con le parole della Weil sapeva manco chi fosse, cosa avesse fatto e perché mai abbia scritto quelle parole, ma va bene così, ci siamo passati anche per Gramsci, Pertini e via discorrendo.

Anzitutto, va detto che Simone Weil era ebrea, ma vivendo in Francia, per fortuna non subì quello che subirono gli altri ebrei in Germania o in Italia e anche quando Hitler invase la Francia, si rifugiò a Marsiglia, dove però cominciò il digiuno in segno di solidarietà ai francesi rimasti nella zona occupata. Digiuno che poi la porterà ad ammalarsi di tubercolosi e alla fine a spegnersi in un ospedale fuori Londra.

Amica di molti sindacalisti e politici anarchici e rivoluzionari, espulsi dal PCF, era anche trotskysta (ospitò Lev Trotsky nel suo appartamento a Parigi nel 1933) e andò a dare il suo contributo nella guerra civile spagnola (non essendo capace di usare il fucile, fu assegnata alle cucine).

Pacifista all’estremo, era convinta che nessuna tragedia potesse giustificare una guerra, nemmeno l’egemonia della Germania di Hitler sull’Europa: cambiò idea quando si rese conto di cosa erano capaci i nazisti e cosa facevano ai “non ariani”.

Dunque, quando scrive il “Manifesto per la soppressione dei partiti politici”, la Weil ha solo due esperienze di riferimento: lo stalinismo e il nazismo. E lei era una “doppia minoranza”, in quanto trotskysta e in quanto ebrea: sapeva cosa facevano ai “frazionisti” gli stalinisti e sapeva cosa facevano ai “non ariani” i nazisti.

Il punto è che la tipologia di partito contro cui si scaglia la Weil è una tipologia di partito, quello totalitario, che lei tende a generalizzare a tutti i partiti, riducendo la totalità alla sua esperienza personale: non solo, il paradosso della Weil è che invoca l’abolizione dei partiti, quando i partiti che ha conosciuto lei sono diventati totalitari proprio grazie all’assenza di altri partiti.

Affermava Hitler, nel suo discorso del 4 aprile 1932:

Noi non siamo come loro! Loro sono morti, e vogliamo vederli tutti nella tomba! Io vedo questa sufficienza borghese nel giudicare il nostro movimento… mi hanno proposto un’alleanza. Così ragionano! Ancora non hanno capito di avere a che fare con un movimento completamente differente da un partito politico… noi resisteremo a qualsiasi pressione che ci venga fatta. E’ un movimento che non può essere fermato… non capiscono che questo movimento è tenuto insieme da una forza inarrestabile che non può essere distrutta… noi non siamo un partito, rappresentiamo l’intero popolo, un popolo nuovo…

Il partito totalitario, dunque, fonda la sua forza e la sua retorica sulle inefficienze e sulle degenerazioni del sistema partitico, quindi sulla mancata risoluzione della Questione Morale, di cui già parlava Berlinguer, quando sosteneva che “rischiano di essere spazzati via quella conquista della Resistenza che sono stati i grandi partiti di massa“.

Sì, perché Simone Weil ha conosciuto i partiti totalitari, ma non ha avuto alcuna esperienza, essendo morta prima, dei partiti di massa che si sono affermati nel secondo dopoguerra. Non solo, la Weil dimentica il ruolo storico che hanno avuto i primi partiti (tutti socialisti) nel dare una rappresentanza e una tutela a milioni di lavoratori, che erano soggetti ai ricatti padronali. Insomma, i partiti quando degenerano fanno sfracelli ed è per questo che c’è bisogno dell’alternanza al potere, dei controlli democratici, di una stampa non asservita, di una società civile esigente e di alti livelli di capitale sociale: i partiti che funzionano, però, non solo rafforzano la democrazia, ma impediscono l’affermazione del partito totalitario da cui la Weil era ossessionata.

Scriveva, infatti, Bertolt Brecht, nella sua “Lode al Partito”:

Chi è uno ha due occhi
il Partito ha mille occhi.
Il Partito vede sette stati,
chi è uno vede una città.
Chi è uno ha la sua ora
ma il Partito ha molte ore.
Chi è uno può essere distrutto
ma il Partito non può essere distrutto,
perchè è l’avanguardia delle masse
e conduce la sua lotta
con i metodi dei classici, che son sorti
dalla conoscenza della realtà.

I partiti di oggi sono indecenti, ma da qui a dire che vanno soppressi ce ne vuole: vanno riformati, vanno cambiati, e c’è bisogno di un lavoro politico, culturale, sociale profondo, prolungato e che coinvolga tutta la società. Il rischio, altrimenti, è quello di aprire le porte ad un nuovo “Uomo della Provvidenza”. Cosa che, se permettete, mi vorrei evitare.

12 commenti su “A proposito della soppressione dei partiti politici”

  1. Il Partito è un uragano denso
    di voci flebili e sottili
    e alle sue raffiche
    crollano i fortilizi del nemico.
    La sciagura è sull’ uomo solitario,
    la sciagura è nell’ uomo quando è solo.
    L’ uomo solo
    non è un invincibile guerriero.
    Di lui ha ragione il più forte
    anche da solo,
    hanno ragione i deboli
    se si mettono in due. Ma quando
    dentro il Partito si uniscono i deboli
    di tutta la Terra
    arrenditi, nemico, muori e giaci.
    Il Partito è una mano che ha milioni di dita
    strette in un unico pugno.
    L’ uomo ch’ è solo
    è una facile preda,
    anche se vale
    non alzerà una semplice trave,
    ne tanto meno una casa a cinque piani.
    Ma il Partito è milioni di spalle,
    spalle vicine le une alle altre
    e queste portano al cielo
    le costruzioni del socialismo.
    lì Partito è la spina dorsale
    della classe operaia.
    Il Partito è l’ immortalità
    del nostro lavoro.
    Il Partito è l’ unica cosa che non tradisce

    Vladimir V. Majakovskij

  2. Ecco, è proprio questo lo sgomento che coglie quando sento dire “noi vogliamo essere 100%”. Io che sono un vecchio ormai “non rieducabile” spero sempre che non ci sia mai nessun partito che possa essere il 100%, che non abbia bisogno di confronto, che, ad esempio, possa avere il 66% per cambiare la Costituzione da solo. Perché noi italiani siamo (ahimè) quelli che aderiscono con entusiasmo ad ogni “uomo della provvidenza” ci capiti. E il meccanismo di separazione dei poteri e di necessità di allearsi ci ha salvaguardati financo dall’ultimo “unto” nonostante avesse grandi mezzi e possibilità (tanto che ne è furioso ogni volta che ci pensa!)

    • Come Massimiliano, provengo da SX (PRC) e (non senza preoccupazioni) ho dato il mio voto a M5S.
      La questione sollevata nell’articolo è corretta ed è obbligatorio che, ogni persona che si dice di sinistra, ne tenga conto e mediti su questo argomento.

      Il nodo della questione, Pierpaolo, lo pone alla fine dell’articolo dove scrive: “I partiti di oggi sono indecenti, ma da qui a dire che vanno soppressi ce ne vuole: vanno riformati, vanno cambiati, e c’è bisogno di un lavoro politico, culturale, sociale profondo, prolungato e che coinvolga tutta la società”.

      Quanto sopra riportato è auspicabile. Il problema è che, come al solito all’italiana, per arrivare ad affrontare un problema occorre che il problema sia, esattamente, sotto i nostri piedi, sia lo strapiombo nel quale stiamo cadendo.

      Francamente la questione “dell’uomo della provvidenza” mi lascia perplesso (concordo sul fatto che è assolutamente non auspicabile) e lascia perplesso ogni uomo di SX ma, d’altronde, negli scorsi 20/30 anni, di uomini della provvidenza ne abbiamo avuti a bizzeffe, quasi sempre dalla parte politica opposta alla nostra ma, ad ogni buon conto, sempre uomini della provvidenza (Craxi, Berlusca, Bossi, Di Pietro e lo stesso nome di Vendola campeggia sul simbolo di SEL ed è, effettivamente, l’unico uomo pensante della “sinistra” ancora vivente, ma in coma irreversibile, di oggi). Il nostro sistema “democratico” ha reso possibile a questi uomini della provvidenza di fare la storia d’Italia, di annientarla culturalmente, di annichilirla in termini di morale e di flagellare senza pietà nel sistema lavoro ma, soprattutto, SEMPRE, salvaguardando gli interessi di pochi per dare contro ai più svantaggiati.

      Allo scempio a tutti i livelli di cui sopra, il PD, ha partecipato seduto al tavolo con i protagonisti, non certo mettendosi a lavorare per chi, individuandolo come l’ultimo lembo di un pensiero di “sinistra” (più per posizione in parlamento che per l’effettivo significato del termine), ha riposto in questo partito le ultime speranze di “salvezza” (quale salvezza??). Il PD che non ha mai fatto la legge sul conflitto di interessi e che, al contrario, prendeva accordi con Forza Italia prima e con il Pdl poi, il PD che ha sostenuto il Fiscal Compact e il Mes, quello della tassa per il Monte dei Paschi… e chi più ne ha più ne metta… continua a battere il ritmo fuori tempo, in assoluto ritardo rispetto a TUTTI i segnali che la società tutta manda e ha mandato negli ultimi anni, pronto solo a farsi baluardo, a parole, di un anti berlusconismo all’acqua di rose, rinchiuso nei propri circoli di partito a pontificare la verità assoluta…

      Ecco che, a mio avviso, la frase di Pierpaolo sopra riportata diventa (forse anche in modo positivo) oltre che utopica anche concretamente superata dagli eventi. Come ogni buona anomalia dell’Italia, il M5s, oggi, frantuma i canoni di una riscossa sociale dal basso, da farsi con i tempi corretti e tentando di inoculare il vaccino dell’anti berlusconismo nella popolazione in modo il più capillare possibile e ne propone una che va a braccetto con la “velocità” tipica del nostro tempo, forse anche con la superficialità tipica del nostro tempo ma, in ogni caso, con sistemi che stanno ampiamente all’interno delle leggi dello stato italiano e, per ora, anche con una faccia pulita che solo i “nuovi” hanno e anno avuto in passato.

      Per capire con chi abbiamo a che fare, occorre entrare un pochino in contatto con la gente del movimento e capirne le potenzialità o le non potenzialità… io lo sto facendo nel mio paese (17.000 abitanti) e, devo dire, che ho incontrato la speranza, la voglia di fare che era annichilita dalla frase “tanto son tutti uguali” e, soprattutto, gente comune.

      Dobbiamo forzarci a pensare di trovarci di fronte ad una squadra di lemmings che seguono pedissequamente il primo della fila? Io non lo voglio credere e, anche, ho passato talmente tanti anni a pregare perché l’Italia resistesse a tutti gli eventi che Mr B. e compagnia hanno messo in atto che, oggi, vedere un ugual numero di “non berlusconiani” sprovveduti che seguono un clown vero mi fa quasi piacere.

      Teniamo sempre gli occhi aperti ma, dall’altra parte, direi che continuare a bollare questo movimento come un’alba di fascismo non è sicuramente ne corretto ne realistico.

  3. Massimiliano, elencaci dove avremmo pubblicato un articolo in cui abbiamo definito Grillo un “nazista” o un “fascista”. Quanto alla tua affermazione successiva circa l’elettorato di Grillo, è smentita dall’analisi dei flussi elettorali (la maggioranza sono ex-elettori PDL, seguiti da quelli del PD, poi Lega, infine molti astenuti).
    PF

  4. col voi non intendevo gli admin di questa pagina ma quelli che votano a sinistra in generale.Quello che dici sull’elettorato non mi risulta dai dati che ho letto,inoltre ti faccio il mio esempio,tantissima gente di sinistra e sinistra radicale che conosco ha votato M5S e nella fabbrica dove lavoro la maggior parte degli operai(me incluso)ha votato Grillo e vivo in toscana,regione rossa,questa è la realtà.

  5. “Simone W. è un autore non facile da leggere e tanto meno da interpretare e capire.ho letto i “quaderni”,opera incredibile per la grande e vasta cultura che manifesta e interpreta.nel suo tentativo di sintesi e integrazione fra le categorie concettuali tali delle culture occidentali e orientali..Personaggio veramente importante.. Con tutti i limiti della mia comprensione, credo che le opinioni espresse sui partiti sia un importante esempio di come l’interpretazione non debba assolutamente prescindere da una corretta “contestualizzazione” storica del periodo vissuto da Simone W.durante il quale è stato dettato il suo scritto: Diversamente rischiamo interpretazioni deviate e ..inutilmente polemiche.”

  6. Ci arrivavano i pacchi coi volantini del M5S col numero dei fogli dimezzati.
    Traportatori e operai li aprivano e li distribuivano.
    Questa è la realtà.

  7. “Grillo è una cartina di tornasole della crisi della sinistra. Il conflitto che il M5S sta aprendo ha dalla sua la percezione esatta che questo sistema politico è morto, morto con un elemento di agoni rappresentato dalla corruzione”, ha dichiarato l’ex presidente Prc della Camera.

    Il leader del Movimento cinque Stelle, continua Bertinotti “capisce questa cosa e tenta di colpire al cuore il sistema. È sbagliato fargli le pulci sul piano del programma. La sua operazione sostituisce il tradizionale scontro tra destra e sinistra, anche perché la sinistra non è stata in grado di farla. E questo è il nostro problema”. Con questo dovreste capire cos’è il M5S e cosa ha perché ha perso la sinistra, all’interno non ci sono ne destre ne sinistra ma idee

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