Torna il processo breve: massimo 6 anni per i processi

Giusto ieri Dario Franceschini parlava di “rivoluzione” perché a Montecitorio si votava una legge anti-corruzione e non una legge ad personam per il premier. Difatti, eccovi la prima moneta di scambio tra Governo Monti e Berlusconi sulla fiducia di ieri: nel decreto Sviluppo all’esame del Governo ci sarebbe il tetto massimo di sei anni ai processi. In una parola: il processo breve.

Monti dice che con tagli ai ministeri, svendita di beni pubblici e bonus all’edilizia (figurati se alla ricerca, all’istruzione, all’università… sempre al cemento) punta a recuperare 30 miliardi da investire nella crescita. Thò, esattamente la metà di quanto ci costa, stando alle stime della Corte dei Conti, la corruzione nel nostro Paese.

Eppure con il tetto massimo di sei anni, grazie alla legge ex-cirielli che ha dimezzato i tempi di prescrizione, tutti i processi per reati contro la pubblica amministrazione e per reati finanziari andranno in fumo. Non è meraviglioso?

E’ inutile star qui a parlare della dannosità del provvedimento, è già stato analizzato ai tempi di Berlusconi. Il problema è un altro: cosa diranno e faranno giornali schierati ventre a terra con il premier, tipo Repubblica, che oggi dava la notizia senza il minimo sdegno? Che per caso il processo breve è un danno solo quando lo propone Berlusconi in prima persona?