Enrico Berlinguer il 25 maggio prossimo avrebbe compiuto 90 anni. Sono sicuro che intorno alla ricorrenza si sprecheranno i commenti stupidi e ipocriti di una marea di gente che si riempie la bocca del suo nome solo sotto elezioni, magari per usare la sua ancora così forte e radicata popolarità per gabellare qualche voto in più.
A queste persone basta il commento secco e laconico di Mario Benedetti, il suo meccanico:
“Ma ‘ndo stanno tutti ‘sti compagni de Berlinguer per tutto il resto dell’anno? Sono tutti ipocriti. Gandhi diceva: “Tutti parlano di non violenza, ma nessuno la mette in pratica.” Ecco, tutti parlano di Berlinguer, ma nessuno lo mette in pratica.”
E poi magari qualcuno si stupisce se Beppe Grillo vola nei sondaggi e cerca maldestramente di metterci una pezza parlando di Questione Morale e di rinnovamento dei partiti: troppo tardi, dopo anni passati a insultare, sbeffeggiare e isolare chi di questa battaglia ne ha fatto una bandiera, come noi. Non sono più credibili ed è per questo che crollano nei consensi e l’astensione è il primo partito con il 49%.
Ha ragione Stefano Rodotà quando dice che: “La Sinistra dovrebbe chiedere scusa ad Enrico Berlinguer.” Perché Con una capacità di anticipazione che oggi lascia stupiti, aveva intuito la degenerazione che stavano vivendo i partiti, la loro trasformazione in macchine di potere e di corruzione. Aveva capito che il mondo stava cambiando e che la Sinistra, se voleva continuare ad esistere e a non rinunciare a se stessa, doveva rinnovare il suo bagaglio, “trovare strade nuove per i vecchi ideali“.
Berlinguer non era un moralista, ma un uomo profondamente morale, nell’accezione kantiana del termine: al di là della denuncia morale, della lotta politica, agiva perché pensava fosse giusto farlo. Non si tratta di usarlo come una bandiera o un santino, come ci ha accusato qualcuno, ma di prenderlo ad esempio.
Vittorio Foa scrisse all’indomani della scomparsa che:
“L’immagine (che era poi la realtà) dell’uomo era ed è in violento contrasto con l’immagine consueta dell’uomo politico. Umanità, franchezza, modestia e discrezione – pure in un incarico di così grande autorità e di effettivo potere – sono connotati che fanno a pugni con le immagini ricorrenti di arroganza, astuzia, presunzione e ostentazione del potere a cui siamo ormai abituati. La trasparenza e l’onestà della vita privata e pubblica di quest’uomo ha un rilievo eccezionale sullo sfondo squallido dell’affarismo politico, piduista o no.”
Ecco, questo è il motivo principale per il quale venerdì 25 maggio, a Milano, ricorderemo la figura di Enrico Berlinguer. La location è ancora provvisoria, in quanto per quella che avevamo scelto stiamo cercando di trovare un accordo sul prezzo (ci hanno chiesto 1300 euro… una richiesta decisamente esosa… potete contribuire via paypal qui), ma è sicuro che si farà.
Io ricordo Enrico Berlinguer contro chi vuole il potere per il potere, la poltrona per lo stipendio e fa politica per avere entrambi. Voi?