Muore Miriam Mafai, la ragazza rossa di “Dimenticare Berlinguer”

E’ morta Miriam Mafai, aveva 86 anni. La giornalista, firma di Repubblica, che la piange a tutta pagina, è venuta a mancare oggi a Roma. Ovviamente c’è il dispiacere per una voce autorevole che si spegne, ma non posso dimenticare il ruolo che ha avuto nella svolta a destra della Sinistra italiana post-comunista degli ultimi 20 anni.

Quello di cui ci si dimentica quando muore qualcuno sono in primis le vigliaccate che ha fatto. E il pamphlet “Dimenticare Berlinguer“, scritto nel 1996 all’indomani della vittoria dell’Ulivo, oltre ad essere un vero e proprio manifesto politico, è semplicemente una vigliaccata contro Enrico Berlinguer.

E dire che Miriam Mafai è nata comunista e per 30 anni è stata la compagna di Giancarlo Pajetta, quindi un certo punto di vista privilegiato avrebbe dovuto avercelo. Invece, una delle più note giornaliste italiane lascia da parte esperienze e ricordi personali (che pure sarebbero stati interessanti) e riprende, ampliandoli, i giudizi già espressi da politici e commentatori (in primis Massimo D’Alema), dandogli la forma di una vera e propria requisitoria.

L’immagine che in quel libro viene fuori di Berlinguer è quella dell’eterno ritardatario che manca tutti gli appuntamenti decisivi della storia, di un moralista bigotto, di un illuso che cerca di modificare una realtà immodificabile, di un disadattato sempre più estraneo alla realtà del suo paese, che ovviamente avrebbe gonfiato il vento in poppa alla modernità craxiana.

Come notò Indro Montanelli, commentando quel libercolo sul Corriere della Sera e difendendo il segretario comunista, “anche le luci nel pamphlet della Mafai servono per far meglio risaltare le ombre.” E infatti, le conclusioni della Mafai, in quel 1996 che doveva aprire una nuova stagione per l’Italia, sono le seguenti: il Pds, se si vuole rinnovare, deve dimenticare Berlinguer.

A 16 anni di distanza possiamo dire che il Pds Berlinguer lo mise in soffitta senza farselo ripetere due volte (e i risultati si son visti, dalla Bicamerale fino alla caduta del primo governo Prodi, i governi D’Alema e infine quelli Amato, fino alle telefonate con Consorte e gli scandali odierni). Il punto sorprendente è un altro: come ricordò Bianca Berlinguer, rispondendo su l’Unità alla Mafai, le critiche di oggi, che seguono alla celebrazione di ieri, “sono piegate a usi contingenti e a interessi politici di breve periodo e di scarso respiro.

E infatti, la strategia dalemiana ha fallito su tutta la linea e le conseguenze le paghiamo ancora oggi. Ma la sistematicità delle critiche di quel pamhlet ce le ritroviamo ancora oggi a distanza di 15 anni. E non è un caso se Miriam Mafai ha sempre fatto parte della Direzione Nazionale del PD, indifferentemente dalla leadership, nella quota riservata al segretario: ha dato argomenti a tanti anti-berlingueriani che vedevano la Questione Morale come fumo negli occhi, che penso a breve costoro le faranno un monumento.

E’ da quel libro che nella sinistra post-comunista comincia a diffondersi il virus della rivalutazione di Bettino Craxi, che poi culminerà nelle stupefacenti dichiarazioni di Fassino (2003) e Veltroni (2009). Fu da quel momento che nella classe dirigente della Sinistra si preferì ammainare le vele della Questione Morale per interessi più terreni e spicci, come l’occupazione di sempre più centri di potere, con i risultati che abbiamo oggi sotto gli occhi di tutti, con un’astensione al 50% e l’anti-politica che impera.

Sulla modernità e i limiti di Berlinguer ho già ampiamente discusso. Non c’è nemmeno bisogno di riscrivere la storia sui se, basta ricordare quello che è successo dopo il 1993: Bettino Craxi si è trascinato sotto le macerie tutta la tradizione socialista, che già con l’addio di Bobbio, Giolitti e Lombardi aveva messo in crisi, e molto del suo elettorato e classe dirigente (Frattini, Brunetta, Sacconi etc.) è finito sotto le bandiere di Berlusconi, contribuendo alla nascita del principale cancro italiano degli ultimi 20 anni.

Dunque, onore delle armi per Miriam Mafai, ma io non dimentico il ruolo che ha avuto da intellettuale nel revisionismo malato e bugiardo che si è alimentato in questi anni. Sono di parte, lo so, ma io sono ancora convinto che se si fosse ricordato di più Berlinguer, forse oggi la politica non sarebbe commissariata dalla banche.

P.S. Non prendetemi per un insensibile o per uno scemo: è chiaro che mi dispiace per la dipartita di una grande donna, che aveva il pregio, rispetto a tantissimi altri pseudo-intellettuali, di argomentare le sue idee in uno stile chiaro e semplice, senza troppi ciceronismi. Il punto è che dopo un libro del genere, gli elogi che si stanno facendo in queste ore sono decisamente esagerati. Grande donna, grande giornalista. Ma qualche macchia, chi non ne ha, ce l’ha avuta anche lei, probabilmente a causa del suo carattere. Di certo, oggi, avrei preferito ben altre dipartite all’altro mondo (come ha commentato arrabbiata una nostra lettrice: “ma possibile che muoiono solo i grandi di Sinistra?”… sarà una maledizione, che devo dirvi…)

5 commenti su “Muore Miriam Mafai, la ragazza rossa di “Dimenticare Berlinguer””

I commenti sono chiusi.