Pensioni e lavoro, le due riforme parti di un unico disegno

Lotta alle pensioni e riforma dell’evasione“. Così si esprimeva il finto Corrado Passera a Glob Spread, il programma satirico di Enrico Bertolino, commentando le misure prese dal Governo in tema di pensioni ed evasione fiscale. Parafrasando quel Corrado Passera, oggi potremmo definire il disegno di legge Fornero-Monti come “lotta al lavoro e riforma del precariato“. La sensazione che si ha è che, in effetti, le due leggi su pensioni e lavoro del Governo Monti siano in realtà parte di un unico disegno, due facce della stessa medaglia.

Con la legge salva-italia – cosiddetta fase 1, lotta alle pensioni e riforma dell’evasione – si è spostata l’età pensionabile fino a 66 anni, eliminate del tutto le pensioni di anzianità e previsti dei meccanismi di adeguamento automatico dell’età pensionabile alle aspettative di vita. In futuro, se le aspettative di vita dovessero continuare ad aumentare, l’età pensionabile aumenterà conseguentemente. Sarà facile che l’età pensionabile per chi inizia a lavorare adesso sia quindi spostata molto in là, anche oltre i settant’anni.

Con il ddl Fornero-Monti – fase 2, lotta al lavoro e riforma del precariato – il punto che fa più discutere è la possibilità per il datore di lavoro di licenziare il dipendente per “motivi economici”, senza obbligo di reintegro in caso di ricorso di quest’ultimo. Quand’anche il dipendente avesse ragione nel dimostrare che il suo licenziamento non sia dovuto a motivazioni economiche, questi avrebbe diritto ad un semplice indennizzo monetario.

Quel che emerge è un quadro potenzialmente esplosivo. Se venisse approvata la legge sul lavoro le imprese potrebbero disfarsi molto più facilmente della forza lavoro più anziana, adducendo motivazioni economiche, e sostituirla con quella più giovane. Con l’aumento dell’età pensionabile per tutti i lavori (anche quelli usuranti) le fabbriche saranno popolate di operai ultrasessantenni. Un operaio che deve rimanere sul posto di lavoro fino a 66 anni è sicuramente meno produttivo, meno veloce, anche più esposto al rischio di incidenti sul lavoro, rispetto ad un giovane. E perchè, se la legge glielo consente, le imprese non debbano optare per la sostituzione dell’operaio anziano con un operaio giovane?

La situazione del precariato, vissuta finora, potrebbe essere paradossalmente ribaltata tra qualche anno. Si passerebbe da un sistema in cui i genitori fanno da ammortizzatori sociali con le proprie pensioni, ai figli inoccupati o con stipendi troppo bassi per mantenersi autonomamente, ad un sistema con cui i figli dovranno assistere genitori prematuramente espulsi dal mercato del lavoro.

Del resto, lo stesso Corrado Passera (quello vero, stavolta) lo ha detto: “La riforma agevola i giovani“. Si è dimenticato di specificare il come.

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