Su Caselli, NoTav e dintorni

È un antico vizio di certa sinistra, presunta militante, quello di farcirsi la bocca di democrazia, libertà, diritti e via discorrendo senza mai metterli in pratica. Diceva Gandhi, “tutti parlano di non violenza, ma nessuno la mette in pratica”. Ecco, quelli che hanno letteralmente aperto la caccia all’uomo contro Caselli, imbastendo una campagna contro la sua persona degna del miglior Berlusconi, parlano di democrazia e libertà, senza mai metterle in pratica.

Oggi a Palazzo Marino era in programma (e si è svolto) un incontro con Giancarlo Caselli dal titolo “La legalità difficile”, promosso da “Ammazzateci tutti”, Anpi, Articolo 21, Centro Studi Ambrosoli, Girandole, Libera, Libertà e giustizia, Qui Milano Libera, Scuola Caponnetto, Sao- Saveria Aniochia Omicron, Stampo Antimafioso.

Ebbene, una ventina di NoTav (in realtà militanti del centro sociale “Il Cantiere”) ha pensato bene di dare qualche altra cartuccia in canna ai media di regime occupando la prestigiosa Sala Alessi per impedire l’incontro con Giancarlo Caselli. L’hanno occupata per qualche ora con striscioni, urlando slogan contro Caselli e (qui sta il paradosso) contro l’ANPI, che era tra i promotori.

C’è una lettera che gira per facebook con cui i geniali contestatori (che hanno solo danneggiato il movimento NoTav) se la prendono con l’ANPI e il suo presidente, Carlo Smuraglia, rei di organizzare “un evento con il procuratore Caselli esplicitamente rivolto contro la lotta NO TAV.

Ecco, già qui cominciano le prime balle: l’evento era promosso semplicemente per permettere a Caselli di esprimere le proprie opinioni (dato che a Milano non ha potuto farlo per ben due volte), in solidarietà contro le accuse che gli sono state rivolte di essere un boia, un mafioso e altre baggianate simili. Non c’è stato nessuno, a partire da Caselli, che abbia detto una parola contro i NoTav.

Per altro: ai venti manifestanti il Presidente del Consiglio Comunale, Basilio Rizzo, aveva offerto la possibilità di esprimere le proprie ragioni all’incontro, alla presenza di Caselli. Hanno rifiutato. Complimenti per l’ennesima figura che questa ventina di imbecilli ha fatto fare a tutto il Movimento, sebbene comincio a pensare che a questi del Movimento non gliene freghi nulla.

Le critiche a Caselli si possono, si devono fare: lui stesso è pronto a riceverle. Ma sarò fatto male, eppure mio padre, quand’era in vita, mi ha insegnato che per esprimere la propria opinione e criticare qualcuno si va da quel qualcuno e in maniera civile si discute con lui. Impedirgli di parlare, usare la violenza, occupare una sala comunale: questo non è degno di un partigiano (quali millantano di essere costoro), ma semplicemente del peggiore squadrista.

Per altro, piccolo episodio: a dicembre Caselli fu oggetto di un’altra contestazione da parte di militanti di Forza Nuova. Erano in cinque. Si sedettero alla presentazione del suo libro, sempre qui a Milano, hanno chiesto la parola alzando la mano, hanno letto un comunicato, hanno ascoltato la risposta di Caselli e infine se ne sono andati. E loro si dichiarano fascisti. Giusto per marcare la differenza con certi metodi e certe pratiche “di lotta”, come le chiamano loro.

Io sono fermamente contrario alla Tratta Alta Velocità Torino-Lione, per parecchie ragioni, a cominciare dal fatto che gli appalti vengono assegnati tramite il project financing e il general contractor (è questo che fa lievitare i costi); penso che 8 (o 22) miliardi possano e si debbano spendere in ben altre grandi opere (scuola, università, ricerca, cultura). Detto ciò, trovo assolutamente assurdo che si criminalizzi Caselli per aver rispettato la legge, eseguendo gli arresti, anziché combattere gli interessi che stanno dietro all’ennesimo sperpero di denaro pubblico.

Diceva Enrico Berlinguer 30 anni fa in un’intervista ad Oriana Fallaci:

“Io le invettive non le lancio contro nessuno, non mi pia­ce scagliare anatemi, gli anatemi sono espressione di fanatismo e v’è troppo fanatismo nel mondo. Ognuno si porta ad­dosso il fardello delle sue ideologie, le sue religioni, le sue convinzioni, giudica ‘le cose in quella prospettiva e basta, e anche per questo il mondo va male.”

Ecco, forse qualcuno, da entrambe le parti, dovrebbe sforzarsi di giudicare le cose anche dalla prospettiva dell’altro, mettendosi nei suoi panni. Forse le cose andrebbero certamente meglio.