Il sogno spezzato: a Milano si è già spento l’arcobaleno

Se qualcuno aveva ancora speranza sul cambiamento a Milano, oggi può stare tranquillo: quel che è rimasto della passione e dell’entusiasmo del popolo arancione ha esalato l’ultimo respiro in questi ultimi giorni per una overdose di realpolitik mista a insofferenza a quelle che sono le regole base della democrazia.

Stefano Boeri, reo di aver difeso in questi sei mesi un’idea di Expo che tenesse lontana cemento, palazzinari e ciellini, viene messo alla porta, soprattutto per le pressioni sul Sindaco della oramai tristemente nota lobby craxian-democristiana che non ha mai digerito l’attivismo del candidato più votato dopo Berlusconi alle ultime elezioni (13mila preferenze). La sua unica colpa è stata quella di aver chiesto che la città tornasse protagonista, visto che de facto il Comune non conta praticamente nulla e decide tutto Roberto Formigoni e la sua cricca.

Il Sindaco ha reagito con una durezza spropositata, facendo mettere a verbale che veniva meno il rapporto fiduciario, evidentemente ben consigliato dagli assessori in rappresentanza della lobby di cui sopra, che ora (pur non essendo votati da nessuno) addirittura fanno dichiarazioni in salsa berlusconiana del tipo “stacchiamo la spina”, che fanno ribrezzo solo al pensiero.

Ma che i colori dell’arcobaleno avessero cominciato a perdere freschezza, si notava già dai giorni successivi alla vittoria, quando Tabacci (un nome a caso), interrogato se avesse abbandonato il doppio incarico, rispose con un “così fan tutti” e tutt’ora continua a fare l’assessore con stipendio e benefits da deputato.

E che dire della Giunta, fatta con Manuale Cencelli alla mano? Un pateracchio che a settembre ha scatenato un mare di polemiche con il caso Maran, per non parlare dell’atteggiamento degli altri assessori, così aperti ai cittadini, da creare vere e proprie blacklist per impedire a blogger e cittadini non trinariciuti di fare domande e di ottenere risposte convincenti.

E che dire dei 44 portaborse, per un totale di 2,2 milioni di euro, a cui vanno aggiunti 8000 euro a trimestre per il gestore del sito di Pisapia, che si occupa di pubblicare status su facebook (anche se la ragione ufficiale è stabilire le strategie per la presenza dell’intera giunta sui social networks, compito che chiunque, a gratis, avrebbe potuto svolgere)? Nonostante siano vietati per “i comuni dissestati o strutturalmente deficitari” com’è quello di Milano (altrimenti non si spiegherebbero la svendita di Sea, Serravalle, i rincari del biglietto Atm, l’addizionale Irpef, il nuovo ecopass e via discorrendo), è bastato dare la notizia per scatenare una caccia alle streghe, con minacce, insulti e offese che nemmeno la tifoseria berlusconiana allo stadio.

Dunque, l’arcobaleno è lentamente sbiadito finché non è rimasto solo il grigio a fare da sfondo. Come quello dello smog, che sta letteralmente uccidendo la città, ma che a Palazzo Marino hanno trattato con una superficialità, un dilettantismo e un’incompetenza che nemmeno la Moratti (ricordo ancora quando Pisapia dichiarava un anno fa che l’ex-sindaco non poteva sperare nel Dio pioggia… ebbene lui oggi fa altrettanto, stando alle indiscrezioni della stampa mai smentite).

Non parliamo poi delle Colonne di San Lorenzo, il ritrovo dei giovani a Milano, che, nonostante le promesse elettorali, sono state teatro di sgomberi all’una e mezza di notte, con chiusura coatta dei locali (con la Moratti la chiusura scattava mezz’ora dopo) e con gli addetti dell’AMSA che cacciavano i giovani, manco fossimo ad Alexander Platz.

Stefano Boeri, a differenza di tutti i suoi colleghi, ha continuato a tenere aperto il suo assessorato ai cittadini, organizzando serate di approfondimento a tema; confrontandosi in continuazione, senza mai ricorrere a censure o insulti come la quasi totalità dei suoi colleghi (e sostenitori). E “staccargli la spina”, dopo quanto ha fatto anche per portare Pisapia alla vittoria, è indecente.

Se gli altri assessori del PD fossero persone serie, dovrebbero restituire le proprie deleghe. Ma non lo faranno, sono troppo attaccati alla poltrona per prendere posizioni coerenti con i propri ideali.

Il rammarico mio, e di tantissimi altri, che abbiamo votato Pisapia sin dalle primarie, è l’ennesima occasione storica che abbiamo sprecato. E’ stato bello, ma passerà alla storia come un sogno spezzato.

25 commenti su “Il sogno spezzato: a Milano si è già spento l’arcobaleno”

  1. I Nemici della sinistra siamo noi stessi. Forse a suo tempo abbiamo enfatizzato troppo la vittoria di Milano. Speriamo non si rompa il giocattolo. La sinistra nei prossimi giorni avra’ il compito di rispondere su scelte importanti . Dare segnali di mancato rapporto con i cittadini e’ molto pericoloso, visto quello che ci aspetta in Italia prossimamente.

  2. Due galli in un pollaio difficilmente vanno d’accordo. Poi Boeri, a mio avviso, non ha mandato giù la sconfitta alle primarie ad opera di Pisapia. Invece di guardare il bene comune guardano al proprio orticello e fanno un favore alla destra.

  3. L’unico grosso vero problema è aver scelto persone (per quanto “valide”) con un retroterra culturale che tutto è meno che di “sinistra”, qualsiasi cosa questa parola significhi nel 2011 delle banche e della finanza. Cari miei Pisapia e Boeri le cose non si cambiano se si gioca accettando le regole imposte dall’avversario (qualcuno ha detto Tabacci????).

  4. Penso che Veltroni abbia visto lungo nel lasciare alle proprie utopie la cosiddetta sinistra radicale.Ricordiamoci che il P.D a Milano e’ stato votato dal 28% degli elettori mentre S.E.L che pretende di mettere il cappello su Pisapia poco meno del 4%.Detto questo l’Expo e’ una grana da gestire visto che e’ feudo di Formigoni e C.L. con la Compagnia delle Opere.Boeri voleva cambiare e ritornare al progetto iniziale.

  5. Sogno spezzato, arcobaleno spento? Ma non sono categorie metapolitiche, anche un po’ infantili?
    La giunta Pisapia ha mille contraddizioni ed opera in un momento storico devastante. Sull’Expo non sono contento neanche un po’ del nostro sindaco, come pure sugli stipendi d’oro ai dirigenti, sulla questione precarietà e altro. Ma credo che oggi gli spazi per battaglie democratiche a Palazzo Marino siano certamente più ampi di sei mesi fa. La cosa più sensata è cercare di cavarne il meglio possibile: a fine mandato si faranno i bilanci politici.

I commenti sono chiusi.