Se il Vaticano scopre la Questione Morale

Certo che non c’è proprio ritegno. E’ pur vero che quando mi sono buttato anima e corpo sulla Questione Morale quattro anni fa, alla tenera età di 18 anni, speravo che finalmente entrasse a pieno titolo nel dibattito politico, e me le sono inventate tutte per diffondere le idee di Berlinguer al riguardo (e le nostre soluzioni derivate da anni di lotta). Devo dire però che questa insolita ondata di indignazione e di adesione alla causa la trovo un po’ sospetta.

Non so, sarà che sono sospettoso di natura, ma mi pare che da parte di gente che fino a tre mesi fa ti dava del tafazzista se provavi ad accennare al problema non ci si possa fidare: mi pare solo che usino la congiuntura sfavorevole di scandali, crisi economica e crisi politica per fare piazza pulita dei loro ex-padrini politici semplicemente per prenderne il posto (e continuare a fare quello che facevano gli altri).

Sicuramente mi sbaglierò. Certo è che prima di parlare di Questione Morale bisognerebbe avere alle spalle una grande credibilità e una vita tutta improntata all’esempio, soprattutto quando si ricoprono cariche pubbliche; se poi le cariche non sono pubbliche, ma si ha comunque un potere pubblico ben consolidato come quello di preti e arcivescovi, la credibilità e il buon esempio dovrebbero essere doppi rispetto a quelli che si chiedono ad un politico.

Dunque sinceramente non comprendo da che pulpito arrivi il giusto e condivisibile richiamo del cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, quando dice che “La questione morale in politica – come in tutti gli altri ambiti del vivere pubblico e privato – è grave e urgente e non riguarda solo le persone ma anche le strutture e gli ordinamenti.” E chiede di colpire “consuetudini e interessi vetusti“.

La CEI, che attualmente non gode né di credibilità né si prodiga a dare l’esempio, magari rinunciando agli intollerabili privilegi economici e fiscali di cui gode la Santa Sede, dovrebbe dare prova di sobrietà e austerità in tempi come questi, anziché lanciarsi in ipocrite affermazioni che aumentano la distanza dei fedeli dalla Chiesa. Dovrebbe magari scomunicare tutte quelle frange del movimento cattolico (a partire da Comunione e Liberazione) che sono al centro di scandali giudiziari e di commistioni con poteri criminali, economici e finanziari.

Dovrebbe chiarire che ruolo ha avuto lo IOR, la Banca vaticana, nelle vicende Calvi e Sindona (rispettivamente il banchiere di Dio e il Salvatore della Lira), entrambi al centro di contiguità evidenti e provate con Cosa Nostra, usata per 40 anni dalla Democrazia Cristiana e dagli USA in funzione anti-comunista in Italia. Dovrebbero chiarire tante cose il Vaticano e la CEI anzitutto, prima di distribuire pagelle di moralità alla vita pubblica italiana, che certo sul fronte della morale non è messa troppo bene.

Quando il tutto sarà chiarito, allora forse gli appelli di Bagnasco non solo saranno credibili, ma saranno anche elogiati. Per ora, il tutto è coperto da un velo di ipocrisia che in tempi come questo più che far bene alla lotta comune contro la corruzione e il malcostume imperante, vanno esattamente nella direzione opposta. Se non si è capaci di dare l’esempio, di Questione Morale è meglio non occuparsi.

8 commenti su “Se il Vaticano scopre la Questione Morale”

  1. Se il vaticano scopre la questione morale… partorisco tre gemelli seduta stante!

  2. Evidentemente qualcuno gli ha detto di dare una sfogliata al Vangelo….ma è più probabile che gli abbiano fatto un riassunto tagliando la parte dei mercanti nel Tempio…..

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