L’antimafia non è roba per cretini

C’è un non so che di paradossale nel dibattito sulla Commissione Comunale Antimafia di Milano. Tutti concordi nella maggioranza di centrosinistra a dire che il modello di Commissione realizzato 20 anni fa all’indomani del processo Duomo Connection, la cosiddetta Commissione Smuraglia (che in realtà era un Comitato d’indagine), è l’unico che potrebbe funzionare (ai tempi funzionò così bene che chiuse per volere della politica); eppure nel Pd e in Sel c’è la volontà di affossare quel modello che prevedeva la presenza di 4 consiglieri e 11 esperti che tanti risultati portò alla lotta alla mafia a Milano.

Della serie: una cosa funziona? Allora non la facciamo. E si appellano a inesistenti regole statutarie, a regolamenti interni delle commissioni, quando in realtà il modello già ce l’hanno e potrebbero benissimo applicarlo.

Ovvio che una commissione che funzioni andrebbe subito a scoperchiare il vaso di Pandora degli appalti di Expo2015: ed è proprio questo il punto per cui si vorrebbe una Commissione Antimafia totalmente inutile, che non scopra nulla, perché metterebbe nero su bianco quello che sanno tutti, ovvero che negli appalti per l’Expo2015 l’infiltrazione mafiosa non è più un rischio, ma è una realtà.

E il ragionamento è lo stesso che la classe dirigente siciliana ebbe con Falcone e le sue indagini, reo di “rovinare l’economia della Sicilia a furia di mettere in galera mafiosi”. Milano come Palermo, 30 anni dopo: la Commissione Antimafia ci rovina l’Expo e l’immagine di Milano all’estero.

Il modello che vorrebbero far approvare Pd e Sel è un modello che non funzionerebbe a prescindere, a partire dal numero dei membri: 15 consiglieri comunali e 15 esperti. Un suicidio, se non altro per la burocrazia che richiede: il comitato scientifico di esperti indagherebbe e scoperchierebbe il vaso, ma se i 15 consiglieri votano contro la relazione del comitato, il suo lavoro è totalmente inutile. Geniale, vero?

Dicono che una commissione composta solo da consiglieri sarebbe la prova che la politica si assume le proprie responsabilità; ma la politica, se volesse davvero assumersi le proprie responsabilità, comincerebbe a fare piazza pulita di corrotti e collusi al proprio interno, anziché invocare sempre la presunzione di non colpevolezza e il terzo grado di giudizio.

Ma il problema di per sé, nella lotta alla mafia, non sono tanto i corrotti e i collusi, ma i cretini e i contenti.

I cretini, bontà loro, già Falcone spiegava come fossero il vero cavallo di Troia della Mafia all’interno della società civile e delle istituzioni. È il famoso apologo di Frank Coppola, riportato in Cose di Cosa Nostra:

uno dei miei colleghi romani nel 1980 va a trovare Frank Coppola, appena arrestato, e lo provoca: “Signor Coppola, che cosa è la mafia?”. Il vecchio, che non è nato ieri, ci pensa su e poi ribatte: “Signor giudice, tre magistrati vorrebbero oggi diventare procuratore della Repubblica. Uno è intelligentissimo, il secondo gode dell’appoggio dei partiti di governo, il terzo è un cretino, ma proprio lui otterrà il posto. Questa è la mafia…

Il bisogno e la disponibilità di cretini. Qui sta la chiave di tutto, prima ancora che nelle complicità intenzionali o nelle affinità morali. Perché, a differenza del giudice intelligentissimo e di quello sostenuto dai partiti di governo, il cretino farà spontaneamente, spesso in buona fede, ciò di cui la mafia ha bisogno. Di più: lo farà gratis. E se ci sarà da omettere, ometterà. Più in generale: se ci sarà da capire, lui non capirà. Anzi, porterà a sostegno delle azioni o delle omissioni desiderate dai clan nuove e insospettabili argomentazioni. Talora con entusiasmo da neofita. Userà parole che i clan, o gli ambienti ad essi vicini, non avrebbero saputo inventare o rendere credibili.

Con il cretino al posto giusto, la mafia non dovrà fare nulla, se non guidarlo ogni tanto da lontano, indirizzarlo sulla strada che vuole che intraprenda. Non dovrà commettere reati corruttivi o intimidatori, né attivare la propria rete di relazioni personali.

E l’essere cretini in questo caso non implica un basso livello intellettuale o professionale, anzi, a volte il cretino è un grande intellettuale, un grande magistrato, un grande politico. Il cretino viene inteso come “idiota”, ovvero “inetto a partecipare alla vita pubblica”, nella fattispecie in un tessuto sociale dominato da una presenza mafiosa.

Il timore per gli eccessi di intelligenza e di protagonismo, l’amore smodato per le fedeltà personali, nelle aziende come nelle PA, l’allergia dei leader a circondarsi di personalità di rilievo e prestigio, il culto della mediocrità. Tutti fattori che contribuiscono a trasformare chi la mafia la combatte nel suo miglior alleato.

E qui veniamo ai Contenti di tutto questo: quelli a cui la presenza di corrotti, collusi e cretini porta notevoli vantaggi sul piano economico e politico. Quelli che, abituati a nutrirsi delle verità di partito (forse più di corrente) non reagiscono e si limitano semplicemente a fare il tifo. Di più: come un tifoso del calcio difendono a spada tratta il proprio corrotto, il proprio colluso o il proprio cretino come nemmeno farebbero i diretti interessati. La nuova frontiera dei trinariciuti di partito: i Contenti del culto della mediocrità.

Forse lor signori pensano che, chiedendo a Dalla Chiesa di presiedere il Comitato scientifico di una commissione totalmente inutile, noi accetteremmo di buon grado. Ma non è così: come ha detto Don Ciotti a Firenze, alla Festa di Libera, prima sarà a Milano, poi sarà in tutta Italia. Ed è per questo che c’è qualcuno che sta mettendo all’opera i cretini: dimostrare che il comitato d’indagine è inutile nella capitale economica del Paese, significa farlo fallire in tutto il resto d’Italia.

Nando Dalla Chiesa, giovedì scorso, ha proposto un modello di Commissione stile Consiglio Superiore della Magistratura: il sindaco ne è il Presidente super-partes, il vice-presidente è un esperto esterno al consiglio comunale, 2/3 sono esperti, 1/3 sono consiglieri. E i membri sono nominati dal Presidente del Consiglio Comunale (Basilio Rizzo), esattamente come in Parlamento i membri della Commissione Antimafia sono nominati dal Presidente della Camera. In modo da evitare che in Commissione ci vadano consiglieri chiacchierati in intercettazioni con i clan.

Ed è un modello che funziona nei fatti (perché è slegato da logiche di scambi tra partiti) e permette alla politica di prendersi le sue responsabilità, nella figura del Sindaco (più di lui, chi altro?).

Si preparino gli esponenti delle 4 C (Corrotti, Collusi, Cretini, Contenti): questa volta non faremo sconti a nessuno. Soprattutto su Expo2015.

13 commenti su “L’antimafia non è roba per cretini”

  1. speriamo che i contenti non siano i post fascisti,in questo caso so a chi attribuire il titolo di colluso

  2. addirittura per far frequentare un liceo partigiano ha pensato di non fare incontrare i parenti fascisti:di chi è stata l’idea?

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