Uno dei nuovi slogan che il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (?) squaderna attraverso ogni frequenza è il trionfo del Merito. Una società dove non saranno più i raccomandati o i figli di papà ma i meritevoli ad accedere alle posizioni più ambite. Finalmente il merito prevarrà sui privilegi di nascita. Quello che tutti i giovani chiedevano a gran voce sarà finalmente realtà, una sana e onesta competizione dove nessuno potrà più passare avanti ad un altro se non per merito. E per rendere possibile tutto questo il ministro ha deciso di far partire il cambiamento proprio nelle università, dove i migliori potranno esprimere il loro potenziale e distinguersi.
L’università è considerata un passo imprescindibile nel cammino di un giovane che aspira a posizioni oramai non più solo dirigenziali. È una tappa fondamentale. È lo strumento che possiede oggi il figlio di un operaio per poter ambire a quello che un tempo veniva considerata unica prerogativa del figlio di un professionista. Ma accedere all’università, ancora oggi, è un impegno gravoso per molte famiglie. E ancora più spesso l’università è lontana da casa. E così molti giovani per poter pagare la tassa di iscrizione, e il vitto e l’alloggio, non potendo contare su un aiuto della famiglia, hanno l’obbligo di trovare un lavoro. Lavorare per studiare. Ma se un ragazzo lavora avrà molte più difficoltà a frequentare i corsi e le lezioni che l’università offre. Dovrà coniugare all’esigenza lavorativa probabilmente delle nottate di studio. E quando queste non basteranno sarà costretto, mantenendo sempre ferma la volontà di conseguire l’ambito titolo, a rallentare il suo percorso di studi.
Ma grazie a questa riforma, fortemente voluta da un governo già morto, con la necessità di trovare “una bandiera da sventolare” nella prossima imminente campagna elettorale, nasce il Fondo per il Merito. È subito slogan. Finalmente in Italia i meritevoli (e senza vincoli di reddito, evitando ogni discriminazione per condizione sociale quindi) potranno richiedere il prestito d’onore. Solo il nome fa rabbrividire. Si tratta di un prestito che verrà erogato per permettere l’accesso all’università e che dovrà essere restituito “a partire dal termine degli studi, secondo tempi parametrati al reddito percepito”. Sarà il fondo a fornire i soldi. E chi riempirà il fondo? Lo Stato, che di anno in anno deciderà gli stanziamenti (o i tagli?), e i privati. Come al solito si tratta solo di un nuovo slogan. Si crea un Fondo per il Merito mentre si tagliano gran parte dei finanziamenti agli atenei pubblici. Contemporaneamente i fondi per le Borse di Studio si riducono drammaticamente e si continueranno a ridurre anche l’anno prossimo. Tutto questo va di pari passo con il finanziamento alle università private, che anzi hanno visto crescere i finanziamenti. È come quando rimani a secco e compri una tanica vuota anche se quello che servirebbe alla macchina è la benzina e non si hanno più soldi per comprarla.
Nel segno del merito anche la Lega che, forse mossa da un sentimento di autocritica verso i propri sostenitori, ha aggiunto, con un emendamento al ddl, la disposizione di riservare una quota minima del 10% dei finanziamenti, che saranno erogati da ogni ateneo, ai residenti nella regione nella quale lo stesso ateneo è ubicato: che nessun padano riesca ad ottenere un riconoscimento per i propri meriti se messo in competizione con i meridionali o gli immigrati? Dopotutto è giusto riconoscere un merito anche per l’essere nati vicino a una grande e importante università.
Qualche malpensante potrebbe trovare nella riforma degli spunti di rivoluzione. La progressiva ascesa degli atenei privati a danno di quelli pubblici. E il promuovere il merito e contemporaneamente affossare l’uguaglianza di opportunità di accesso all’università. Sarà una nuova, sana competizione? O si sta cercando ancora una volta di aumentare più che diminuire i privilegi di pochi e le difficoltà di molti? Come si sta interpretando il diritto allo studio? Quale futuro ai “capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi” di “raggiungere i gradi più alti degli studi” sta garantendo la nostra Repubblica (art.34 della costituzione)?
Chi saranno, con lo scenario che si sta prospettando, i meritevoli di domani?
Purtroppo cambiare l’università non sarà facile perchè anche a sinistra si guarda alle conoscenze piuttosto che al merito .Purtroppo dove ci sono le università più famose solo chi è ricco oppure molto intelligente riesce a scapito di tanta gente che non ha le possibilità oppure non è un superman.per me la cultura deve essere alla portata di tutti.dovrebbero avere la strada sbarrata solo chi veramente non ha le capacità,e dopo bisognerebbe aiutare i giovani a entrare nel mondo del lavoro facendo pagare più caro il lavoro precario.
la strada sbarrata non dovrebbe averla nessuno… chiunque voglia studiare deve poterne avere il diritto
E’ questo il problema: chi lo vuole. Perché all’università c’è troppa gente che scalda il banco, disturba, fa casino, impedisce agli altri di apprendere… il 6 così come il 18 politico sono un male che a 40 anni di distanza sarebbe ora di abolire… a tutti si dà la possibilità, ma chi non ha le capacità… bhè l’università non gliel’ha prescritta il medico.
non credo si possa legiferare su come alla gente sia impedito di perdere il proprio tempo. l’osservazione che fai tu è vera cmq solo nelle classi delle matricole: poi interviene la selezione naturale… nn preoccuparti