Se le scuole cattoliche chiudono non è un problema di Stato

Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato
(art.33 della Costituzione, III comma)

 La nostra Costituzione, tutt’ora la più avanzata del mondo sotto parecchi punti, è oramai da una decina d’anni calpestata, derisa, umiliata, non attuata. In varie sue parti, a partire da quella su scuola e sanità.

Quando l’altro giorno Matteo Renzi diceva al dibattito tv che la riforma Berlinguer di sinistra aveva solo il nome non ha detto una falsità, anzi, la riforma è pessima e oggi ne paghiamo le conseguenze.

I contributi alle scuole private cattoliche pretesi da Angelo Bagnasco sono stati negati per mezzo secolo dalla Democrazia Cristiana, ma sono stati inaugurati proprio con la legge 62 del 10 marzo 2000 quando a Palazzo Chigi sedeva Massimo D’Alema e all’istruzione c’era Luigi Berlinguer: con il trucco dei bonus agli studenti per aggirare la Costituzione, i finanziamenti alle scuole private sono arrivati alla cifra record di mezzo milione di euro.

A questo si associa l’esenzione prima ICI, oggi IMU, che viaggia attorno ai 700 milioni di euro. Questo a fronte di oltre 9 miliardi di tagli alla scuola pubblica, che cade a pezzi. Infatti, chi manda il proprio figlio alla scuola privata di partenza i soldi ce li ha: non si vede perché, come dice Bagnasco, “lo Stato sarebbe giusto riconoscesse alle famiglie, che hanno diritto a scegliere per i propri figli l’istruzione che ritengono più idonea.

Lo Stato offre già un’istruzione libera, pubblica, ugualmente accessibile da tutti: chi vuole mandare i propri figli altrove, lo faccia a spese proprie, visto che questi bonus agli studenti sono indipendenti dal reddito. Le risorse che si ottengono si investano per migliorare le strutture e i servizi della scuola pubblica, piuttosto, che oramai sta diventando un lusso.

Lo diceva Piero Calamandrei l’11 febbraio 1950, nel suo famoso discorso sulla scuola pubblica (lo trovate integrale qui):

Il mandare il proprio figlio alla scuola privata è un diritto, lo dice la Costituzione, ma è un diritto il farselo pagare? È un diritto che uno, se vuole, lo esercita, ma a proprie spese. Il cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, se la paghi, se no lo mandi alla scuola pubblica. Per portare un paragone, nel campo della giustizia si potrebbe fare un discorso simile. Voi sapete come per ottenere giustizia ci sono i giudici pubblici; peraltro i cittadini, hanno diritto di fare decidere le loro controversie anche dagli arbitri. Ma l’arbitrato costa caro, spesso costa centinaia di migliaia di lire. Eppure non è mai venuto in mente a un cittadino, che preferisca ai giudici pubblici l’arbitrato, di rivolgersi allo Stato per chiedergli un sussidio allo scopo di pagarsi gli arbitri!

E se si guarda la data di quel discorso e lo si confronta con quanto è avvenuto negli ultimi 15 anni a tal proposito, si capisce bene in quale drammatica situazione ci ritroviamo oggi, con questa Sinistra il cui pantheon è composto da papi, cardinali e democristiani. Scriveva sempre Calamandrei:

 Ma c’è un’altra forma per arrivare a trasformare la scuola di stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo,indirettotorpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre ma che sono pericolosissime. […]

Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori – si dice – di quelle di stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private.

Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. […]

L’operazione si fa in tre modi:

  1. ve l’ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni.
  2. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.
  3. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico! […]

Questo dunque è il punto, è il punto più pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito.

Ecco, il denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti: non si capisce proprio perché le scuole private cattoliche debbano avere denaro e privilegi in più rispetto non solo alla scuola pubblica, ma anche a qualsiasi altra scuola privata. Se le scuole cattoliche chiudono non è un problema di Stato: lo è se chiudono quelle pubbliche. La Sinistra, su questo fronte, latita. Il Partito Democratico esultava per aver assicurato 223 milioni alle scuole private: e quelle pubbliche? Chiedete ai papi, ai cardinali e ai democristiani.

34 commenti su “Se le scuole cattoliche chiudono non è un problema di Stato”

  1. Beh diventa un problema dello Stato quando questo deve trovare i fondi x sostituire le scuole cattoliche chiuse visto che quegli studenti da qualche parte dovranno pur studiare, trovare i fondi x pagare tanti nuovi insegnanti pagati invece dalle scuole cattoliche! Non è un problema dello Stato questo? Dove li trova i fondi se fa già fatica adesso? Nessuno guarda mai il problema da questo punto di vista. Lo Stato ci guadagna ad avere le scuole paritarie che hanno funzione pubblica.

  2. Paola, a parte che con i soldi che prendono le scuole private, si risana la scuola pubblica, che cade a pezzi; ma se le scuole private vogliono svolgere funzione pubblica, allora non facciano profitto con le rette, visto che vengono pagati dallo stato e quello che prendono lo diano allo stato per garantire strutture migliori a chi non se le può permettere.

  3. per la verita’ bisognerebbe pur osservare che Berlinguer e’ stato sempre attentissimo alla questione dei rapporti con i cattolici…fuori e dentro l’allora PCI…e non ha mai condiviso una ‘deriva ‘per cosi dire laicista della Sinistra Italiana nel suo approccio con questo mondo…

  4. Certo, Aldo, ma come precisò anche in un famoso discorso pronunciato a Padova nel 1974:

    “L’anticlericalismo è un abito mentale che il movimento operaio si è buttato alle spalle. Ma proprio perché ha compiuto questa critica e questo superamento, esso ha tutte le carte in regola per opporsi e per combattere – insieme a tutti i cittadini democratici credenti e non credenti – contro ogni ritorno dell’errore uguale e contrario, e cioè del clericalismo che è la pretesa di imporre la fede con la forza della legge, e dettare norme di condotta derivanti da una religione, obbligatoria per tutti, e di servirsi della Chiesa e della religione come strumenti di potere, facendo in pratica della religione cattolica religione di Stato.”

    E come avrai letto nel passo di Calamandrei, il punto essenziale nel “progressivo e programmato dissesto della scuola pubblica” sta proprio nell’usare i soldi di tutti i contribuenti per finanziare una religione in particolare e dettarne i propri dogmi anche a chi non è credente o crede in qualcosa di diverso.

  5. Le scuole private servono. Ne sono convinto. Ma devono essere concepite in modo del tutto LAICO e diverso dall’essere dei diplomifici e NON devono costare alla collettività. Le Associazioni di industriali e di artigiani dovrebbero smettere di prendere solo e non dare. Il fallimento storico dell’approccio seguito nel dopoguerra è sotto gli occhi di tutti. Ottime alcune iniziative SERIE e che si appoggiano al volontariato se fanno il lavoro con esperti insegnanti e NON come “raccoglitori di punteggio” per poi entrare nelle scuole pubbliche, dove avere uno stipendio minimamente decente !

  6. Mia figlia frequenta una scuola cattolica e non perchè me lo potessi permettere, ma per altri motivi personali (160 euro al mese)… si studia tanto e si boccia pure… dall’anno prossimo, chiuderà perchè di tutti questi fondi di cui si parla tanto in giro, non se n’è vista neanche l’ombra… anzi mi piacerebbe fosse reso noto a chi veramente vengono donati. Il dramma è che tutti quei bravi professori impiegati in quella scuola, e sono giovani, dall’anno prossimo saranno a spasso e disoccupati… questo dispiace.

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