Tipico di chi sa di non avere possibilità, Matteo Renzi ora è partito all’attacco della dirigenza del PD evocando l’inciucio. Lo ha ribadito anche questa mattina al videoforum su Repubblica: “Ho terrore dell’inciucio.”
Il punto è che Renzi non evoca tanto l’inciucio (quello reale) consumatosi ai tempi della Bicamerale D’Alema con Berlusconi e che è all’origine di tutti i mali d’oggi e delle lacerazioni a Sinistra e che, data la crisi dei due interlocutori principali, è alquanto improbabile si possa ancora realizzare.
No, lui punta il dito contro un ipotetico inciucio che ci potrebbe essere tra il PD e l’UDC. E qui casca un po’ il Matteo (o l’asino, fate voi). Anzitutto perché l’inciucio (definizione varata per la prima volta da D’Alema nel ’95, ca va sans dire) è tale se avviene tra le principali forze politiche dei due poli contrapposti (quindi, tra PD e PDL), in secondo luogo perché a partire dalla Regione Sicilia l’UDC è il principale alleato del PD in molte amministrazioni. E non mi pare che al riguardo Renzi abbia obiettato qualcosa.
Anzi, l’archivio giornalistico ci ricorda molto bene come ai tempi della sua prima campagna elettorale a Sindaco il pupo fiorentino si lamentò coi giornalisti dicendo che fu proprio la dirigenza PD a non volere l’accordo con l’UDC (lui ruppe con la Sinistra). Infatti, quando Paola Binetti nel 2009 annunciò alla stampa: “Renzi è il PD che vorrei“, di fronte alle polemiche lui replicò: «Paola Binetti mi appoggia? Che problema c´è, non vedo la notizia. Lei voleva l´accordo con l´Udc e lo volevo anche io ma purtroppo non c´è stato»
Ma tornando all’inciucio, anche al suo comizio milanese Renzi ha rivendicato con orgoglio: “Ad Arcore ci ritornerei anche domattina“. Ecco, bravo Matteo: ad Arcore ritornaci pure. E restaci. A quanto pare ti trovi bene e da quella parte sono pronti ad accoglierti a braccia aperte.
P.S. Per la cronaca, non ho votato al primo turno e mi guardo bene dal giustificarmi per andare a votare al ballottaggio. Tutti sanno però che su questo blog abbiamo combattuto Renzi sin dalla Leopolda numero 1. E continueremo a farlo, benché gente come la Bindi ci abbia tentato più di una volta a schierarci ventre a terra col pupo fiorentino pur di non vederla più nei talk show televisivi a distribuire vaffa a destra e a manca.