La madre di tutte le stragi. Quelle della strategia della tensione ma anche, si può ben dire, di quelle di Stato. Sì, perché come hanno dimostrato i processi finiti nel nulla negli anni immediatamente successivi a quel maledetto 12 dicembre 1969, quando alle 16:37 una bomba esplose alla Banca Nazionale dell’Agricoltura in Piazza Fontana a Milano, uccidendo 17 persone (più una) e ferendone 88, di depistaggi ce ne furono molti.
Per anni la Strage in cui persero la vita Carlo Garavaglia, Gerolamo Papetti, Mario Pasi, Giulio China, Eugenio Corsini, Carlo Gaiani, Luigi Perego, Oreste Sangalli, Pietro Dendena, Carlo Silva, Paolo Gerli, Luigi Meloni, Giovanni Arnoldi, Attilio Valè, Calogero Galatioto, Angelo Scaglia e Vittorio Mocchi, è rimasta senza colpevoli.
La storia non si fa per fortuna soltanto con le sentenze dei Tribunali, quindi oggi sappiamo che i responsabili della strage sono i neofascisti di «un gruppo eversivo costituito a Padova nell’alveo di Ordine nuovo», «capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura», coperti e protetti dai funzionari dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero degli interni. Sappiamo anche che i colpevoli non sono mai stati condannati, perché già assolti in via definitiva per lo stesso reato in un precedente processo.
Sappiamo che la diciottesima vittima, Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico, “l’uomo che cadde giù” dalla finestra del quarto piano della Questura di Milano, fu vittima di un fermo fuorilegge, di una macchinazione di parti deviate dello Stato che voleva incolpare gli anarchici, ma soprattutto fu vittima delle sentenze sulla sua morte, che prima parlarono di suicidio, “prova della sua colpevolezza”, come disse il questore di Milano Marcello Guida, ex direttore del confino fascista di Ventotene durante il Ventennio, salvo poi concludere si fosse trattato di un “malore”, come si legge in una contestatissima sentenza del 1975 del giudice Gerardo D’Ambrosio.
Pier Paolo Pasolini auspicava sul Corriere della Sera del 14 novembre 1974 che: “se il potere americano lo consentirà – magari decidendo “diplomaticamente” di concedere a un’altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon – questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato.”
Allora erano passati appena 5 anni, a ben 50 ancora non abbiamo tutta la verità, né tanto meno giustizia. Quel giorno Milano e l’Italia tutta persero l’innocenza e iniziò una lunga scia di sangue e di stragi di Stato, le cui indagini furono poi depistate (si pensi ai processi Borsellino).
Quando finalmente potremo concederci quello che gli USA si sono concessi con Nixon e il Watergate? Quando finalmente potremo diventare una democrazia compiuta?