Pochi Caligola, molti cavalli

Il 18 marzo di 1980 anni fa saliva al potere Caligola, lo stravagante princeps di Roma. Racconta Svetonio che nei tre mesi successivi alla proclamazione del successore di Tiberio furono sacrificati oltre 160.000 animali per festeggiare il nuovo Cesare dei Romani.

Fra gli atti più noti attribuiti a Caligola sia da Cassio Dione che da Svetonio vi è l’episodio della nomina a senatore del suo cavallo Incitatus, anche se, a causa della congiura che decretò la morte dello stravagante imperatore, Incitatus non riuscì mai a mettere gli zoccoli sui marmi del Senato romano.

Sicuramente molti senatori dell’antica Roma sono stati dimenticati ma l’intento di Caligola di sbeffeggiare la classe senatoria (e di rendere imperituro il ricordo di Incitatus!) è andato a buon fine.

Oggi invece assistiamo, più che alla nomina di cavalli in Senato per sbeffeggiare un organo ammuffito e putrescente, a intere schiere da trotto che siedono sugli scranni di Palazzo Madama, poco lontano dalla Curia Iulia dove i senatores discutevano le leggi e gli affari della Repubblica e del Principato.

E se il giurista e filosofo Giampaolo Azzoni in un saggio pubblicato in ‘Ontologia sociale: potere deontico e regole costitutive’ (ed. Paolo di Lucia, Macerata, Quodlibet, 2003) si domanda se e come sia giuridicamente possibile conferire uno status (quello senatorio) non soltanto a persone fisiche ma anche a cose (come un cavallo è), noi dovremmo domandarci cosa renda possibile la nomina e poi l’elezione di molti personaggi che assomigliano più ad equini imbrigliati a questo o quel padrone che a politici liberi e in grado di legiferare per il bene comune.

La politica soffre ormai da un po’ di tempo della sindrome del cavallo di Caligola: pochi uomini con troppo potere nominano i propri cavalli (ahinoi non di razza) alla guida di ministeri, partecipate statali, aziende private invischiate con la politica, passando ovviamente per le Camere, le Regioni, i comuni.

Lo ha fatto Matteo Renzi facendo nominare Luca Lotti ministro dello Sport, con l’unico merito di aver twittato qualche volta sul Milan; lo sta facendo Beppe Grillo, con la sospensione della candidata sindaca genovese a lui non gradita; celebri sono invece i cavalli della scuderia berlusconiana.

Da elettori e cittadini dovremmo cercare di curare e curarci da questa sindrome che ha origini lontane nel tempo ma che rischia di creare molti danni in un sistema come il nostro che legittima i vari Caligola: oggi nominano cavalli imbrigliati e sciocchi ma domani chi ci assicura che non nomineranno cavalli pazzi?

9 commenti su “Pochi Caligola, molti cavalli”

  1. Renzusconi, qualcuno l’ha fatto arrivare al vertice del PD. Questi strateghi pacchiani della politica italiana avrebbero dovuto capirne lo scopo. Questa situazione, probabilmente, fa comodo a molti. Questa situazione ce la meritiamo perché non sappiamo reagire adeguatamente. Povera Italia.

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