Il deserto di oggi non è colpa di noi Millennials

Oh cupidigia che i mortali affonde
sì sotto te, che nessuno ha podere
di trarre li occhi fuor de le tue onde! [Par. XXVII, 121–123]

Chiarissimi 600, metto le mani avanti: avete ragione. La mia generazione, quella dei cosiddetti millenials, ha quasi completamente perduto lo stimolo alla lettura — anche se, in realtà, i più giovani leggono più degli anziani, istruiti , la capacità di esprimersi in un italiano fluente e grammaticalmente corretto, il desiderio di elaborare ragionamenti complessi che non si limitino al presente ma che sappiano scavalcare l’immediatezza del domani.

Affermare questo, per un ragazzo di appena 20 anni, che scrive per un blog creato e condotto da persone “nate dopo la caduta del muro di Berlino“, che continua a scorgere in parole come politica, Socialismo, cultura un significato essenziale e attuale, è come gridare nel deserto.

La domanda che mi e vi pongo, Chiarissimi, è molto semplice e ho la certezza che molti di voi  ( leggo i nomi di Canfora, Cacciari, Diamanti, Mastrocola ) abbiano sicuramente trattato il tema nei propri corsi o pubblicazioni: siamo nati o siamo stati portati nel deserto, noi millenials?

Credo entrambe le asserzioni possano avere risposta positiva.

Cresciuti col mito del facile al posto del giusto, del discredito del ruolo attivo del docente nella formazione e nell’educazione del discente-persona con la costante paura da parte delle famiglie che i propri pargoli venissero maltrattati da docenti retrò o traviati con idee confezionate ad hoc da organizzazioni triviali e reazionarie, i giovani hanno visto e sentito l’assenza delle figure genitoriali, specie sul lato culturale, come lascia trasparire il rapporto ISTAT sulla lettura: rispetto al 2008 gli italiani hanno letto poco o nulla, siano essi uomini o donne, laureati o meno.

Cosa hanno letto non è dato saperlo, ma a giudicare dai frequenti giri nelle librerie che il sottoscritto compie, deduco che abbiano persino letto poco e male: da ‘Secondo Matteo’ del leader leghista Salvini (Rizzoli), a ‘Sotto le cuffie’ di Favij (Mondadori) o ‘Il mio libro sbagliato’ di Greta Menchi (Fabbri Editore), che in questi giorni parteciperà come giurato esperto al Festival di Sanremo. Case editrici di tutto rispetto, che, oltre ai sopra citati volumi di indubbio pregio, hanno pubblicato molti dei vostri volumi. Dove eravate, Chiarissimi, mentre le grandi case dell’editoria italiana lasciavano profanarsi da personaggi senza arte né parte quali tali beniamini del web e astanti della politica, sfornando tomi su tomi, spesso sconclusionati e sgrammaticati, come quelli dei best-seller Mondadori del tuttofare Fabio Volo.

Non è contro la categoria degli youtuber che voglio scagliarmi — del resto abbiamo eccellenze, queste sì, come la youtuber Ilenia Zodiaco, fra le più attente divulgatrici di letteratura sul web, o Rick DuFer, capace di parlare di filosofia tramite YouTube — ma contro il religioso silenzio che avete mostrato mentre avveniva nel mondo culturale italiano un vero e proprio depauperamento, economico e mediatico, delle realtà più proficue e stimolanti del nostro Paese.

Si aggiunga, Chiarissimi, la vostra ritenzione alla novità, al coinvolgimento nelle strutture accademiche di giovani, a meno che non si trattino di amici e parenti di alcuni vostri ignominiosi colleghi, allo sfruttamento degli innovativi strumenti che la modernità telematica offre alla didattica.

La vostra invettiva, corretta nel fine, è sbagliata nel modo e nella (scarna) sostanza con cui avete deciso di identificare come oggetto delle da voi sperate politiche ministeriali i fanciulli e gli adolescenti, riproponendo con spocchia un mal celato paternalismo che ben sì confà al clima con cui recentemente la politica ha scelto di affrontare il problema della lettura e della cultura: mance elettorali distribuite senza criterio, provvedimenti a pioggia a sostegno non della consapevole cinematografia italiana, ma dei circuiti di distribuzione di prodotti anch’essi scadenti e volgari.

Noi studenti ignoranti saremmo rei di oltraggiare la lingua italiana in Vostra presenza. Una presenza che è percepita distante, autodiretta, autocelebrativa, accompagnata dal seguito di cultori della materia a cui — non voi direttamente — affidate spesso la docenza, nonché la maggior parte degli esami di profitto.

Ebbene, ci scusiamo se in vostra presenza la lingua italiana abbia ceduto il passo di fronte alla disumanità con cui spesso lo studente universitario viene trattato, inserito in un tritacarne in cui da un numero di matricola voi vorreste giustamente ricavare le figure di novelli Sapegno, Santi Romano o De Felice. Ci impegneremo di dimostrarvi che, oltre a un “se vorrebbe, farei…” c’è molto di più di cui preoccuparsi.

14 commenti su “Il deserto di oggi non è colpa di noi Millennials”

  1. Si va beh non è mai colpa di nessuno… Cazzo mica devono scrivere alla Montale, ma per Dio, 20 anni sui libri e sapere che sta non si scrive mai STA’ .. DÀ va con l’accento quando significa verbo dare… E altri GRAVI errori grammaticali da scuole elementari… Direi che è grave. Questi poi saranno la nuova classe di insegnanti… Andiamo bene

    • Se è per questo i puntini di sospensione vanno sempre di 3 in 3, eppure tu non sei un Millennials. E a giudicare dal tuo commento, non hai letto l’articolo. A proposito della scarsa propensione alla lettura. ;)
      PF

    • È giusto in parte… Dove erano i millenials quando accadeva questo? Cosa guardavano alla TV, dove mettevano la X sulla scheda elettorale quando si degnavano di andare a votare? Perché i 18enni non sono scesi in piazza x dire no alla mancetta elettorale? Perché nn si occupano più le scuole, per chiedere più fondi e strutture degne di un paese EU.. . perché i giovani non rifiutano il conformismo, che già a 18 anni li fa sembrare mosci come un 70enne… e poi con quei cazzo di selfie.. Perché non si sporcano più le mani!!!!!! Perché i giovani non sono attratti dal gruppo, dalle idee, dal comunismo!!! È colpa solo dei vecchi?

    • Davide Marchionni guarda un po’, più di uno studio sostiene che quando stimolati a sviluppare il proprio pensiero critico, certi “millennials” sono molto più attivi e impegnati dei loro omologhi di 30 anni fa. Se il sistema scolastico e quello mediatico sono omologati e lo sviluppo di questa capacità è relegata al tempo libero a casa, se non hai un feedback culturale di un certo livello lì è ben difficile che tu riesca a fare qualcosa. Se nella fase della crescita ti socializzano solo a determinati valori e la tua forma mentis è strutturata su quelli, difficilmente dopo cambierai, a meno di un lavoro culturale massiccio. Questo lo spiegavano già una quarantina d’anni fa qualche signore della Scuola di Francoforte… dare la colpa al singolo è un’idiozia che nemmeno alla prima lezione di sociologia generale.
      PF

    • Secondo me i giovani avrebbero tante di quelle possibilità e stimoli che i 18enni pre-internet si sognavano.. noi avevamo genitori con meno cultura, solo 6stupidi canali tv… nn pensare che la TV di allora fosse meglio.. era anche più demente di quella odierna.. avessi avuto a 18anni voli a 20€ per viaggiare in Europa, internet per sviluppare le mie passioni che avevo a suo tempo. Spesso a riprova di quello che.tu dici, sono i figli delle classi più agiate e con più possibilità che sono più apatiche e più sedute per quanto riguarda il loro futuro… lo stato non ha mai incentivato la cultura e ha sempre preferito avere una classe di giovani da spegnere… Le possibilità per farcela oggi sono molto maggiori, ma allo stesso tempo, per avvicinarti al tuo discorso, sono maggiori anche quelle di perdersi

  2. Indubbiamente il contesto attuale incide, ma io credo che sia una scelta personale “acculturarsi” (con tutti i suoi significati) o non farlo. Ripeto il contesto incide, ma non sempre è la causa principale. Ovvio che sarebbe meglio avere persone con una certa preparazione in maniera omogenea.

  3. No, non credo che la questione possa essere messa così. Certo, qualche colpa anche i famosi 600 debbono avercela, almeno qualcuno di loro. Ma che in questi anni abbiano assistito in silenzio al continuo ed avvilente smantellamento della cultura ad opera di politica e televisioni, questo non è vero. E se è vero che ogni tanto possono aver favorito qualche amico degli amici, è altrettanto vero che avvisi, segnalazioni, urla addirittura ce ne sono state e tante… puntualmente ignorate e quasi sempre sbeffeggiate dai primi destinatari degli ammonimenti, ovverosia i giovani di turno che trovavano conveniente e comodo accodarsi all’andazzo, con l’appoggio indiscriminato delle famiglie che avevano da tempo iniziato l’addestramento del “fatti furbo”. D’altra parte come dar loro torto se dovevano confrontarsi del successo planetario di gente che correva appresso ad un pallone o cantava una qualche canzonetta da mezzo soldo? Mentre un ricercatore faceva la fame ed un laureato a stento poteva mettere insieme pranzo e cena insegnando? Non parliamo poi di certi politici che in vita loro non han mai lavorato, ma, non si sa come hanno conti miliardari, per di più intoccabili…
    Oggi raccogliamo il seminato… e meno male che c’è ancora qualcuno che ha il coraggio, la voglia e il fiato per lanciare allarmi…

  4. continuo a pensare che aver sollevato la questione, per quanto paternalismo vi possa essere nei toni, sia stato comunque un bene! La Politica (con la P maiuscola) ora dovrebbe trovare il modo di rimediare agendo su tutti i punti deboli del sistema, al di là delle polemiche e delle reciproche accuse tra docenti, insegnanti, famiglie e diretti interessati. Ma soprattutto questi ultimi, i Millennials, se sono davvero in vena di dimostrare qualcosa, dimostrino di essere in grado di distinguere la qualità dal mero mercato e di “volere” scegliere la prima! Lo dico da libraia per bambini/ragazzi che vede ammuffire sugli scaffali le proposte narrative delle migliori case editrici e andare a ruba porcherie che io non propongo ma sono costretta ad ordinare su richiesta tramite Fastbook!

    • Credo che i millennials siano fin troppo in grado di distinguere la qualità. Condivido completamente l’analisi fatta dall’autore dell’articolo. Ps. Personalmente la mia quot parte di letture annue ne la faccio (e non è mai troppo) e ho due millennials che danno una pista a chi li definisce o trova responsabili dell’impoverimento di cui si argomenta. La politica, con la P maiuscola, purtroppo è latente da tempo e se dovessimo aspettare che ci pensa l’attuale Ministra dell’istruzione

    • Sign. Coracci io non mi schiero in difesa o in accusa di nessuno dei termini del problema. In compenso mi tocca farle notare che lei ha a che fare con 2 millennials io con decine, centinaiae non trovo che siano critici e consapevoli come lei li descrive. Di chi sia la colpa può essere utile stabilirlo ma non è la soluzione

  5. In risposta ad alcuni commenti: essere responsabili per se stessi lo si può chiedere solo agli adulti. Scrivere in maniera accettabile la propria lingua lo si può imparare davvero solo da bambini. E i bambini non percepiscono certo questo come fondamentale per la loro vita, devo essere gli adulti intorno a loro a stimolarli. Aggiungo che sono cresciuta tra persone che ancora dicevano “Con questi giovinastri, dove andrà a finire il mondo?”. Peccato che la mia sia la prima generazione a poter dire: “Dov’eravate voi per ridurre il mondo in queste condizioni?”

  6. Possibile che di qualsiasi cosa succeda in Italia se ne dia sempre la colpa a qualcun’altro? Se i Millennials sono ignoranti la colpa è di tutti, anche di loro stessi.

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