23 Maggio. Non è una data qualunque. Il 23 Maggio del 1992, ci fu la strage di Capaci, in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, e Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, tre agenti della scorta. Il 23 Maggio termina anche la campagna di crowdfunding per MafiaMaps (per donare: www.mafiamaps.it). No, non è una data qualunque.
E questa non è un’App qualunque, fatta da giovani qualunque. MafiaMaps è qualcosa di più di un’App per smartphone e tablet. Non consente solo di individuare sul territorio clan mafiosi e beni confiscati. Né di avere sempre a disposizione una mappa di tutti i luoghi dove sono stati arrestati i latitanti, di tutti i luoghi dove sono avvenute le stragi di mafia o i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose o di avere sempre a portata di mano una vera e propria enciclopedia geografica, la prima mai creata, sulle mafie di tutta Italia. Perché MafiaMaps è, si, tutto questo, e basterebbe già per dire che è un progetto rivoluzionario. Ma MafiaMaps è anche molto di più.
Ci sono tanti modi per parlarne. E in tanti lo hanno fatto. Ma se io dovessi trovare una parola per descriverla, allora senza dubbio direi che MafiaMaps è coscienza. Come la coscienza, MafiaMaps ci costringe ad aprire gli occhi. Come la coscienza, MafiaMaps ci costringe a non voltarci dall’altra parte, riportandoci alla realtà, quella vera, non quella che ci siamo creati solo per non accettare il fatto che i mafiosi vivessero a soli ‘cento passi’ da noi. Ma MafiaMaps è anche coscienza intesa come la consapevolezza che, insieme, la mafia si può combattere e sconfiggere.
MafiaMaps è conoscenza. Conoscenza del fenomeno mafioso, radicato nel territorio. MafiaMaps è rivoluzione. Conoscenza e rivoluzione. Non si può avere l’una senza l’altra. Un popolo che sa, si pone domande. Un popolo che sa e si pone domande, finisce col ribellarsi.
MafiaMaps scuote. Urla che per quanto noi possiamo crederci assolti, siamo lo stesso coinvolti. Lotta anche contro questo, MafiaMaps. Contro l’indifferenza. Ora, indifferenti, non possiamo più esserlo. Perché se Michele Zagaria, capo del clan dei Casalesi, si può permettere senza alcuna vergogna di minacciare di morte Sandro Ruotolo è solo perché siamo stati per troppo tempo indifferenti. Per troppo tempo abbiamo fatto finta di non vedere. Con MafiaMaps non potremo più farlo. Non avremo più alibi. Ecco perché scuote. E tanto.
Ho usato tre parole chiave in questo articolo. Tenetele bene a mente. Perché MafiaMaps non è solo un’applicazione. È coscienza. Conoscenza. E Rivoluzione. Ora, #mappiamolitutti.