La #Palestina e la diplomazia israeliana

La nostra idea è quella di creare due paesi per due popoli”. Lo dice chiaramente Naor Gilon, ambasciatore israeliano in Italia, parlando della questione palestinese con alcuni allievi della Scuola Superiore di Catania dopo un seminario al quale è intervenuto. Di per sé il tema c’entra poco: si discute del ruolo dell’innovazione tecnologica nell’economia di Israele. Un susseguirsi di numeri e statistiche che però, se da una parte vogliono confermare con particolare decisione il divario tra il paese di Netanyahu e l’Italia, dall’altra richiamano le contestate posizioni diplomatiche nel momento in cui si tocca il delicato tasto della tecnologia militare. Considerando anche la particolare situazione del momento, con l’Isis che mira ad impadronirsi dell’intera area islamica e l’antisemitismo crescente in Europa, non ci si può che preoccupare. Se poi la reazione a tutto ciò è un caldo invito ai connazionali a tornare nella Terra Promessa, si resta perplessi: gli arabi palestinesi in Israele godono di pieni diritti e vivono in prosperità, sostiene Gilon. Ma che ne sarà degli abitanti di Gaza e della Cisgiordania? Tutti questi interrogativi addensano le nubi in vista delle prossime elezioni. Una lista unica di candidati arabi che è data al 10%, la sinistra che promette nuove relazioni con Ramallah e il Likud che attacca con il controverso spot secondo cui i laburisti aprirebbero le porte della nazione ad al-Baghdadi. La situazione diplomatica, per ora, sembra in fase di stallo.

Il governo israeliano dispone il rientro degli ebrei europei in Israele. Questo non peggiorerà i rapporti con la Palestina?

No, io credo che non ci siano rapporti con la Palestina e gli ebrei che giungono in Israele. Dalla nascita del paese ne sono arrivati dall’Europa e da tutto il mondo. Sono stati più gli ebrei fuoriusciti dai paesi arabi tra il 1948 e il 1967 dei palestinesi che sono usciti da Israele. Questa è la realtà e non vedo rapporti tra le due questioni.

Ma dove andranno ad insediarsi?

C’è spazio in Israele.

E in Palestina?

Non c’è la Palestina, ma l’Autorità Palestinese. C’è spazio in Israele. Quando è stato costituito lo Stato d’Israele l’idea era che esso fosse la casa degli ebrei di tutto il mondo. Come sapete bene, specialmente qui in Sicilia cinquecento anni fa l’Inquisizione eliminò l’ebraismo. Durante la storia il popolo ebraico ha vissuto questi periodi. Possiamo parlare del nazismo: un terzo degli ebrei venne sterminato. Per questo motivo abbiamo costruito Israele, come una casa fatta nel mondo per gli ebrei che subiscono persecuzioni.

Lo Stato d’Israele teme la vicinanza geografica dell’Isis?

Sicuramente. Sono contro gli ebrei.

Crede che lo Stato islamico abbia legami con Hamas?

Non lo so, ma hanno la stessa ideologia. Non accettano situazioni in cui i non musulmani controllano i musulmani. Nel luogo in cui vi siano musulmani deve esserci la Sharia, per la grande idea di creare un califfato, un governo musulmano in ognuno di questi posti: questa è l’idea che condividono.

Nuovi rapporti con Gaza e l’Autorità Palestinese. Cosa ne pensa della proposta dei laburisti per le prossime elezioni?

Non riconosco niente con Gaza o Hamas. Li riconosco con l’Autorità Palestinese, ma questa è la continuazione della linea che ha anche il governo attuale.