Quando la sera tornavano dai campi
sette figli ed otto col padre
il suo sorriso attendeva sull’uscio
per annunciare che il desco era pronto
ma quando in un unico sparo
caddero in sette dinanzi a quel muro
la madre disse
non vi rimprovero o figli
d’avermi dato tanto dolore
l’avete fatto per un’idea
perché mai più’ nel mondo altre madri
debban soffrire la stessa mia pena
ma che ci faccio qui sulla soglia
se più’ la sera non tornerete
il padre è forte e rincuora i nipoti
dopo un raccolto ne viene un altro
ma io sono soltanto una mamma
o figli cari
vengo con voi.
“La madre”, Piero Calamandrei
Mi hanno sempre detto ‘tu sei una quercia che ha cresciuto sette rami, e quelli sono stati falciati, e la quercia non è morta’ la figura è bella e qualche volta piango. Ma guardate il seme, perché la quercia morirà, e non sarà buona nemmeno per il fuoco. Se volete capire la mia famiglia, guardate il seme. Il nostro seme è l’ideale nella testa dell’uomo.
(Alcide Cervi)
71 anni fa, il 28 dicembre del 1943, cadevano, “in un unico sparo”, Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore Cervi, fucilati dai fascisti nel poligono di Reggio Emilia. Moriva anche Quarto Camurri, catturato con i fratelli Cervi ed altri partigiani nella notte tra il 24 ed il 25 novembre di quello stesso anno.
Le loro idee camminano sulle nostre gambe.