La #Trattativa Stato-Mafia, il sorriso degli innocenti

Ci sono nomi che difficilmente vengono ricordati. Dario Capolicchio. Angela Fiume. Fabrizio Nencioni. Nadia Nencioni. Caterina Nencioni. C’è una data. Il 27 Maggio 1993. Più precisamente, la notte tra il 26 e il 27 Maggio.  C’è un luogo. Via dei Georgofili, a Firenze. Possiamo solo immaginare cosa stesse facendo quella notte, all’una circa, Dario. Dario, 22 anni, era uno studente universitario. Era in casa con la sua ragazza, Francesca. Probabilmente stavano dormendo, abbracciati, dopo aver visto un film. Il meritato relax dopo una giornata di studio matto e disperatissimo in vista di un esame imminente.

Possiamo solo immaginare cosa stessero facendo Fabrizio, 39 anni, e Angela, 36 anni, quella notte. Probabilmente Fabrizio era andato a dare il bacio della buonanotte a Nadia, 9 anni, mentre Angela delicatamente metteva Caterina nella culla accanto al suo letto.

E poi, purtroppo, non possiamo più immaginare. Perché all’una e cinque di quella notte una bomba esplode. Una bomba vera. Se avessimo potuto continuare a immaginare, Dario e Francesca la mattina dopo si sarebbero svegliati ancora abbracciati. E Franco avrebbe accompagnato a scuola Nadia, mentre Angela badava a Caterina. Ma non possiamo. Perché quella bomba ha distrutto non la nostra immaginazione, ma cinque vite piene di speranze, gioie e paure.

E se vi state chiedendo perché vi sto raccontando tutto questo, beh, lo faccio perché questa è la Trattativa Stato-Mafia. Perché della trattativa e dei suoi obiettivi sono state dette tante cose. Alcune molto fantasiose, altre, drammaticamente meno. Ma su un punto possiamo essere certi. La trattativa c’è stata.

La trattativa è lo Stato che va ai funerali di Falcone e Borsellino, e contemporaneamente tratta con chi ha ancora le mani piene di sangue e tritolo. La trattativa è Cosa Nostra che esce dalla Sicilia, partecipando cosi alla politica oscura dell’intero Paese. Basti pensare a Salvo Lima, uomo che rappresentava Andreotti in Sicilia, il cui omicidio fa saltare proprio la candidatura di Andreotti alla Presidenza della Repubblica. La trattativa sono i Servizi Segreti che collaborano con Cosa Nostra per proteggere i propri interessi e quelli dei politici di riferimento. Basti pensare alla mancata perquisizione della casa di Riina, alle sparizioni dei diari di Falcone e della famosa agenda rossa di Borsellino, al bigliettino di un agente dei servizi segreti trovato sul luogo della strage di Capaci.

Quello che non bisogna mai dimenticare è che seduti al tavolo della trattativa c’erano sempre lo Stato e Cosa Nostra. Con interpreti differenti nel corso del tempo, certo. Perché Cosa Nostra non avrebbe potuto fare tutto da sola. C’era bisogno di “menti raffinate”,  come disse Falcone in un’intervista. Ed è in questo contesto che si inseriscono le bombe di Firenze, Roma e Milano. Esse avevano come obiettivo i luoghi e le opere d’arte. Come il Padiglione di arte contemporanea a Milano e la Basiliche di San Giovanni in Laterano e di San Giorgio al Velabro a Roma.  Menti raffinate, menti che dirigevano tutto il disegno criminale politico-mafioso. E la conferma alle parole di Falcone viene dal pentito Giuseppe Monticciolo, che mette in evidenza come gli obiettivi fossero del tutto sconosciuti ai boss di Cosa Nostra. Infatti Monticciolo dice:  “Non sapevo dove fossero gli Uffizi”.

Si, gli Uffizi. Stiamo parlando della bomba messa da Cosa Nostra a Firenze. Che ha danneggiato proprio gli Uffizi, Palazzo Vecchio e la Torre dei Pulci. La bomba che è scoppiata in via dei Georgofili.  Perché, come abbiamo visto, della trattativa si può parlare in tanti modi. Da tanti punti di vista, spesso basati su ipotesi investigative. Ma difficilmente si parla di trattativa dal punto di vista di Nadia, Caterina, Franco, Angela e Dario. Perché con la trattativa, lo Stato, prima di distruggere parti della nostra stupenda democrazia, ha distrutto volti, sorrisi e lacrime innocenti. Forse lo Stato e Cosa Nostra hanno trovato, come diceva De Andrè, il crimine giusto per non passare da criminali. Ma manca un dettaglio importante a tutta questa storia. Caterina Nencioni aveva solo 50 giorni. Non ha avuto nemmeno il tempo di imparare a dire ‘mamma’. L’ultima cosa che avrà visto sarà stato un grande lampo.

Possiamo riprendere a immaginare. E immaginiamo che nell’ultimo istante abbia sorriso.