Ci sono voluti 26 anni, durante i quali depistaggi, false piste costruite ad arte, calunnie nei confronti dei familiari e una buona dose di menefreghismo istituzionale avevano fatto perdere la speranza di una verità giudiziaria. Dico giudiziaria, perché quella del buon senso era già nota a tutti: Mauro Rostagno fu ucciso da Cosa Nostra, per le denunce che portava avanti. Lo sapevano tutti, ma come è noto in certi casi, la verità ufficiale doveva essere un’altra.
Ieri, alle 23:38, i giudici della Corte del Tribunale di Trapani, dopo oltre 48 ore di camera di consiglio, hanno condannato all’ergastolo Vito Mazzara e Vincenzo Virga, rispettivamente come esecutore e mandante dell’omicidio. Ad incastrare il primo è stato il Dna, a determinare la condanna per il secondo le accuse dei pentiti. Virga, infatti, ha fatto uccidere Rostagno (che bella cosa non dover più usare il condizionale) per obbedire a sua volta ad un ordine di don Ciccio Messina Denaro, il patriarca del Belice, agli occhi del quale Rostagno da giornalista era una camurria, “una scocciatura”. Oltre al Dna, ad incastrare Mazzara, in carcere dal 1996 come sicario di fiducia di Cosa Nostra trapanese, la prova balistica sui bossoli e le cartucce, comparata con altre prove eseguite per diversi omicidi compiuti proprio da Mazzara.
Il collegio ha condannato inoltre i due imputati al risarcimento delle parti civili tra le quali l’Ordine dei giornalisti, la comunità Saman, di cui Rostagno era il fondatore, i familiari del sociologo e l’Associazione della stampa. La Corte ha anche disposto la trasmissione in Procura delle deposizioni dell’ex sottufficiale dei carabinieri Beniamino Cannas, di Caterina Ingrasciotta (vedova dell’editore di Rtc), di Leonild Heur (moglie del generale dei serivizi segreti Angelo Chizzoni), del giornalista Salvatore Vassallo Salvatore, dell’ufficiale della GdF Angelo Voza, del massone Natale Torregrossa, di Antonio Gianquinto e dei tre muratori che fecero un pic-nic nell’area dove fu bruciata l’auto usata dai killer.
Il valore di questa sentenza è tutto nell’abbraccio liberatorio tra Maddalena e Chicca, rispettivamente figlia e compagna di Rostagno. Ieri era anche il compleanno di Maddalena. Non poteva arrivare regalo più bello.