#NoTav, intervista al movimento

Negli ultimi giorni si è tornati a parlare della Val di Susa, ma del punto di vista di chi si oppone al Tav, di chi si batte da anni in difesa del proprio territorio, nessuno ne parla. Abbiamo contattato il movimento NoTav per porre delle domande e ci hanno risposto tramite Francesco Richetto del comitato NoTav di lotta popolare di Bussoleno.

Come nasce il vostro movimento? Quanti eravate?

Il movimento no tav nasce alla fine degli anni ’80 in contemporanea con la diffusione del primo progetto per la costruzione di una nuova linea ferroviaria ad altà velocità Torino Lione con tracciato previsto attraverso la valle di Susa. Su questo territorio alcune decine di persone attente e sensibili alla tutela del territorio in cui vivono comprendono il pericolo e iniziano a confrontarsi e dunque muoversi.

Da chi è composto oggi il movimento?

Dagli abitanti della valle di Susa e da moltissimi italiani ed europei in genere che hanno compreso l’inutilità di questo progetto.

Il 1995 è l’anno della prima grande manifestazione contro il TAV. Invece solo dal 2005 si assiste a un inasprimento dei rapporti con lo stato che a mano a mano è diventato sempre più frequente. Cos’è che ha segnato il passaggio tra gli anni 90 e oggi?

Nonostante oltre 15 anni di dibattiti, cortei e manifrestazioni nel 2005 l’allora governo Berlusconi decide di aprire il primo cantiere per la costruzione dell’opera passando realmente sulla testa delle persone con tanto di ruspe e manganello. Il tentativo fallisce e numerosi altri negli anni a seguire, fino ad arrivare al giugno 2011 e alla presa militare di una porzione di terra a Chiomonte in alta valle di Susa. Lì viene installato il primo cantiere fortino con oggi una proporzione di 1 militare per 289 abitanti contro la proporzione di 1 militare ogni 517 abitanti della provincia di Herat in Afghanistan. Pensiamo che questo paragone sia sufficente per comprendere l’ostilità che la popolazione ha verso l’opera e il difficile rapporto che ha lo stato italiani con molti suoi cittadini che tra le altre cose pagano questa occupazione militare con le tasse che regolarmente versano.

Ci sono delle evidenze scientifiche ad affermare che la zona di trivellazione è ricca di amianto e uranio?

Sì, moltissime, per questo possiamo rinviare agli approfonditi studi svolti dal professore Massimo Zucchetti, professore ordinario presso il Politecnico di Torino in protezione dalle radiazioni nonchè perito della Procura della Repubblica nelle indagini sulla radioattività dei poligoni NATO nelle basi in Sardegna e Sicilia.

Secondo voi, quest’opera potrà avere un ritorno economico sulla valle?

Oggi la valle di Susa può fare molto e non solo cucinare i pasti ed ospitare le truppe stanziate a difesa del cantiere. Ad opera conclusa resterà solo un corridoio inutile con binari e tanta distruzione intorno.

Sul lato francese c’è la stessa situazione?

Dopo aver svillupato tre sondaggi geognostici per indagare il sottosuolo la commissione trasporti nominata da Hollande ha definito come scelta non prioritaria per la crescita economica la Torino Lione. Oggi nè il parlamento francese nè quello italiano hanno ancora approvato nessun tipo di protocollo. Le uniche firme in calce ai documenti che hanno permesso l’apertura dei cantieri sono dei governi. In Francia non ci sono attualmente cantieri aperti.

Nel 2006 viene creato un Osservatorio con lo scopo di dare voce alle comunità locali in merito all’opera. E’ servito a qualcosa? Come mai alcuni amministratori locali non sono stati ascoltati dall’Osservatorio?

La funzione di questo osservatorio è ed è stata unicamente di facciata. Con oltre 200 sedute di discussione in cui le comunità locali hanno sempre espresso parere contrario all’opera, si è comunque deciso per procedere. Serve al Governo per lavare la propria coscenza e poter dire di aver “ascoltato” le comunità locali.

Cosa pensate della situazione di appalti e sub-appalti nella realizzazione del TAV?

Come avevamo anticipato nelle nostre analisi e come dimostrano le numerose indagini e sentenze sui vari cantieri tav in Italia, la partita è assolutamente truccata. Costi gonfiati, associazioni mafiose protagoniste nei cantieri, politici corrotti. Una grande accumulazione di ricchezza ai danni dei cittadini.

Dal 1991 ad oggi si sono succeduti 15 governi per 8 legislature, cosa è cambiato?

Assolutamente nulla. La linea Torino Lione costerà 22mld di euro di denaro interamente pubblico, sono l’equivalente di una intera manovra finanziaria e finiranno, attraverso i cantieri, nelle tasche di pochi imprenditori privati e politici. Con una frase “come metto le mani su tanti soldi dei cittadini facendo finta di costruire per loro una cosa utile facendomela anche pagare il triplo o il quadruplo di quanto vale”.

Si è parlato spesso di infiltrazioni di frange violente nel vostro movimento, come vi ponete di fronte ad episodi di violenza?

La violenza è un termine assolutamente relativo ed usato per non parlare in termini politici del problema. E’ violenza sparare un candelotto lacrimogeno a oltre 250 km/h in faccia a un manifestante? E’ violenza se questo manifestante per difendersi lancia un sasso? E’ violento se un manifestante no tav rompe una ruspa che ruba denaro pubblico e ditrugge irrimediabilmente la terra in cui è nato? O è più violento non parlare dei problemi del nostro paese e difendere una decisione sbagliata come la Torino Lione spaventando i cittadini che pagheranno l’opera, dicendo che i no tav sono violenti? Perchè chi ci accusa di essere violenti non è in grado di sotenere tecnicamente ed economicamente questo progetto?

Le BR vi hanno consigliato di fare un passo ulteriore: ciò non offre il fianco a chi vuole criminalizzare il movimento?

Diciamo che è l’esatto contrario. Chi vuole criminalizzare questo movimento è andato a recuperare una dubbia lettera di due detenuti che dicono di rappresentare le BR (io pensavo che non esistevano più ma si sa, i mostri, soprattutto quelli mediatici, sono duri a morire) dalle quali hanno sottolineato una frase su due cartelle di testo in cui perviene il nome notav. Si è poi creato un caso mediatico con l’unico intento di accostare un nome che fa “paura” al movimento con lo scopo di metterlo in cattiva luce. Delle altre due cartelle, il cui contenuto era anche molto più duro e netto nei contenuti e nelle proposte non è stato citato. Ognuno scrive ciò che vuole e narra il mondo a proprio piacimento. La nostra storia è una storia pubblica, fatta da normali cittadini che hanno scelto di non arrendersi ed invitiamo tutti ad informarsi e, perchè no, anche a venire almeno una volta in valle di Susa per conoscerci.