A New York nasce #Gramsci Park

L’artista viene dall’Europa, siamo nel Bronx, tristemente famosi nel mondo come uno dei quartieri più degradati di New York. Svizzero, Thomas Hirschhorn ha 56 anni e nell’ambiente è piuttosto famoso, tanto che se lo contendono le migliori gallerie, ma lui è contrario all’arte che si rinchiude dentro le mura. Pensa, anzi, che vada portata in giro per le strade, soprattutto quelle dove la cultura se ne è andata da un pezzo e ha lasciato il posto allo spaccio e alla criminalità organizzata.

Due anni fa inizia il suo giro per New York, con l’intento di costruire un monumento dedicato ad Antonio Gramsci, uno dei padri del movimento operaio internazionale e fondatore del partito comunista d’Italia, quello che cinquant’anni dopo diventerà il più grande partito comunista d’Occidente sotto la guida di Enrico Berlinguer.

Il luogo scelto si chiama Forest Houses, “lontana dal centro e dalle altre gallerie“, famoso negli anni ’90 per le retate della polizia contro gli spacciatori di crack. La violenza è diminuita, ma l’american style di Manhattan, con le sue luci e il suo splendore, è lontano anni luce.

Nasce così Gramsci Park, quarto progetto nel suo genere, il primo in America: gli altri sono ad Amsterdam dedicato a Spinoza, poi Gilles Deleuze ad Avignone e George Bataille a Kassel, in Germania. Reso possibile grazie all’aiuto di Eric Farmer, che guida l’associazione residenti di Forest Houses. Dopo aver letto i libri del fondatore del PCI e aver convinto i residenti del quartiere, Eric e Thomas si mettono al lavoro: vengono assunti 15 residenti a 12 dollari all’ora per due mesi (la paga media in città è 7,5) e “il condominio di Gramsci” inizia a crescere. Alle pareti ci sono le sue massime, le citazioni delle lettere, il suo pensiero: “Tutti gli uomini sono intellettuali“. Appeso alla finestra di un grattacielo c’è un grande lenzuolo bianco con scritto: “Sono un pessimista a causa dell’intelligenza, ma un ottimista per diritto“.

A settembre l’opera non verrà imballata, ma regalata alla gente del posto, che si contenderà i vari pezzi in una lotteria: sarà la festa di fine estate.

In un’intervista al New York Times Thomas spiega: “Io non voglio cambiare le loro vite, le mie ragioni sono artistiche. Gramsci credeva nel valore della cultura e dell’insegnamento per liberare gli oppressi. Ecco, se riesco a far riflettere sulla potenza dell’arte e della letteratura, io sono felice. Ho ottenuto quel che volevo.

A volte basta poco per fare qualcosa per gli altri, per fare qualcosa di sinistra. Forse per far rinascere anche il nostro Paese, sarà il caso di tornare a diffondere la cultura per liberare gli oppressi. Di sicuro, così facendo, rinascerà la Sinistra di Gramsci e di Berlinguer.